Barcellona 
              Concerto di Anne Sofie von Otter 
              
              Il ciclo Grandi Voci  del Palau de la Música Catalana iniziava appena passate le Feste, con un recital del mezzosoprano Anne Sofie von Otter, che ha frequentato questa città relativamente poco, accompagnata da Kristian Bezuidenhout al fortepiano, strumento indubbiamente di grande interesse, al quale però il sottoscritto preferisce il pianoforte moderno anche se non sarà politicamente corretto dirlo. 
              Davanti a un pubblico non troppo folto ma molto attento e partecipe, si ascoltavano Lieder di Mozart, una cantata di Franz Joseph Haydn (Arianna a Nasso), canzoni del compositore svedese Adolf Fredrik Lindblad – tutta una novità, benchè si tratti di un autore dell'Ottocento, che, come spiegava l'artista, veniva interpretato dalla grande Jenny Lind – e, naturalmente, Schubert. La parte puramente strumentale consentiva di ascoltare tre brani di quest'ultimo compositore che confermavano la buona impressione che si era formata sull'interprete durante il concerto. 
              La Von Otter è un'artista squisita, con i suoi mezzi vocali praticamente intatti, tranne qualche nota aspra o metallica quando la tessitura si moveva in zona acuta, padronissima dello stile e sempre una grande musicista, e, sorpresa, con dei gravi più rotondi che in altri momenti della sua carriera, benché, in un Lied così esigente in questo aspetto quale Waldesnacht  di Schubert non sempre fosse naturale o sufficiente. Fuori programma si ascoltava un altro brano del suo conterraneo, anche questo spiegato con dettagli e grande simpatia, e An Sylvia  di Schubert. 
              La tecnica è sempre eccellente, e l'espressività forse un punto riservata, in senso positivo: i gesti minimi e le inflessioni intimistiche non sono sinonimo di freddezza, così come le buffonate o esagerazioni non costituiscono segno di emozione vera. In questo senso, la Von Otter dimostrava, se bisogno ce n'era, la sua superiorità rispetto ad alcuni pretesi cantanti da camera più o meno mediatici. 
              Jorge Binaghi 
              13/1/2018 
              La foto del servizio è di Antonio Bofill.