RECENSIONI
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direttore responsabile _ Giovanni Pasqualino_


 

 

 

 


Al Teatro Antico di Taormina il Don Giovanni di Mozart

da spensierato playboy a miscredente punito

La figura di Don Giovanni, certo comune al folklore europeo fin dal Medioevo, viene definita letterariamente per la prima volta in Spagna nel 1630 con la commedia El Burlador de Sevilla y Convidado de pietra di Tirso de Molina, costituendosi come l'archetipo del piacere terreno, dell'amore insaziabile, della sensualità vorace, della rivolta della carne e dei suoi istinti contro ogni argine e regola umana, civile, morale e perfino contro la stessa spiritualità. La solarità mediterranea diventa abbagliante e si cristallizza nel seduttore di Siviglia il cui cinismo appare addirittura adolescenziale nel godimento immediato di tutto ciò che è terreno. Seguiranno poi varie creazioni sul personaggio del dissoluto punito fra le quali vanno ricordate la commedia Don Juan ou Le festin de pierre (1665) di Molière, Don Giovanni o la punizione del dissoluto (1730) di Carlo Goldoni. Ma sarà verso la fine del Settecento, a ridosso delle Rivoluzione Francese, che la figura del libertino impenitente si definirà in tutta la sua somma magnificenza e sublime bellezza artistica, con il dramma giocoso in due atti Don Giovanni di Wolfgang Amadeus Mozart, scritto su testo di Lorenzo Da Ponte e rappresentato con enorme successo per la prima volta a Praga il 29 ottobre del 1787. L'opera infatti riesce a far coagulare del personaggio tutta la sua fresca energia, la sua gioia di vivere, la sua scattante intelligenza, la sua viva prontezza, facendone anche emergere nel contempo la sua abissale arroganza, tracotante impertinenza, sfrontata impudenza, fredda indifferenza e assoluta insensibilità nei confronti dei sentimenti e delle emozioni altrui. Don Giovanni accetta e vive tutte le contraddizioni della vita: lui stesso è una contraddizione. Non è un personaggio normale e tutta la sua esistenza, così come la sua morte si svolgono all'insegna della eccezionalità.

La sera del 4 agosto scorso l'opera è stata proposta per la rassegna Taormina Opera Festival 2015 al Teatro Antico in un nuovo allestimento scenico realizzato da Enrico Castiglione, che ne ha curato anche la regia e le suggestive luci. Egli ha saputo cogliere tutte le sfaccettature comportamentali e psicologiche del libertino impenitente, protagonista eponimo del capolavoro mozartiano. Perfino le prerogative caratteriali dei personaggi collaterali, facenti da cornice alle sue avventure, sono stati definiti con abilità e accortezza dall'estroso regista, che ha sapientemente posto al centro del palcoscenico, quasi background della sua esegesi critica, una simbolica scacchiera, allegoria e metafora di un gioco nel quale le due opposte forze, i due opposti eserciti del bene e del male (bianchi e neri) si combattono fino alla sconfitta conclusiva di una delle parti. A subire lo scacco matto definitivo sarà proprio Don Giovanni, non solo perché ha giocato con i sentimenti delle donne da lui conquistate, ma ancor più perché alla fine si macchierà del peccato di ubris, di quella superbia che lo condurrà inesorabilmente, in una graduale escalation, dall'omicidio, all'irrisione dei morti, allo sberleffo del mondo soprannaturale, alla blasfema empietà, per concludere la sua parabola terrena fra le fiamme dell'inferno.

Dobbiamo anche notare che l'interpretazione di Castiglione è rifuggita da implicazioni e letture di tipo romantico, certo estranee al genio di Mozart, sia mantenendo la miracolosa e portentosa coesistenza di comico e tragico insita nell'opera, senza far prevalere o accentuarne nessuna a scapito dell'altra, sia lasciando intatta la scena finale del sestetto “Ah! Dove è il perfido”, che molti invece, in ossequio alla sopradette consuetudini sentimentali, tendono inopportunamente a voler tagliare inesorabilmente (per Gustav Mahler era un'abitudine). Fra i grandi sostenitori del “taglio” è da ricordare il filosofo Theodor Wisengrund Adorno, il quale ebbe a rimproverare lo stesso Klemperer, colpevole d'avere mantenuto nelle sue esecuzioni il lieto fine: «…La grandezza della scena del Commendatore supera di molto tutta l'azione che l'ha preceduta, e quindi quel che ancora vien fatto seguire può essere solo in decrescendo». Ma l'opinione che un'opera debba cessare sul suo culmine drammatico è un errore non solo estetico ma anche filologico e storiografico, poiché se Mozart ha scritto il sestetto della scena finale vuol dire che per lui era essenziale e funzionale al dramma, senza considerare che visse e morì nel secolo dei lumi, nulla sapendo di “spasmi romantici”.

Panajotis Iconomou (Don Giovanni) ha fornito al protagonista una voce piena di charme e vigore, unendo ad essa una presenza scenica quanto mai prestante e attinente al personaggio del donnaiolo impenitente. Chiara Taigi ha dato dell'altera Donna Anna un'interpretazione davvero esaltante ed entusiasmante, riuscendo a dominarne in modo assoluto la tessitura, mettendo anche in campo un fraseggio netto e lineare, oltre ad una qualità di suono limpida, svettante e dallo smalto luminoso. Noè Colin è stato un Leporello vocalmente efficiente ed efficace, così come adeguati al loro ruolo e sicuramente idonei alle loro parti sono stati i valenti Daniele Piscopo (Masetto), Marina Ziatkova (Zerlina), Adriana Damato (Donna Elvira), Filippo Pina Castiglioni (Don Ottavio) e José Antonio Garcia (Commendatore).

Il maestro Stefano Romani ha diretto la Taormina Opera Festival Orchestra con mano sicura ed equilibrata, calibrando con perizia e abilità le sonorità degli strumenti che solo in qualche sporadica occasione, purtroppo, hanno inopinatamente sovrastato la linea della vocalità. I costumi di Sonia Cammarata, contrassegnati come sempre da linee eleganti e raffinate, da figurazioni di arabeschi morbidi e flessuosi, da colori tanto accattivanti quanto ben coordinati fra loro, hanno evidenziato l'originalissima vena inventiva e creativa della costumista. Efficaci e funzionali allo spettacolo i movimenti scenici e coreografici realizzati da Sarah Lanza. Il Coro Lirico Siciliano, istruito e diretto dal maestro Francesco Costa con la cura e l'impegno che gli sono congeniali, ha contribuito non poco all'arricchimento musicale e spettacolare della rappresentazione.

Il folto pubblico intervenuto, molte le presenze straniere, ha applaudito con grande entusiasmo e calore tutti gli interpreti dell'opera. Repliche previste per il 9 ed il 12 agosto.

Giovanni Pasqualino

5/8/2015

Le foto del servizio sono di Domenick Giliberto.