RECENSIONI
-

_ HOMEPAGE_ | _CHI_SIAMO_ | _LIRICA_ | _PROSA_ | _RECENSIONI_| CONCERTI | BALLETTI_|_LINKS_| CONTATTI

direttore responsabile _ Giovanni Pasqualino_


 

 

 

 


 

Un poeta del pianoforte

Joaquin Achucarro al Bellini di Catania

Il giudizio estetico non potrà mai eliminare il suo aspetto soggettivo e la componente gusto che spesso attanaglia e condiziona la valutazione del critico, la quale si potrà sempre ammantare del trito ma definitivo: “Non mi piace”, anche se di converso è pur vero che esisterà sempre una percentuale di oggettività insopprimibile determinata dalla evidente bellezza e superiorità di un qualsiasi prodotto dell'inventività umana. Infatti a tal proposito evidenziava in modo acuto e pertinente il filosofo tedesco Theodor Wiesengrund Adorno: “Ma la macchina della relatività, inerente a tutti i giudizi sull'arte, non basta ad oscurare la differenza di livello tra un brano di Beethoven e un pot-pourri, tra una sinfonia di Mahler e una di Sibelius, tra un concertista di valore e una schiappa”.

Martedì 15 marzo 2016 sul palcoscenico del Teatro Massimo Bellini di Catania, all'interno della Stagione sinfonica, si è esibito per l'appunto “un concertista di valore”, il pianista spagnolo Joaquin Achucarro, che ha a dir poco estasiato l'uditorio con le sue interpretazioni di grande classe e di altissima caratura. Il bravo artista ha messo in campo un perlage nitido e levigato assieme ad una profonda ed estrosa musicalità, che gli ha permesso di cesellare con cura ogni legatura, ogni crescendo, ogni diminuendo, ogni abbellimento, ogni scala, ogni arpeggio, ogni singolo accordo ed ogni più piccolo accento. Senza parlare del suo magnifico ed aristocratico fraseggio che faceva vibrare i precordi più profondi degli ascoltatori, rivelando l'animo di un vero e proprio poeta del pianoforte. A ciò si aggiungano un uso controllato ed equilibrato dei pedali ed una tecnica non esibizionistica e fine a se stessa, come quella di tanti acrobatici dattilofoni contemporanei (adatti più al circo equestre che alla sala da concerto) ma assolutamente asservita alla ri-creazione del mondo emotivo del compositore di volta in volta eseguito.

Così Achucarro ha deliziato il pubblico etneo (colpevole solo perché poco numeroso) nel primo tempo con le Sedici Variazioni in fa minore per pianoforte op. 9 di Johannes Brahms, e col Fryderyk Chopin della Fantasia-improvviso in do diesis minore op. 66, del Notturno in fa diesis maggiore op. 15 n. 2, del Valzer in si minore op. 69 n. 2, del Valzer in mi minore op. postuma, e della Polacca in la bemolle maggiore per pianoforte op. 53, Eroica. Nel secondo tempo ha invece interpretato tre preludi di Federico Mompou (n.1, n. 9 e n. 7), El Amor y la Muerte e Serenata del Espectro da Goyescas libro II di Enrique Granados ed El Puerto e Albacin da Iberia Libro I e Libro III.

Alle prorompenti ed entusiaste ovazioni degli astanti l'eccezionale interprete ha risposto con ben quattro bis: Habanera di Alfred Cottin, il Notturno per la sola mano sinistra di Aleksandr Skrjabin, un Intermezzo di Brahms ed uno Studio di Fryderyk Chopin, eseguiti anche questi col suo delicato, particolare, insuperabile ed inimitabile tocco.

Giovanni Pasqualino

16/3/2016

La foto del servizio è di Giacomo Orlando.