RECENSIONI
-

_ HOMEPAGE_ | _CHI_SIAMO_ | _LIRICA_ | _PROSA_ | _RECENSIONI_| CONCERTI | BALLETTI_|_LINKS_| CONTATTI

direttore responsabile _ Giovanni Pasqualino_


 

 

 

 


 

Un concerto di musiche iberiche

al Massimo Bellini di Catania

L'espressione latina aurea mediocritas è di solito usata per indicare una vita tranquilla, priva di grossi guai e di ambiziosi progetti di miglioramento. Pare che il primo ad usare tale frase sia stato il poeta Orazio indicando con essa di evitare sia la povertà indecorosa sia l'opulenza che attira l'invidia. Nella consuetudine della lingua italiana, particolarmente riferita alle performances artistiche, essa assume la caratteristica di indicare quella decorosa media che evidenzia una dignitosa prestazione unita ad una equilibrata professionalità senza tuttavia raggiungere alti picchi di maestria ed eccellenza.

Il concerto proposto all'interno della stagione sinfonica 2016/2017 dal Teatro Massimo Bellini venerdì 2 dicembre ci è sembrato rientrare proprio in tale rassicurante e confortante enunciazione, volendo rinunciare forse di proposito a più esaltanti ed entusiasmanti slanci interpretativi. Il programma prevedeva la Suite española op. 47 di Isaac Albéniz, della quale sono state eseguite solo tre sezioni; Siete canciones populares españolas di Manuel de Falla; la Suite n. 2 dal balletto El sombrero de tres picos sempre di de Falla ed il Boléro di Maurice Ravel.

Il maestro Sergio Alapont ha condotto l'orchestra del nostro teatro con particolare baldanza e sicumera, ma non riusciva ad imprimere alle partiture un'impronta carica di individualità e significatività. Il cesello di ogni partitura ci è parso non molto definito e rifinito, le sonorità in qualche occasione debordanti ed eccessive, l'amalgama delle sonorità non sempre uniforme e sinergico. La sua conduzione ci è parsa oscillare fra un accademismo ben strutturato ed un'opposta tendenza alla disinvoltura ritmica tipica della musica folkloristica e popolare, senza riuscire a decidere nettamente e chiaramente per nessuna delle due. Tale indecisione ci è parso si sia riverberata anche sulla compagine orchestrale, creando delle mancanze di equilibrio fonico e dinamico con evidenti disomogeneità coloristiche. Non sappiamo se ciò sia stato dovuto all'esiguo numero di prove realizzate prima dell'esecuzione oppure da una mancata reale empatia fra conduttore e orchestra, certo è che a parer nostro tale incompatibilità c'è stata ed il risultato affiorante rimane quello di un'esecuzione abbastanza corretta ma non esaltante né entusiasmante. In verità l'orchestra del Bellini ci ha donato anche in periodi recenti più brillanti e inebrianti interpretazioni.

Il mezzosoprano Isabel De Paoli, voce solista delle Siete canciones populares españolas di De Falla, ha esibito una voce parecchio interessante, satura di chiaroscuri e ombrature, con una caratura solida e timbrata, tendente alla zona contraltile. Tuttavia la tipicità e particolarità delle musiche eseguite non le ha probabilmente permesso di spiegare a tutto tondo la forza e lo sbalzo timbrico che rimanevano alquanto limitati e compressi. Il non folto pubblico intervenuto allo spettacolo ha tributato calorosi e vigorosi applausi agli artisti, che hanno risposto bissando la parte finale del Bolero. Sarebbe stato forse troppo concedere un vero encore?

Giovanni Pasqualino

3/12/2016

La foto del servizio è di Giacomo Orlando.