RECENSIONI
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direttore responsabile _ Giovanni Pasqualino_


 

 

 

 

Parigi

Un altro titolo recuperato

Jerôme Deschamps ritorna ancora, alla fine della sua magnifica gestione della mitica Salle Favart (Opéra Comique), a un compositore oggi dimenticato che aveva fatto risuscitare già nella sua prima stagione, Ferdinand Hérold. Adesso tocca al suo ultimo titolo, Le pré aux clercs, che si presentava pochi giorni prima della morte di Hérold e che s'ispira, come del resto anche se in altro modo e dimensione Gli Ugonotti di Meyerbeer, agli eventi della notte di San Bartolomeo, ma qui dieci anni dopo quella tragedia e in veste piuttosto comica: ci scappa solo un morto, ‘il cattivo' e in un duello. Se ci sono anche qui i reali il soggetto è tipico di un'opera ‘comique' con protagonisti non reali e non tutti nobili.

L'odierno amministratore della Comédie Française, Éric Ruf, responsabile anche delle scene,,voleva ricuperare senza fare dell'archeologia lo spirito originale dell'opera, perfino nei suoi momenti più ‘datati', e ci è riuscito grazie anche a un notevole insieme. Paul McCreesh lasciava per ora il suo ‘naturale' mondo barocco e lo faceva con notevole freschezza, avvalendosi dell'eccellente preparazione dell'orchestra della Fondazione Gulbenkian e della buona disposizione del coro Accentus, istruito da Christophe Grapperon.

I cantanti-attori (mai come qui adeguato il vocabolo) erano la simpatica Marie-Eve Munger, Isabelle, cameriera della regina Maruerite di Valois, la stessa regina, questa volta di dimensioni ‘naturali', quasi di buona borghese, incarnata da Marie Lenormand, e la sua vivace figlioccia ed alberghiere, una pletorica Jaël Azzaretti; le tre signore erano in buona forma. Quanto ai signori, Michael Spyres si calava nei panni del protagonista, ugonotto Mergy: il registro acuto non aveva la solita insolenza, ma si tratta sempre di un cantante di classe e di ottimo stile; il suo rivale, il cattolico Comminge, Emiliano González Toro, anch'esso tenore, notabile nella caratterizzazione del suo nevrotico personaggio, quello che fa la brutta fine; un terzo tenore, il caratterista Éric Huchet, molto applaudito nel suo Cantarelli, favorito di Caterina di Medici nonché factotum dell'opera: e merita menzione anche il giovane basso, di mezzi molto interessanti, Christian Helmer, nei panni di Girot, marito di Nicette. Il pubblico che gremiva la sala applaudiva con entusiasmo.

Jorge Binaghi

2/4/2015

Le foto del servizio sono di Vincent Pontet.