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I Lions ricordano la nascita di Vincenzo Bellini

Giuseppe Verdi le definì “melodie lunghe lunghe lunghe”, riferendosi al grande Vincenzo Bellini, operista romantico che amava dispiegare i suoi archi melodici, divenuti un fiore all'occhiello del panorama lirico italiano e mondiale. E ancora oggi, nel 215° anniversario della nascita avvenuta il 3 novembre 1801 a Catania, il canto del nostro musicista conterraneo non cessa di allietarci, come nel concerto svoltosi nella Chiesa della Badìa di Sant'Agata pro LCIF “I Lions ricordano la nascita di Vincenzo Bellini”, promosso dal Lions Club Catania Bellini per il corrente anno sociale 2016-2017. Protagonisti ampiamente applauditi il pianista catanese Daniele Petralìa e il soprano di nazionalità greca Alexandra Oikonomou: entrambi hanno condotto una brillante performance (sia pure con i limiti acustici dell'ambiente) incentrata sulla tematica “Il canto e la parola in Bellini e Chopin”, dopo l'introduzione della serata da parte del presidente del club Pinella Attaguile, che ha espresso solidarietà alle vittime del terremoto del centro Italia, alle quali si è dedicata la manifestazione. Quest'ultima si inserisce nell'ambito “Coerenza e operosità” del Distretto 108-Yb Governatore del Centenario Dott. Vincenzo Spata. L'ampiezza del dispiegarsi melodico e il potere significante della parola, componenti ambedue belliniane che incisero certamente sulla musica di Fryderyk Chopin, come ha rilevato nel suo intervento la prof.ssa Graziella Seminara (presidentessa dell'Istituto Musicale “Vincenzo Bellini”, nonché docente di Storia della Musica presso lo stesso ente e all'Università), hanno sensibilmente pervaso l'esecuzione degli artisti.

L'attento uditorio ha fruito di un connubio delizioso, grazie alla affinatissima vocalità del soprano, che tra bei filati ed emissioni pastose e rotonde ha sfoderato una dizione certosina, sulla ricchezza di nuances pianistiche di Petralìa: quest'ultimo accogliendo il compenetrarsi della cantante tra le righe prescelte, ne assecondava i fremiti o il sereno porgersi di Eccomi in lieta, Oh quante volte, oh quante da I Capuleti e i Montecchi e Qui la voce sua soave da I Puritani. Improntate a un tocco di belcantismo leggiadro e soave anche alcune Arie da camera del Cigno catanese, quali Per pietà bell'idol mio, Malinconia, ninfa gentile, Vaga luna che inargenti e L'abbandono (le prime due rispettivamente su testi di Metastasio e Pindemonte) che hanno aperto la serata in una dimensione raccolta sino all'apprezzatissimo bis finale Casta diva, dall'opera Norma. Il pianista ci ha stupito ancora una volta inframezzando da solista la cernita operistica con alcuni brani di Chopin che ne hanno posto in rilievo una tecnica sfavillante e ben tornita: dalla Ballata n. 1 op. 23 in sol minore al Notturno op. 48 n. 1 in Do minore allo Scherzo op. 31 n. 2 in Do minore, l'audace Petralìa ha confermato la sua notorietà in campo internazionale e oltreoceano, mettendo in campo un suono di altissima qualità espressiva e cesello melodico. L'artista ha giostrato possanza e levità con un fraseggio d'effetto, che si è avvalso di un porgere terso e dinamiche molto curate, affrontando senza eccessi agogici il “rubato” chopiniano, con quel parlare sommesso della tastiera e la discrezione colloquiale che ben si addicono a determinati andamenti del musicista di Varsavia. Il pubblico ha elargito affettuosamente il suo compiacimento ai concertisti per una esibizione da non dimenticare, che ancora una volta ha colto l'essenza comunicativa della musica.

Anna Rita Fontana

5/11/2016