RECENSIONI
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direttore responsabile _ Giovanni Pasqualino_


 

 

 

 

 

Un concerto tra minimalismo e cinematografia

Matteo Musumeci e Nino Rota

I programmi dei concerti non sempre seguono una loro logica razionale interna ma vengono assemblati a caso, talvolta secondo la disponibilità esecutiva degli interpreti, oppure secondo necessità temporali di durata dello spettacolo. Nel caso del concerto di venerdì 17 gennaio (replica il 18) invece, la coerenza artistica si saldava alla logica razionale, riuscendo a porre in connessione strutturale e sistematica due compositori che nel corso del loro iter compositivo hanno trovato confacente alla loro natura creativa esprimere il loro mondo interiore attraverso musiche descrittive, vale a dire musiche che tendono a trovare e organizzare la loro significazione semantica spostandola e dislocandola dall'interno dell'elaborazione ritmica, armonica, timbrica autoreferente e autogenerante dall'interno dello stesso tessuto musicale, verso l'esterno, rimandando a qualcosa d'altro, a qualcosa di esterno verso cui la musica tende a rinviare oltre se stessa.

Elemento cardine di tale descrittivismo musicale è il riferimento a idee e concetti extramusicali considerati come fonti d'ispirazione di una composizione, sebbene poi praticamente tali intuizioni vengano interamente affrontate e risolte sul piano formale, non implicando pertanto necessariamente una conoscenza diretta e articolata del concetto, della fantasticheria, del sogno, dell'idea ispiratrice o di un testo specifico.

Ciò premesso, tale congruenza di connettere ed eseguire nello stesso concerto due autori alquanto simili ha permesso agli ascoltatori di percepire quasi un continuum fra i due compositori, entrambi latori di una tipologia compositiva che tende a coinvolgere l'ascoltatore incantandolo, coinvolgendolo e ipnotizzandolo senza pretendere sforzi intellettuali e cerebrali atti a sollecitare una tipizzazione d'ascolto eccessivamente canalizzato verso sforzi di localizzazione di variazioni, concatenazioni, relazioni e interconnessioni armoniche, modali, timbriche, foniche o coloristiche. In entrambi i compositori si manifesta una tipologia di scrittura che potremmo definire, per utilizzare un termine caro alla linguistica, paratattica, cioè che si sviluppa per giustapposizione di segmenti melodici. Ciò si avverte sia nella Sinfonia di Musumeci in tre movimenti che nella suite dal balletto La strada di Rota.

Per quanto riguarda la Sinfonia n. 3 in re maggiore op. 82 del compositore siciliano, presentata in prima esecuzione assoluta al Teatro Massimo Bellini di Catania, possiamo parlare di un minimalismo duttile, morbido, quasi destrutturato, mai assoluto e dogmatico. Tale minimalismo alla John Adams si salda anche con un'originalità ritmico-melodica che trae linfa da sicure simpatie di Musumeci per il repertorio russo della seconda metà del 900. La sua sinfonia, suddivisa in tre movimenti, ha mostrato di possedere un ampio respiro, avvalendosi anche di una tavolozza di colori orchestrali molto ampia e luminosa e nella quale il gioco ritmico della percussioni gioca un ruolo non certo secondario anzi oseremmo dire primario.

La suite dal balletto La strada, composto su motivi tratti dal film omonimo, si sviluppava anch'essa come una scrittura segmentata in vari temi-motivi che si snocciolano nei vari episodi della vicenda descritta, dove lo spirito circense maschera un andamento ascensionale che porta alla cristallizzazione sonora che accompagnerà le visioni di Gelsomina e che sfocerà nell'ipnotismo musicale tipico di quel minimalismo già apparso in modo eclatante nella precedente composizione di Musumeci.

Il maestro Francesco di Mauro ha condotto l'orchestra del nostro teatro con estremo garbo e delicato equilibrio, mai indulgendo a eccedenze o ridondanze espressive proto-romantiche, conservando oculata equidistanza da sonorità eccessivamente robuste da un lato, e da sonorità eccessivamente dolciastre e languide dall'altro, mantenendo quasi sempre un aplomb da distaccato ed elegante gentlemen.

Giovanni Pasqualino

18/1/2020

La foto del servizio è di Giacomo Orlando.