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Barcellona

Nuova opera da camera catalana

Un'opera di ottanta minuti senza intervalli sulla base del gran romanzo cavalleresco della letteratura catalana, Tirant lo Blanc, elogiato unanimemente da Cervantes a Vargas Llosa, ma anche da Calvino che lo faceva precedere all'Ariosto (in particolare il canto V del Furioso), che ha avuto la sua prima mondiale l'estate scorsa al Festival di Peralada, ed è arrivata adesso in una coproduzione alla sala più piccola del Foyer del Teatro per tre repliche consecutive. Si tratta di un'impresa interessante e parecchio riuscita perchè il libretto di Marc Rosich prende come spunto il proprio linguaggio del testo di Joanot Martorell benchè limitato al solo rapporto di amore tra il protagonista e l'oggetto del suo amore (quasi) impossibile, e Carmesina, con il constante aiuto della dama di compagnia Plaerdemavida (Piaceredellamiavita) e l'opposizione furibonda e menzognera della balia detta Viuda Reposada (Vedova Riposata) della giovane principessa di Bisanzio. Il titolo è dunque Diàlegs de Tirant e Carmesina (Dialoghi di Tirant e Carmesina) e la musica appartiene a Joan Magrané. Si aggiunga una sobria e molto adatta messinscena con magnifici costumi di Joana Martí, buone luci di Sylvia Kuchinow e uno spazio scenico creato dal grande artista plastico Jaume Plensa con una semplice installazione di luci che dal grigio diventa rosso con il passare degli anni della vicenda amorosa per arrivare alla fine a formare la parola Utopia.

La bacchetta di Francesc Prat era molto attenta e flessibile e il piccolo gruppo di strumenti (flauto, due violini, viola e violoncello e arpa) si faceva davvero onore. Anche i cantanti mettevano il meglio della loro parte, sia dal punto di vista vocale sia da quello interpretativo. Stranamente chi si vede più ben servita è la doppia interprete delle due dame di Carmesina, il mezzosoprano Anna Alàs i Joé perchè a un primo ascolto sembra quella che ha una scrittura vocale più tradizionale molto suggestiva; in più riusciva a comunicare perfettamente sentimenti estremi ed opposti. Tirant era l'eccellente baritono Josep-Ramón Olivé che ha dalla sua una scrittura abbastanza orecchiabile ma che insiste troppo sul falsetto e forse perciò, soprattutto nella prima parte (ce ne sono quattro) sembrava piuttosto tenore. Carmesina deve invece lottare con una tessitura molto acuta, e Isabella Gaudí sapeva affrontare la sfida, anche se in alcune occasioni sembrava al limite delle possibilità.

Per quanto riguarda la musica per sé, autore Joan Magrané (presente e molto applaudito, come anche Rosich), desta interesse e s'ispira – come espressamente detto nel programma di sala – a Il combattimento di Tancredi e Clorinda di Monteverdi, ma in una prima audizione predominante è la forte sensazione di suoni soprattutto aspri e di una ritmica agitata, e la parte più debole – come capita quasi sempre nell'opera contemporanea – è l'aspetto puramente vocale, e particolarmente quella della parte affidata al soprano. Molto pubblico e notevole successo.

Jorge Binaghi

17/2/2020

La foto del servizio è di Antonio Bofill.