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Firenze

Nozze noiose

Si può rendere noioso Mozart? Si può. Purtroppo la conferma è venuta del Maggio Musicale che ha avuto l'interessante idea di scegliere un cast di cantanti italiani giovani – per ricordare che non molto tempo addietro c'erano le Sciutti, le Freni, i vari Bruscantini, i Taddei, che non erano secondi a nessuno – e anche di affidare regia e concertazione a due signore, un'italiana (della scuola di Strehler) e un'estone stabile a Basilea e nella comunità fiamminga del Belgio. Spero che non si tratti anche o soprattutto di una questione di genere perché, spiace dirlo, non si tratta di essere di sesso maschile o femminile ma solamente di essere competenti.

E se la signora Sonia Bergamasco al suo primo incontro con l'opera (forse non è stata prudente la scelta del titolo) non pareva molto a suo agio e le soluzioni non erano felici – vedi finale dell'atto secondo e tutta la scena finale del parco con tanto di statua animata e cervo apprezzabile per le sue corna – ma tutto sommato non faceva danni – gli artisti non sembravano a disagio e più o meno facevano quel che si fa quasi sempre. La direzione di Kristiina Poska presentava una patina costantemente grigia senza quasi contrasti (già dalla sinfonia) se non per tempi lentissimi con qualche spinta qua e là. Per di più sembrava concentrata solo nella ‘musica' e i recitativi – a quanto pare nulla d'importante in un Mozart su testo di Da Ponte – passavano inosservati e direi con un punto d'impazienza.

L'orchestra suonava bene e il coro (di brevi interventi) preparato da Lorenzo Frattini se ne usciva a testa alta senza troppi sforzi.

A farne le spese sono stati ovviamente i cantanti, penalizzati nei fiati, e ovviamente quasi ipnotizzati da una bacchetta che rischiava di mandarli spesso fuori tempo. Per fortuna alcuni di loro erano bravi e tutti ce la mettevano tutta, anche se i risultati non erano quasi mai esaltanti. Incominciamo dalle due (o tre) eccezioni. Il primo Conte di Mattia Olivieri, malgrado quanto detto e con l'onere di una prima volta in questa situazione, riusciva anche a fare e bene il trillo nella sua grande aria. Cantava benissimo, recitava nel miglior modo possibile e la voce, che chiaramente si sta sviluppando in volume e va acquistando un bellissimo timbro brunito, rispondeva sempre – tranne qualche piccolo momento nella lunga scena del secondo atto, dove forzava un po' costretto dalla necessità. Molto valida la Susanna di Valentina Mastrangelo, anch'essa con una voce che incomincia a guardare verso altri ruoli, bene interpretata e cantata con sicurezza – non le rimprovereremo il grave mancato di 'Deh, vieni, non tardar' perchè è in più che buona compagnia. Simone del Savio conosce il ruolo e ha buoni mezzi, ma il suo Figaro è più quello di Rossini e il registro grave non è proprio la cosa migliore. Serena Gamberoni è una brava cantante e corretta artista ma la voce non è quella della Contessa nè per timbro né per cavata, e il trillo di 'Dove sono' è passato quasi inosservato. Molto applauditi tutti, come il resto, a cominciare dal Cherubino decoroso ma sbiadito (in tutti i sensi) di Miriam Albano. Don Bartolo era un discreto Emanuele Cordaro, e i personaggi di Basilio e Marcellina avevano diritto alla rispettiva aria. Patrizia Cigna è un soprano alquanto stridulo e la parte fa più per un mezzosoprano. Dave Monaco è simpatico ma non è che abbia troppa voce e così sarebbe stato meglio tagliare l'aria. Interessante la Barbarina di Costanza Fontana, corretti complessivamente nei loro piccoli ma importanti ruoli Claudio Zazzaro (Don Curzio) e Patrizio La Placa (Antonio). Le due contandine erano Elena Bazzo e Nadia Pirazzini.

Jorge Binaghi

1/7/2019

La foto del servizio è di Michele Monasta.