RECENSIONI
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direttore responsabile _ Giovanni Pasqualino_


 

 

 

 


 

Giulietta e Romeo di Nicola Vaccai

a Martina Franca

Settima opera del compositore marchigiano Nicola Vaccai per il libretto di Felice Romani, Giulietta e Romeo venne rappresentata per la prima volta il 31 ottobre 1825 al Tetro della Canobbiana di Milano, riscuotendo un buon successo di pubblico. Appena cinque anni dopo sul medesimo libretto rimaneggiato dallo stesso Romani, Vincenzo Bellini scrisse la sua tragedia lirica in due atti I Capuleti e i Montecchi çhe debuttò a La Fenice di Venezia l'11 marzo del 1830. In realtà queste due opere vissero un destino incrociato per tutto l'Ottocento, anche perché il finale dell'opera di Vaccai venne spesso utilizzato in sostituzione di quello di Bellini nei Capuleti e Montecchi. A introdurre questa consuetudine fu la celebre cantante Maria Malibran, secondo alcuni su consiglio di Gioacchino Rossini, la quale diede iniziò a questo vezzo in una ripresa dei Capuleti e Montecchi belliniani a Bologna il 27 ottobre del 1832. Tale sostituzione del finale di Bellini con quello di Vaccai fu ripresa anche in una versione dei Capuleti nel 1835 al Regio di Torino interpretata da Ernestina e Giuditta Grisi. La parte sostituita cominciava proprio con la scena della tomba di Giulietta con il coro “Addio per sempre, o vergine”.

Quest'anno il Festival della Valle D'Itria ha riproposto la partitura di Vaccai nella revisione sull'autografo realizzata da Ilaria Narici e Bruno Gandolfi, edita da casa Ricordi, anche se si è già avuta di tale edizione una precedente messa in scena il 4 e il 6 ottobre 1996 presso il Teatro G. B. Pergolesi di Jesi per la regia di Marisa Fabbri, realizzata in cofanetto con 2CD a cura della Bongiovanni di Bologna.

La rappresentazione dell'opera del 31 luglio alla quale abbiamo assistito, nello splendido cortile del Palazzo Ducale di Martina Franca, all'interno della 44ª edizione del Festival della Valle D'Itria, ci è parsa quanto mai fedele al dettato dei suoi autori. Infatti la regia di Cecilia Ligorio si mostrava attenta alla collocazione spazio-temporale della vicenda, accentuandone anzi in modo pertinente le allusioni caratteriali, tant'è che alcuni dei Capuleti si mostravano con il volto di lupi, quasi a voler sottolineare il carattere aggressivo e predatorio della storica famiglia veronese, antagonista dei Montecchi, inoltre l'azione registica è riuscita anche a creare una certa efficace sinergia fra canto, recitazione, movimenti scenici e golfo mistico.

Particolarmente efficaci oltre che inquietanti i costumi di Giuseppe Palella, mentre le scene di Alessia Colosso si mostravano alquanto essenziali e quasi opprimenti. Il lungo muro sulla destra della scena sembrava proprio volere alludere alla stessa prigione nella quale vivono i due giovani innamorati, vittime dell'odio, dei pregiudizi e dello spirito di rivalsa che domina le loro rispettiva famiglie. Fortemente attinenti al dramma musicale si rivelavano anche le luci di Luciano Novelli.

Il tenore Leonardo Cortellazzi (Capellio) ha affrontato con impegno il ruolo vocale del suo personaggio, ma non sempre riusciva ad azzeccare la giusta stentorea e veemente impetuosità. Paoletta Marroccu (Adele) ha esibito una vocalità morbida, densa e pastosa, infondendo al suo ruolo di madre sfortunata tutto il pathos e la mestizia dovuto. Il basso Vasa Staijkic (Tebaldo) ha messo in campo una voce bronzea e dalla timbratura profonda, riuscendo a trasferire al personaggio interpretato tutto lo struggimento del suo amore non contraccambiato. Molto efficace anche Christian Senn nella parte di Lorenzo. Leonora Bonilla è stata una Giulietta superlativa con mezze voci delicatissime, filati eleganti e controllati, fraseggio di alta maestria. In ruolo anche Raffaella Lupinacci nella parte di Romeo, ma qualche defaillance nella zona centrale rendeva talvolta poco chiaro il suo dettato. Registriamo per dovere di cronaca che tutta l'opera si è avvalsa di una controllata amplificazione con dei microfoni posti sul palcoscenico, che risultava però leggera e alquanto discreta.

Molto bene l'esibizione del coro del Teatro Municipale di Piacenza, diretto da Corrado Casati, in particolare di quello femminile. Efficace anche la prestazione offerta dall'orchestra Accademica del Teatro alla Scala, la quale sotto la guida precisa e raffinata del maestro Sesto Quatrini ha colto tutti i chiaroscuri e le sfumature della purtroppo oramai poco eseguita ma delicata e toccante partitura.

Giovanni Pasqualino

3/8/2018

Le foto del servizio sono di Fabrizio Sansoni.