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Che farò senza Euridice? Il teatro musicale in Europa nei secoli XVII e XVIII

ultima fatica di Riccardo Viagrande

Il critico musicale e musicologo Riccardo Viagrande ha da qualche mese pubblicato per i tipi della intraprendente casa editrice musicale Eco di Monza il volume Che farò senza Euridice? Il teatro musicale in Europa nei secoli XVII e XVIII, nel quale ripercorre la storia del melodramma, partendo dalla sua origine avvenuta a Firenze fra la fine del 1500 e gli inizi del 1600 dalle elaborazioni teoriche della Camera de' Bardi, per arrivare alla fine del Settecento, quando si diffonderà e sedimenterà in tutta l'Europa.

Il volume risulta di fatto il prosieguo del precedente saggio Il carro di Tespi. Storia del Teatro Musicale dall'epoca classica al Cinquecento, pubblicato dalla stessa casa editrice, il quale tracciava una più generale storia della rappresentazione teatrale, intesa in senso lato, partendo dalla tragedia greca e attraverso il teatro a Roma, il teatro religioso ed il teatro profano del Medio Evo giungeva alla Commedia dell'arte, alla Commedia madrigalesca ed alla Favola pastorale. Al culmine di tale poliedrica attività teatrale Riccardo Viagrande poneva la nascita e lo sviluppo del melodramma che di fatto è il tema sviluppato nella sua nuova e più recente produzione.

Con il suo consueto stile piano, lieve e fluido, mai pedantesco o inutilmente tedioso, lo studioso catanese ricostruisce punto per punto non solo la nascita e lo sviluppo del melodramma ma anche il suo diffondersi nelle varie corti prima italiane e in seguito anche europee, arricchendo la disamina delle partiture d'opera spiegate e analizzate con vari e significativi esempi musicali, utilissimi e funzionali per rendere estensiva e palpabile la sua illustrazione.

Così la storia del melodramma viene sviluppata sia da un punto di vista storico-culturale che da un punto di vista tecnico e stilistico, non disdegnando le interconnessioni con gli aspetti socio-economici correlati con tale forma d'arte, che si avvaleva (e si avvale tutt'oggi) solitamente per le sue messe in scena di un vastissimo numero di impresari, macchinisti, coristi, musicisti, scenografi, ballerini, cantanti e comparse, con un impatto sul tessuto sociale globale di ingente entità finanziaria.

Riccardo Viagrande conferma con questa ultima fatica la sua non comune dote di divulgatore e nello stesso tempo di preparato specialista della storia della musica, riuscendo a destare e sollecitare, con il suo intelligente saggio, l'interesse sia dei semplici appassionati di musica che degli specialisti più puntigliosi e agguerriti, dicotomia oggi indispensabile e sicuramente rara da ritrovare fra i tanti esperti e preparati musicologi contemporanei ma tuttavia necessaria per destare il vivo interesse del pubblico nei confronti di un prodotto librario, specie nel pieno di un'era che vede in seria crisi l'intero mondo della carta stampata.

Giovanni Pasqualino

5/10/2016