RECENSIONI
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direttore responsabile _ Giovanni Pasqualino_


 

 

 

 


 

Barcellona

Quale Haendel?

Prima assoluta al Liceu della Rodelinda di Haendel. Meglio tardi che mai se si pensa che finora sono state viste e/o udite altre sei opere del Caro Sassone – la prima solo nel 1964, Giulio Cesare in Egitto. Buono o molto buono, dipendendo dai gusti, l'allestimento per la regia di Claus Guth vista di recente a Madrid e a breve in altre città europee, molto intelligente e fluido, sempre – per il sottoscritto – con troppi dettagli e qualcuno non azzeccato e il costante andirivieni di figuranti e personaggi durante le arie che distrae troppo – sempre per me – dalla musica, che è meravigliosa; magari non tanto alcune interpretazioni. Ma il pubblico segue con grande interesse e non si stanca nè annoia mai, e per uno spettacolo di musica barocca di quattro ore (compresa una pausa di mezz'ora) è degno di nota.

La versione musicale, molto completa, era complessivamente buona con interpreti straordinari in alcuni ruoli ma modesti in altri. Nel bel mezzo esatto si collocava la prestazione dell'orchestra del Teatro. Non sono per niente contrario (anzi) a un'orchestra normale per il barocco e il clasicismo, ma qui c'era poca trasparenza, un suono piuttosto spento, e i fiati sono stati gli istrumenti più rilevanti. In linea di massima Josep Pons sceglieva un approccio prudente, piuttosto lento nei momenti più intimi e dolenti, e qui ce ne sono tanti, anche se la messinscena cerchi di farli diventare divertenti, e se il risultato era molto corretto non mi è sembrato per niente esaltante.

Tra i cantanti, sugli scudi i due controtenori: il mirabile Bejun Mehta, straordinario Bertarido, il re scacciato, che dall'elegiaca aria di sortita all'ultima di furore veniva acclamato come meritava, e Gerald Thomson, eccellente nei panni di Unulfo, il servitore fedele. Lisette Oropesa (protagonista, si presentava per la prima volta al Liceu) otteneva anch'essa un successo clamoroso, si tratta di una magnifica cantante e attrice, ma in certi momenti (recitativi e arie) sembrava più vicina al belcanto romantico, e poi manca di un centro e un grave della categoria richiesta dalla parte. Sasha Cooke, Edvige, la volubile – per quanto riguarda desideri e affetti – sorella di Bertarido, è un bravo mezzosoprano, forse un po' monotona nel fraseggio, ma di buon colore – almeno è un vero mezzosoprano – e molto intensa come attrice.

Joel Prieto non è un cattivo tenore e faceva quel che poteva con l'importante ruolo di Grimoaldo l'usuprtore, ma purtroppo non ha nè lo stile nè la tecnica per una parte così impervia. La voce ha un po' più di sostanza e di colore del solito nel registro centrale, ma per i recitativi eravamo in un mondo lontano da Haendel e per quanto riguarda le arie le difficoltà erano troppe. Altrettano va detto, in peggio (ma non lo conoscevo prima di questa serata), di Gianluca Margheri (il traditore Garibaldo), una parte che avrebbe bisogno piuttosto di un basso e non di un baritono, e che si trovava in difficoltà negli acuti e nei gravi ma anche con l'intonazione. Entrambi erano bravi artisti, così come i figuranti che si aggiravano sul palcoscenico per spaventare il figlio de protagonista, Flavio, personaggio muto ma che qui aveva un'importanza fondamentale, a mio parere più di una volta fuorviante e soprattutto irritante, interpretato da un attore formidabile, Fabián Augusto Gómez. Pubblico folto e grande successo con applausi per tutti, in particolare per Mehta e Oropesa.

Jorge Binaghi

5/3/2019

La foto del servizio è di Antonio Bofill.