RECENSIONI
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direttore responsabile _ Giovanni Pasqualino_


 

 

 

 


 

Il Requiem in re minore di Donizetti

scritto in memoria di Bellini

Composta nel 1835 per onorare il ricordo di Vincenzo Bellini, scomparso prematuramente il 23 settembre dello stesso anno a Puteaux (Parigi), la Messa da Requiem in re minore per soli, coro misto e orchestra di Gaetano Donizetti è stata eseguita nell'ambito della “Bellini Renaissance”, la rassegna promossa dal Teatro Massimo Bellini insieme alla Regione siciliana e al Comune di Catania, di fronte a un'attenta platea convenuta nell'accogliente e ampio spazio del Giardino Bellini, all'indomani del 185° anniversario (a causa delle avverse condizioni atmosferiche di giorno 23). Sul podio il direttore padovano Alvise Maria Casellati, bacchetta autorevole che ha guidato con fermezza la solerte orchestra del Teatro.

Della suddetta opera commemorativa, eseguita per la prima volta a Lucca nel 1870 (per voci e organo), la cui versione autografa è conservata al Conservatorio di San Pietro a Majella di Napoli, e alla quale Donizetti affiancò un Lamento e una sinfonia su temi dell'amico-rivale Bellini, (producendo due anni dopo una Messa da Requiem per voci e orchestra per i funerali di Nicola Zingarelli e una Messa da Requiem per voci e orchestra per le esequie dell'abate Fazzini), il Coro dell'ente lirico catanese, sapientemente istruito da Luigi Petrozziello, ha dato bella prova di curata intonazione, offrendo un quasi costante sfondo melodico alla composizione, in alternanza ai validissimi solisti.

Pervase da tangibile espressività, infatti, si sono elevate le voci del baritono Franco Vassallo, del basso Carlo Cigni, del tenore Alessandro Scotto Di Luzio, del mezzosoprano georgiano Ketevan Kemoklidze e del soprano Manuela Cucuccio: di armoniosa tessitura quest'ultima, ben fraseggiando tutti i cantanti le parti della Messa con tersa dizione, sulla spiccata profondità di Vassallo e Cigni nei frequenti rilievi solistici assegnati a tali voci nel testo donizettiano.

Pur non toccando i vertici drammatici di altri Requiem del panorama storico musicale (vedasi in primis quello mozartiano), abbiamo colto lo spessore della scrittura donizettiana, oltrechè dalla compattezza corale nei contrappunti imitativi, attraverso la solennità dell'organico orchestrale, il quale, sotto la spinta di Casellati, perveniva ad una apprezzatissima coesione melodica, rendendo omaggio all'essenza della vena belliniana. Più che positiva la risposta del pubblico, che elargiva all'intero cast artistico reiterati e sinceri applausi.

Anna Rita Fontana

27/9/2020