RECENSIONI
-

_ HOMEPAGE_ | _CHI_SIAMO_ | _LIRICA_ | _PROSA_ | _RECENSIONI_| CONCERTI | BALLETTI_|_LINKS_| CONTATTI

direttore responsabile _ Giovanni Pasqualino_


 

 

 

9/4/2016

 

 


 

Barcellona

Prima in Spagna dell'ultima opera di Benjamin

Per fortuna al Liceu si è potuto vedere questo terzo titolo lirico di George Benjamin, il più lungo e con un'orchestra completissima e davvero straripante (tanto che le prime file di platea venivano ritirate) sempre grazie a un testo di Martin Crimp, in un sodalizio che sembra ormai stabile e sulla via di ricordarci altri fortunati incontri. La base è la storia di re Edoardo II d'Inghilterra e attinge – ma non solo – a una parte sostanziale del titolo teatrale omonimo del grande Christopher Marlowe, ‘rivale' nientemeno di Shakespeare. Ma la fine è ben diversa e parzialmente ispirata ai fatti ‘veridici'. Decisamente i soggetti medievali (come quello della precedente e straordinaria Written on the skin) sembrano molto congeniali a entrambi gli autori.

Il titolo è un vero programma educativo per due dei personaggi sempre presenti sul palcoscenico, i due (qui) figli del re, un maschio (che poi sarà il suo successore, interpretato da un ottimo Samuel Boden, tenore) e una femmina (più piccola, figura importantissima anche se sempre silenziosa, la bravissima attrice, anch'essa interprete della parte alla prima mondiale, come quasi tutti, Ocean Barrington-Cook, anch'essa giovanissima) che alla fine dimostrano di avere imparato (nel bene e nel male) queste lezioni che trattano dei rapporti tra l'amore (anche quello sensuale) e il potere politico che finalmente riesce a schiacciarlo ma a un prezzo troppo costoso e che non giustifica i mezzi perchè l'obiettivo non è poi così chiaro nè trasparente (la corona onnipresente ne è un bella metafora).

La musica non è bella e magari neanche facile ma, a parte una scrittura ottima che chiede molto alle voci ma non contro natura e fa sentire praticamente tutte le parole (merito poco frequente), è di un'espressività drammatica totale e angosciosa (se in qualche momento sul palcoscenico sembra ci sia un po' di calma – per quanto falsa – la buca ci ricorda che siamo in perpetua tensione e in perpetuo pericolo). Una tonalità fosca, con una percussione potente che vi prende per la gola. Si deve poi dire che la compagine del Liceu sotto la bacchetta del suo direttore musicale, Josep Pons (da sempre un ammiratore e difensore della musica di Benjamin), faceva un lavoro magnifico, il migliore di questa difficile stagione... e della scorsa.

L'allestimento era lo stesso – perché coproduzione – della prima assoluta a Londra. Si sa che Katie Mitchell (qui non presente ma nelle sapienti mani di Dan Ayling) ama molto modernizzare i soggetti e portarli all'epoca presente con qualche dettaglio ‘d'epoca', ma come qui si è fatto tutto con compositore e autore presenti le cose non sembrano forzate: un titolo nuovo ammette assolutamente un primo approccio libero da ogni tradizione. Invece Benjamin ha fatto bene a seguire l'esempio di comporre per determinate voci come nel bel tempo che fu. Una camera chiusa che si vede da diversi angoli secondo si tratti della camera del re, del palazzo, della stanza della regina, con un dipinto di Francis Bacon (ovviamente una copia) che indica chiaramente la degradazione umana, e con il letto matrimoniale sempre ben presente a ricordarci questa ‘partita a tre' di re – qui senza nome – la regina Isabel e il favorito Galveston – pietra dello scandalo per i suoi rapporti con il re, con il ‘quarto non gradito' (tranne dalla regina ma non alla luce come il terzetto ma nell'oscurità) del consigliere Mortimer, il nobile per cui tutto va sacrificato sull'altare del Potere.

I due estremi, re e consigliere, erano gli stessi della prima: Stéphane Degout era un protagonista straordinario, forse il migliore in campo. Il tenore Peter Hoare riprendeva (al posto del cantante previsto) il suo Mortimer senza fare da ‘cattivo'. Georgia Jarman aveva il difficile compito di cantare una parte impervia pensata per i mezzi infrequenti di Barbara Hannigan ma non faceva rimpiangere la celebre collega neanche dal punto di vista scenico (il suo è il personaggio più ambiguo, oltre al più difficile per la voce). Per finire, il bassobaritono (piuttosto baritono) Daniel Okulitch vestiva per la prima volta i panni del favorito e anch'esso lo faceva molto bene. Un pubblico folto (per le condizioni attuali) e attentissimo applaudiva alla fine con grande e meritato entusiasmo.

 Jorge Binaghi

3/3/2021

La foto del servizio è di Antonio Bofill.