RECENSIONI
-

_ HOMEPAGE_ | _CHI_SIAMO_ | _LIRICA_ | _PROSA_ | _RECENSIONI_| CONCERTI | BALLETTI_|_LINKS_| CONTATTI

direttore responsabile _ Giovanni Pasqualino_


 

 

 

 


 

Barcellona

Squisito concerto di Damrau e De Maistre

Al Palau de la Música, per il ciclo Grandi voci arrivavano il soprano Diana Damrau, molto amata dal pubblico, e l'arpista Xavier De Maistre, un debutto, a quanto mi pare. Da tempo gli artisti presentano dappertutto un programma che – credo – hanno pure registrato. Ma l'impressione dal ‘vivo' è sempre unica. Non c'era – naturalmente – il tutto esaurito o quasi del precedente concerto di Flórez ma c'era una atmosfera da vera musica, da vero interesse e un'interpretazione a dir poco all'altezza di questa casa accogliente e cordiale ma non con trasporti di furore, che sapeva ascoltare – quasi sempre: un paio di volte gli artisti hanno dovuto indicare che volevano finire un ciclo o che ancora mancava una parte di una canzone. È stato un concerto TUTTO da camera: nessun aria d'opera, nessun ‘effetto', eppure la gente era in piedi alla fine e otteneva ben tre numeri extra.

Il programma veniva configurato in due parti: nella prima Lieder di Mendelssohn e di Rachmaninov con un pezzo di Liszt per arpa sola – Le rossignol in una versione per arpa da Henriette Renié, in mezzo, e alla fine una sola canzone del russo Vlasov, la miracolosa La fontana di Bakhtixisarai. La seconda era totalmente dedicata alla mélodie francese, con opere di Hahn e un ciclo di Poulenc tra i meno noti (La courte paille dedicato all'amica soprano Denise Duval e al di lei figlio), seguito per finire dalla magnifica Les chemins de l'amour su testo di Jean Anouilh. Tra i due autori un lungo pezzo di detta Renié per arpa sola (Légende).

Da dire subito che se non sempre l'arpa mi sembra lo strumento più adatto per un concerto di musica vocale da camera, ma De Maistre faceva presto dimenticare questa ‘limitazione' non solo per la bravura tecnica (notevole) ma per la qualità interpretativa – sentire cambiare di dinamiche e colore un arpa nel passare dal Lied tedesco alla canzone slava non è cosa da tutti i giorni. L'intesa poi con la cantante era assoluta e diventava vera complicità artistica.

Che dire della Damrau? Bellissima, elegante, una voce che ricorda ancora il soprano leggero degli inizi ma guarda decisamente a impieghi più lirici senza perdere smalto nè omogeneità. L'espressività con un punto di malizia e ironia è stata sempre una delle sue caratteristiche e così passavano cinque Lieder di Mendelssohn (tra i più noti Auf Flügeln des Gesanges e Suleika), cinque di Rachmaninov, bellissimi ma molto meno noti, e quello già menzionato di Vlasov. La dizione era ottima e anche nella seconda parte con un francese da manuale, dove di Hahn si ascoltavano, tra altre, Fêtes galantes e L'énamourée e di Poulenc il già citato ciclo, con la tipica alternanza di canzoni tenere e altre ironiche o comiche rapidissime e tutte molto brevi, più quei Chemins de l'amour di una bellezza infinita in un'interpretazione tutta interiore, con delle messe di voce favolose. Per rispondere agli applausi dei presenti ci regalavano (la parola è questa) due Lieder di Strauss, Nichts e la Ninna-nanna (Traüme, Traüme) che, diversissime tra di loro, fanno augurare una futura Arabella di altissimo livello, piú la celebre Villanelle di Eva Dell'Acqua, J'ai vu passer l'hirondelle, che con le sue agilità e la sua dose di nostalgia scatenavano vere e proprie ovazioni del pubblico in festa.

Jorge Binaghi

25/2/2019

La foto del servizio è di Antonio Bofill.