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Sulle sottili corde di un violino

di Riccardo Viagrande

La libreria “Vicolo stretto” di via Santa Filomena 38, di Maria Carmela e Angelica Sciacca, ha ospitato la presentazione del libro Sulle sottili corde di un violino (collana I narranti, edizioni Joker, edito nel dicembre 2016) del musicologo Riccardo Viagrande, nato a Catania nel 1976. Relatrice accurata, la saggista Novella Primo, docente di lettere al Liceo Lombardo Radice, nonché Dottore di Ricerca in Italianistica al Dipartimento di Scienze Umanistiche dell'ateneo catanese. Già prolifico nella saggistica e in libri di argomento musicale o in chiave comparatistica tra musica e letteratura, Viagrande, docente di Lettere nei licei oltre che pianista, compositore e direttore d'orchestra, debutta nell'ambito della narrativa con un romanzo di formazione, che si innesta nella solida tradizione del bildungsroman : come tale dunque, esulando da sperimentazioni o compiacimenti verbali, come dall'effusione dell' io narrante tipica del romanzo del ‘900, la storia si svolge lungo un plot narrativo autonomo che focalizza la figura del protagonista, ben distinta tra molteplici personaggi che si configurano tra aiutanti e oppositori. Pietro Marin incarna con grande attualità la figura dell'emigrato che emigra da clandestino, nel suo caso dal Veneto per approdare in Francia, alla fine della seconda guerra mondiale, accompagnato da una costante passione per la musica, riposta nel suo inseparabile violino, che pervade l'intera storia con toni avvincenti. Sostenuto dalla “linfa vitale” di quella musica che lo trasporta spesso in un mondo etereo e che solo a parlarne gli fa dimenticare tutto, sino a divenire gradualmente la sua professione, con traguardi di spicco in ambito concertistico, il giovane Pietro affronterà una serie di vicissitudini, dalla ricostruzione di una identità al faticoso ricomporre il nucleo familiare di origine, smembrato in Italia dagli accadimenti bellici (il padre perderà la vita nella campagna in Russia, mentre della sorella, fuggita con un ufficiale nazista, si sono perse le tracce), sino al travagliato consolidarsi di una propria dimensione affettiva.

Lo stile dell'autore, abbastanza fluido nella descrizione d'ambiente (come della sua amata ed elegante Parigi) e arguto nel susseguirsi degli eventi, è ben condotto dalla figura del narratore che – ha sottolineato la Primo – è un personaggio di altrettanto rilievo, apparendo sull'esempio manzoniano un commentatore partecipe, eterodiegetico, volto a inframezzare il suo discorso con riflessioni a carattere educativo, didattico e didascalico. Si instaura così una evidente transitività tra il narratore, i personaggi e il lettore, tant'è che a un discorso del personaggio segue il commento del narratore con proposizioni esclamative o interrogative, e pause meditative che valorizzano i moti intimi dell'animo umano riflessi nelle azioni dei personaggi. La docente ha colto nel romanzo molteplici riferimenti letterari: dal Pirandello di Mattia Pascal (per il calzante parallelismo con Pietro, privo di una identità anagrafica nella prima parte della storia) alla visione provvidenzialistica del Manzoni per la presenza di un Essere Superiore e la prevalenza del bene sul male, con rimandi all'ottavo capitolo de I Promessi Sposi; al filone di quella humanitas, nell'attenzione all'uomo in quanto uomo, già con l'epigrafe iniziale di Publio Terenzio Afro (Homo sum, humani nihil a me alienum puto) e presente nella narrativa russa (come in Dostoevskij, citato dall'autore per Delitto e castigo) oltre che, ovviamente, nell'altra significativa epigrafe in apertura, di Giovanni Paolo II “ Nulla di quello che accade all'uomo deve risultarci estraneo”. Il protagonista infatti verrà sempre ampiamente aiutato da vari personaggi che assumeranno i tratti genitoriali, prendendo a cuore le sue problematiche, ma anche da qualcuno che, pur amando l'arte e la pittura, pratica il contrabbando. Fanno da contraltare all'illegalità alcune considerazioni sull'arte, proferite dal pittore-contrabbandiere, che parla di un'arte tanto bistrattata dalla società e di “umanissimi sentimenti provati nel momento della creazione artistica”. La docente si è soffermata sulla guerra, definita dallo scrittore bufera di montaliana memoria, come sulla scelta leopardiana di una luna partecipe e confidente che accompagnerà Pietro per tutto il romanzo, conferendo una dimensione poetica e romantica alla storia : dagli scenari notturni di una luna che rispecchia le emozioni del protagonista alla dimensione contemplativa di foscoliana memoria, data dal cimitero di Montparnasse, scelto come reiterato luogo d'incontro fra Pietro e la sorella. La luna è anche raffigurata sulla copertina del libro in un binomio intrigante col violino: lungo i 25 capitoli del libro, la prima offrirà quella fantasiosa cornice naturale, in veste dialogante, in linea col fine di evasione dell'autore, mentre il violino snoderà sulle sue sottili corde quell'amore per la musica, che, da una veste dilettantesca , acquisirà una consistenza più corposa con la partitura della Sonata a Kreutzer per violino e pianoforte di Beethoven (regalatagli dal secondo amore Anna Laure) con cui Pietro debutterà in teatro col pianista di fiducia del suo maestro, dopo aver maturato i suoi studi con grande sacrificio, conciliandoli col lavoro. In seguito il protagonista si accosterà al rinomato Concerto per violino e orchestra di Ciaikovskij, già vagheggiato peraltro in sogno. La musica, alla quale l'autore conferisce un'alta valenza educativa, lo formerà salvandolo dalla miseria del quotidiano (rischiarato dalle relazioni amorose e dalla rete di solidarietà che lo circonda) sino a fargli comprendere che l'ambizione sfrenata e il successo possono offuscare i veri valori della vita e distogliere dalla spiritualità dell'interpretazione.

La relatrice ha messo in luce con altrettanta ricchezza espositiva la solida armatura centrale del romanzo, incentrato sulla storia di Pietro, e i suoi nuclei di valenza didattico pedagogica, nonché il messaggio imperniato sui valori dell'amicizia, dell'onestà, della cultura che nobilita l'uomo, della condivisione e della verità (strada maestra per risolvere tutti i problemi), oltre alle tematiche sociali che emergono sin dall'inizio e nel corso della narrazione, quali la povertà generata dalla crisi bellica, il contrabbando, la prostituzione e l'emigrazione clandestina. L'attento pubblico intervenuto ha ampiamente apprezzato l'accattivante esposizione del testo di Viagrande, che ci è apparso decisamente originale.

Anna Rita Fontana

23/10/2017