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direttore responsabile _ Giovanni Pasqualino_


 

 

 

 


 

La critica musicale

di Federico Capitoni

Uscito nel 2015, il volumetto di Federico Capitoni La critica musicale è stato da qualche mese ristampato dalla casa editrice Carocci di Roma. Il testo riesce a fare un'analisi puntuale della figura del critico musicale, della sua funzione sociale e del suo ruolo all'interno della cultura, dell'editoria e del giornalismo, sia esso cartaceo oppure on line.

L'autore in primis tende a definire meriti, limiti, pregi e difetti del critico musicale sostenendo anche che, specie nell'ultimo ventennio, con l'avvento dell'informazione tramite internet e il moltiplicarsi dei blog, la qualità della critica musicale si è di fatto molto abbassata con l'emergere e l'affermarsi di approcci amatoriali, dilettantistici e superficiali, evidenziando però al contempo che, nei tempi dell'assoluto dominio della carta stampata, solo una certa casta, non sempre competente e preparata, dettava legge occupando ogni spazio possibile e immaginabile. Pertanto oramai risulta evidente che l'on line ha di fatto eliminato questa dittatura “accademica”, permettendo a molti giovani validi e preparati di esprimersi sicuramente con maggiore aggressività ma anche con maggiore libertà, anche se a fare la differenza saranno sempre e comunque le competenze tecniche e le capacità di analisi e sintesi del critico

Sicuramente l'on line, con lo scriteriato proliferare di blog, ha creato una moltitudine all'interno della quale diventa difficile scindere il professionale dal dilettantistico. Tuttavia il primo distinguo da operare, sempre secondo l'autore, sarebbe quello fra semplice sito web e giornale vero e proprio. Infatti mentre il semplice sito non si avvale di alcuna registrazione legale in tribunale, una vera e propria testata on line che si rispetti dovrebbe ricorrere a tale irrinunciabile prerogativa, che prevede sicuramente l'esborso di parecchie centinaia di euro da un lato, ma dall'altro assicura una legittimità giuridica analoga a quella di un giornale a stampa. In secondo luogo un magazine on line possiede rispetto a quello su carta stampata vari vantaggi: in primo luogo lo spazio. Quanti articoli su carta stampata, venivano ridotti, tagliati, accorciati perché troppo estesi oppure perché esigenze pubblicitarie ne limitavano sensibilmente la lunghezza? Nell'on line questi ostacoli non esistono più. In terzo luogo altro vantaggio dell'on line rimane sicuramente l'abbattimento dei costi della carta, dell'inchiostro e della stampa, che oramai hanno raggiunto livelli insostenibili.

Dal saggio di Federico Capitoni s' inferisce il fatto che con l'on line i tronfi Beckmesser della critica musicale istituzionale, rappresentata dalle grandi testate, hanno perso il loro potere assoluto e la loro voce non è più l'unica ma solo una fra le tante, individuando nell'on line una sicura fonte di democrazia e diffusione del sapere. Ma proprio riguardo all'aspetto economico della professione del critico a un certo punto l'autore sembra contravvenire ad alcune sue precedenti felici affermazioni quando annota. «…Non è raro infatti che i gestori di siti e blog svolgano un'altra professione (l'avvocato, il dentista, l'architetto ecc.) e recensiscano spettacoli o libri per passione. Questo arricchisce il panorama critico, ma mette in seria discussione la possibilità della critica come mestiere. Così chi investe nella critica on line in maniera esclusiva e professionale compie quasi un atto eroico, per due motivi: il primo è che sa di essere destinato a lavorare gratis per lungo tempo, se non per sempre; il secondo è che dovrà conquistarsi l'autorevolezza esclusivamente per quello che dice e non grazie al prestigio del nome della testata sotto cui scrive. Sarà premiato quando – se è vero che il futuro è tutto nella Rete – la critica on line costituirà fonte di guadagno. Per il momento, in questa fase di passaggio, farsi un nome su Internet sembra essere soltanto una strategia, un cavallo di Troia per accedere ai mezzi tradizionali, gli unici che ancora prevedono un compenso in denaro. Blog a parte, la gratuità della prestazione (su Internet ma anche su certe riviste cartacee) non è un problema irrilevante, poiché non solo mortifica la professione (il lavoro è considerato tale se pagato), ma la mette in pericolo. Il critico professionista raramente scrive gratis; dal canto suo chi gestisce un sito o una rivista che non prevede compensi apre le porte a chiunque, rischiando così di abbassare considerevolmente la qualità degli articoli per il solo fatto di essersi affidato a un dilettante che scrive anche soltanto per divertimento».

Non siamo d'accordo su Capitoni proprio sullo snodo economico. Ma quando mai un critico musicale, anche di una grande e rinomata testata, ha potuto agevolmente vivere solo dei suoi compensi? Già personaggi come Bruno Barilli riuscivano a malapena a sopravvivere economicamente (ai limiti della miseria) con i compensi di critico musicale ed in ogni caso integravano con pubblicazioni di volumi, traduzioni, lezioni, conferenze, ecc. Lo stesso dicasi per altre figure storiche del settore come Alberto Savinio, Fausto Torrefranca, Giorgio Vigolo, Alfredo Parente, Luigi Ronga, Massimo Mila, Luigi Rognoni, Roman Vlad, per arrivare modernamente allo stesso autore che presumibilmente deve integrare proprio per motivi economici la sua attività di critico con quella di insegnante di Storia della musica presso il Conservatorio “Fausto Torrefranca” di Vibo Valentia.

La mancanza di compenso economico, a nostro avviso, non mortifica la professione e non la mette in pericolo come afferma Capitoni, anzi la salvaguarda e forse la esalta in quanto la rende assolutamente libera da qualsivoglia condizionamento. L'essere totalmente svincolata economicamente non la rende affatto dilettantistica anzi la onora e la rende aristocratica proprio perché affrancata dal compenso in denaro. Come direbbe il sociologo Karl Mannheim, in tal caso la critica sarebbe davvero il prodotto più vero e genuino di un'intellighenzia svincolata da qualsiasi subordinazione economica!

La qualità degli articoli non si abbassa per un mancato compenso pecuniario, la qualità degli articoli si abbassa quando scarseggiano la competenza specifica, la perizia, il gusto, la correttezza, l'attenzione, la scrupolosità unite alla scorrevolezza, chiarezza e facilità di scrittura, tutti requisiti che dipendono solo e solamente dal talento, dall'abilità, dalla cultura e dall'integrità del critico, perché come ben sottolineava Ezra Pound: «Forse il peso specifico di un critico è null'altro che il suo desiderio di verità».

Giovanni Pasqualino

26/4/2019