RECENSIONI
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direttore responsabile _ Giovanni Pasqualino_


 

 

 

 


Montecarlo

Un Ernani quasi notevole

Offre sempre interesse una nuova ripresa di questo difficile titolo verdiano, poco presente oggi nei cartelloni di praticamente tutto il mondo, anche se il Met si è distinto sempre per la sua fedeltà. Come con Il Trovatore il primo ostacolo risiede nel quartetto dei protagonisti, ma mentre in questo caso niente sembra frenare la voglia di vedere e ascoltare i patemi di Manrico e compagnia bella, la quinta opera dell'autore non sembra destare lo stesso entusiasmo; anche se non un capolavoro assoluto, è certo che ‘il bandito Ernani' merita.

Questa riesumazione al bellissimo Palais Garnier, la prima dopo il debutto locale nel 1917 con Battistini e la Heldy fra altri, si deve all'occhio sempre attento del direttore del Teatro, Jean-Louis Grinda, nonchè autore del nuovo allestimento (cupo, di bei costumi, con un grande specchio in fondo che aumentava le dimensione del palcoscenico), sempre dentro a linee tradizionali che, se non consentono una ‘nuova lettura' (ce n'è davvero bisogno?), fanno sì che la trama si svolga in modo fluido e facile da capire e gli artisti possano dare il meglio.

La direzione musicale, affidata a Daniele Callegari, risultava di tutto rispetto anche se non particolarmente ispirata. L'Orchestra Filarmonica della città monegasca è di livello superiore e il coro, istruito da Stefano Visconti, dimostrava di essere in buona forma, anche se forse sarebbe stata cosa gradita qualche voce in più.

Le dimensioni del bellissimo Teatro risultavano ideali per il debutto nel ruolo titolare di Ramón Vargas, un esempio di salute vocale con lo smalto intatto, la tecnica e il fraseggio perfetti; l'unico problema in una sala più capiente potrebbe essere il volume. Essendo stato in origine un meraviglioso tenore di grazia non è certo un fulmine, ma vogliamo ricordarci che Guasco non era esattamente un Corelli, un Del Monaco? Nessuna riserva per il re Carlo, anch'esso una prima volta assoluta per Ludovic Tézier, vero e proprio trionfatore della serata: mezzi generosi, omogenei, controllo della linea, eleganza e passione in misura uguale (mica solo un vocione scuro che spara acuti), quanto serve a tracciare in modo ideale un grande personaggio come questo; esemplare il canto a fior di labbra in ‘Vieni meco' nel secondo atto. Altrettanto bravo il Silva di Alexander Vinogradov, un giovane basso di buone risorse; il registro grave veniva messo in valore solo dopo l'aria di sortita. La scelta del soprano per Elvira era, in queste condizioni, ancora più sorprendente. A parte la bella figura, Svetla Vassilieva ha poco o niente per un simile ruolo (come capita spesso con questa cantante che predilige personaggi che superano ampiamente le sue capacità) e il suo canto stridulo, di gravi praticamente ricavati dal nulla, ornamenti precari, italiano poco intelligibile, era piuttosto un esempio ‘a contrario' di quanto avremmo dovuto sentire. Un vero peccato perchè anche i comprimari erano corretti. Il pubblico comunque pareva molto soddisfatto.

Jorge Binaghi

5/5/2014

Le foto del servizio sono dell'Opéra de Monte-Carlo-2014.