RECENSIONI
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direttore responsabile _ Giovanni Pasqualino_


 

 

 

 


 

La scuola de' gelosi

al Teatro Salieri di Legnago

Nella città natale di Antonio Salieri è stata rappresentata la prima esecuzione in tempi moderni del suo maggior successo nel repertorio buffo, La scuola de' gelosi, realizzazione effettuata su iniziativa della Fondazione Culturale “A. Salieri” di Legnago. Caso assai strano la vicenda di questo dramma giocoso in due atti che fu rappresentato in prima assoluta al Teatro La Fenice di Venezia, per la stagione del carnevale, il 27 dicembre 1778. Salieri mentre studiava a Venezia fu “scoperto” da Florian Leopold Gassmann, compositore e maestro di Cappella all'Opera di Vienna, il quale lo portò con sé nella città asburgica e oltre a farsi compito della sua formazione musicale non mancò di promuoverlo sotto tutti punti di vista. Sotto le sue “cure” il giovane Salieri imparò a comporre opere di diversi generi, soprattutto buffo, ispirandosi al maestro. Fu nel 1772 che con La Fiera di Venezia, opera giocosa di stampo “goldoniano”, si affermò a Vienna. Morto Gassmann era logico che la carica di Kappellmeister passasse a Salieri, anche se in seguito l'Imperatore licenziò tutta la compagnia d'opera italiana favorendo una programmazione di netto stampo tedesco. Ecco perché, pur continuando la sua attività in Austria, il compositore si spostò anche nella capitale veneta, città di giovinezza e studi, ma soprattutto centro importante della vita musicale del tempo. Sono sconosciute le motivazioni della commissione di una nuova opera per il Teatro di San Moisé, forse fu anche in virtù della carica presso la corte degli Asburgo. A Venezia conobbe il poeta bellunese Caterino Mazzolà, librettista dell'opera in questione. Assieme composero il dramma buffo seguendo le mode del momento: una struttura in due atti, evitando la suddivisione in tre, come altrettanto fu per la sinfonia in un unico tempo. La sequenza musicale segue le regole già fissate, un'alternanza di arie e duetti, concertati e recitativi. Anche i motivi drammaturgici s'ispirano alla tradizione: la gelosia, la prova di fedeltà, gli amori intrecciati, la differenziazione tra le classi sociali. Con un efficace libretto e una musica brillante, che oscilla tra il divertente e il malinconico, fu confezionata un'opera che conseguì un successo clamoroso. Non possiamo non rilevare che per molte peculiarità La scuola de' gelosi è dunque antesignana di più celebri opere soprattutto mozartiane.

Quanto alla musica, Salieri si conferma musicista di mirabile inventiva e raffinato linguaggio melodico e pur non essendo il genio assoluto (non addentriamoci nella diatriba mozartiana) si pone come il più autorevole artefice della musica del suo tempo a Vienna, musicista specializzato in un genere preferibilmente buffo ed eccellente maestro e ispiratore di compositori delle successive generazioni.

Tali affermazioni possono essere confermate sia dalla lunga eccellente lista dei suoi allievi sia, nel nostro caso, dalla riproposta dell'opera in oggetto. Infatti, La scuola de' gelosi ebbe ben cinquanta diverse produzioni, le quali non costituiscono solo un successo bensì un trionfo vero e proprio soprattutto nel ‘700, ove la novità era all'ordine del giorno e le riprese si contavano solo nell'arco di qualche stagione, invece qui siamo alla presenza di una continua riproposta in tanti teatri italiani ed esteri. Abbiamo pertanto molteplici versioni, poiché una prassi del tempo era adattare la partitura (anche sostituendo le arie) alla compagnia di canto che si aveva a disposizione in quel momento, come confezionare appositamente un prodotto per ottenere il successo voluto.

Per la realizzazione di questa proposta in tempi moderni dobbiamo rendere un doveroso encomio a Jacopo Cacco e Giovanni Battista Rigon. Essi si sono recati a Vienna all'Österreichische Nationalbibliothek ove è stata loro concessa la possibilità di accedere all'autografo originale, scelta più ovvia per una messa in scena brillante, dal quale hanno tratto l'indispensabile trascrizione. Sarebbe auspicabile che la Fondazione Salieri avesse le risorse e fosse in grado di produrre a cadenza fissa uno spartito del compositore veronese, del quale abbiamo avuto possibilità d'ascolto recente solo di Les Danaïdes, L'Europa riconosciuta, Falstaff e Il mondo alla rovescia. Sarebbe una grande gioia poter scrivere e raccontare frequentemente di nuove scoperte musicali e magari poter utilizzare il termine “Salieri-Renaissance”.

Va meritatamente lodato lo spettacolo realizzato a Legnago, poiché è un'operazione di “buon teatro” realizzato in coproduzione con la Fondazione Teatri delle Dolomiti di Belluno, la Fondazione Spontini di Jesi, il Teatro Ristori di Verona, il Teatro Marruccino di Chieti e la Fondazione Teatro del Maggio Musicale Fiorentino, alla quale va sommata l'Accademia del Maggio Musicale Fiorentino per il cast. Tale larga partecipazione, molto auspicabile anche per altri progetti, farà sì che dopo le due recite veronesi ce ne saranno altre dodici nelle diverse città coinvolte, con alcune rappresentazioni appositamente dedicate ai giovani delle scuole.

Lo spettacolo è stato realizzato dal regista Italo Nunziata, assieme allo scenografo Andrea Belli e alla costumista Valeria Donata Bettella. Considerata la drammaturgia dell'opera, il regista ha voluto rendere lo spettacolo frizzante e leggero, senza ricorrere a linguaggi incomprensibili e troppo psicoanalitici. Gliene siamo molto grati. Assistendo oggi a uno spettacolo d'opera è spesso difficile comprendere la tortuosa e talvolta incomprensibile comunicazione del linguaggio teatrale. Invece Nunziata si limita a spostare la vicenda in un ‘900 fantasioso, molti sono i riferimenti liberty, ma soprattutto a far recitare un cast giovane con vivace frenesia e scioltezza dinamica davvero incalzante e divertente, senza mai premere il pedale su una giocosità troppo farsesca ma restando in perfetto equilibrio nella leggerezza musicale, nel gusto della commedia di “stampo goldoniano” che qualche tema morale contiene, rendendo lo spettatore partecipe delle vicende delle tre coppie di protagonisti. Su questa concezione, ottima l'idea di Andrea Belli di creare scene molto minimali e scorrevoli, che spostandosi creavano l'ambiente necessario sul momento, con piacevole visione e colorata partecipazione. Divertentissime le teste di cervo con grandi corna che calavano dalla graticcia, il cui significato era più che ovvio. La costumista Bettella ha aggiunto la sua preziosa mano realizzando dei costumi molto ricercati e coloratissimi, che davano quel gusto retrò anche settecentesco, e ben messi in luce, come tutta la drammaturgia cangiante, dalla professionalità di Marco Giusti, ideatore del disegno luci.

Giovanni Battista Rigon, oltre a curare la trascrizione, è stato il vero deus ex machina di quest'operazione, concertando una lettura precisa, raffinata e molto briosa. La sua esperta mano, soprattutto in questo repertorio, ha saputo cogliere appieno il linguaggio musicale di Salieri, una commedia brillante ma non troppo comica, calibrando con grande gusto armonico e narrativo sia ricercate sfumature delle diverse arie, sia coesione delle dinamiche strumentali, non perdendo mai il senso narrativo e realizzando un ottimo equilibrio tra buca e palcoscenico. In tutto questo era coadiuvato dall'ottima Orchestra de I Virtuosi Italiani, capeggiati dal loro primo violino Alberto Martini, una garanzia già in partenza. Inoltre, mi preme rilevare l'ottima realizzazione del quintetto del secondo atto, un gioiello musicale in un tessuto dorato.

La compagnia di canto era formata da elementi dell'Accademia di Canto del Maggio Musicale Fiorentino e forniva una prova complessiva efficace seppur con dei distinguo.

Si metteva in luce il baritono Benjamin Cho, Blasio, dotato di voce molto duttile e ben amministrata, accompagnata da un sapiente uso del fraseggio e verve teatrale. Francesca Longari era una Contessa poetica dal canto forbito e preciso. Eleonora Bellocci, Ernestina, moglie sospettata che offriva una briosa e furbesca interpretazione con una voce brillante e molto musicale.

Molto dotata vocalmente la Carlotta di Ana Victoria Pitts, voce brunita e ottimamene amministrata che sarebbe interessante sentire anche in altri repertori. Meno duttile e forbito, anche se molto musicale, il Conte di Patrick Kabongo, il quale necessita ancora una formazione di finimento in arte scenica e dosaggio dei fiati.

Simpatico e brillante il servitore Lumaca di Qianming Dou, e bravissimo il Tenente di Manuel Amati, che sfodera una vocalità elegante e ben amministrata, il giovanissimo tenore pare, e speriamo, dovrebbe avere un avvenire luminoso.

Il Teatro “Salieri” era esaurito in ogni ordine di posto, la cittadinanza locale, e non solo, è accorsa in massa per ascoltare il celebre concittadino, e al termine successo entusiasta con numerose chiamate. Considerazione personale: spesso si raccolgono più soddisfazioni nei teatri di provincia rispetto a più blasonate istituzioni.

Lukas Franceschini

17/11/2016