RECENSIONI
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direttore responsabile _ Giovanni Pasqualino_


 

 

 

 

 

Madrid

Don Giovanni riprende con forza al paese d'origine

Siccome dappertutto i paesi che hanno più di un teatro lirico non si preoccupano di coordinare i titoli, appena visto un allestimento di questo titolo di Mozart a Barcellona ne arriva un altro a Madrid e per di più con lo stesso protagonista. Il Real di Madrid, come il teatro di Valencia anche, si è dimostrato una roccaforte dell'opera perchè dall'estate non ha mai chiuso neanche un giorno, e questo – a parte condizionamenti politici ecc. – va lodato. Anche il fatto di non sopprimere il programma cartaceo, che è comunque utile ma soprattutto necessario a tanti spettatori non abituati a consultarlo sullo schermo di un computer o cellulare che sia.

Lo spettacolo è quello visto a Salisburgo e a Berlino anni fa e per me non è tra i più riusciti dell'intelligente ma tante volte arbitrario Claus Guth. Qui siamo in un bosco che come scena unica non funziona sempre, costringe ad accorgimenti poco felici (tipo Elvira in attesa dell'autobus o il catalogo di Leporello diventato la tabella di orari della fermata) per non parlare dove gli artisti devono cantare in bilico e/o in alto in situazione piuttosto scomoda (bravi tutti loro che non hanno perduto colpo... nè piede). Anche interessante il fatto che Don Ottavio abbia una sua personalità. Luci piuttosto sinistre e costumi di tutti i gusti.

L'aspetto musicale può considerarsi piuttosto buono anche se per mia sorpresa Ivor Bolton, che è solito muoversi bene in questo repertorio, non era il fattore positivo che mi aspettavo. L'orchestra suonava molto bene e il coro istruito da Andrés Máspero faceva diligentemente (e mascherato in un allestimento dove non c'era distanza di sicurezza per esempio) il suo compito.

Tra i solisti spiccava chiaramente il Leporello di Erwin Schrott, assolutamente a suo agio (sempre con una visione dei recitativi tutta sua e moderna che non sempre mi trova d'accordo ma che è legittima e al pubblico piace molto), con una voce ancora più rotonda e timbrata nel registro grave senza aver perduto niente come colore o estensione negli altri registri. È ormai nota la sua capacità come attore.

Christopher Maltman faceva un protagonista molto diverso di quello di Barcellona (un ferito a morte che va avanti a base di droghe e bibite varie) che penso stava meglio a una figura e un canto eccellenti ma un po' matura la prima e buono ma qualche volta opaco il secondo. Il Commendatore di Tobias Kehrer potrebbe essere ideale se lasciasse da parte, como quasi tutti i bassi di origine e repertorio tedesco, un'emissione che conviene più a Wagner che non a Mozart. Mauro Peter è sempre quel tenore di bel timbro brunito, ottimo stilista e interprete, ed è stato un peccato che qui si tagliasse ‘Il mio tesoro'. Per finire con i signori, buono ma non ottimo il Masetto di Krysztof Baczyk.

Tra le signore il primato vocale assoluto corrispondeva alla Zerlina brillantissima in tutti i sensi di Louise Alder.

Annett Fritsch è un soprano che mai mi ha impressionato particolarmente, ma devo dire che quest'Elvira l'ha presentato sotto una luce migliore, e gli acuti metallici e qualche volta gridati si sono fatti presenti con meno evidenza e, se mai, più adeguati all'indole del personaggio.

Brenda Rae è un soprano di coloratura molto bravo, ma di timbro e canto scoloriti. Le agilità (tranne i trilli) e gli acuti sono a posto, ma centro e grave latitano, e l'interprete è la meno interessante di tutta la compagnia (oltre al fatto che per Guth è chiaramente la tipica bacchettona che muore per far sesso con Don Giovanni e se ne infischia di Don Ottavio ma vuole godere della sua fama di ‘casta e pura'). Come a Barcellona il concertato finale è andato a farsi benedire. Io non ho niente contro, ma se adesso diventa ‘maniera' non eseguirlo per meno drammatico eccetera, non ci sto.

Molto pubblico (dentro alle norme di sicurezza), soddisfatto ma pochi applausi durante la recita e alla fine se devo comparare con tempi ‘normali'. Stare tre ore o più con la mascherina e verso la fine della recita avere un occhio fisso all'orologio non aiuta di certo.

 Jorge Binaghi

11/1/2021