RECENSIONI
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direttore responsabile _ Giovanni Pasqualino_


 

 

 

 


 

Addio a Stefano Mazzonis di Pralafera

Come un fulmine a ciel sereno è piombato la sera di domenica 7 febbraio l'annuncio ufficiale della morte di Stefano Mazzonis di Pralafera.

Nato a Roma nel 1948, di nobile famiglia piemontese, dopo gli studi di diritto e un'attività professionale di giurista, con esperienze parallele tra l'altro nel Cantiere internazionale di Montepulciano ed alle Settimane musicali di Napoli, aveva abbracciato pienamente la vocazione teatrale prendendo le redini come sovrintendente del Comunale di Bologna. Nel 2007, con la tappa successiva a Liegi, assume l'incarico di direttore generale e artistico dell'Opéra Royal de Wallonie.

Da ragazzo studiava il piano e la composizione, ma le circostanze della vita gli avevano imposto altri itinerari. Riapprodato più tardi nel mondo musicale, aveva ben presto abbinato all'attività manageriale e artistica la regia dell'opera. Chi, come lo scrivente - che vive in Belgio - ha frequentato assiduamente gli spettacoli del Théâtre Royal nei quattordici anni della gestione mazzoniana, ha potuto assistere a numerosi allestimenti del patron, che, schivando agevolmente l'oleografia, si è anche distanziato dalle “stravaganze” improvvide di tanti, troppi registi più o meno noti. Basterà ricordarne i frizzanti e irresistibili Equivoco stravagante e Gazzetta rossiniani, la rinascimentale e vivida Anna Bolena e l'immaginifico Elisir “western” sul versante donizettiano, nonché le avvincenti letture verdiane di Nabucco, Ernani , Jérusalem e Don Carlos, proposto quest'ultimo giusto un anno fa in una sontuosa, penetrante edizione integrale francese, destinato ad essere il suo memorabile canto del cigno (titoli puntualmente recensiti in queste pagine). Sotto la sua direzione l'ORW ha ospitato rarità bene accolte dal variopinto pubblico: Die Lustigen Weiber von Windsor di Nicolai e Fra Diavolo, Manon Lescaut e Le Domino noir di Auber (il più francese dei compositori francesi snobbato nel suo paese). L'ultima stagione 2019-20 è stata purtroppo conclusa anzitempo dalla funesta pandemia, che ha costretto a cancellare le rappresentazioni già programmate dei reconditi Lombardi e Alzira verdiani nonché dell'ormai dimenticata Lakmé di Delibes.

All'inizio del suo mandato Mazzonis ha gestito egregiamente la ristrutturazione del Théâtre Royal, con alcune stagioni di transizione ospitate nell'accogliente Teatro tenda, già servito alla Fenice di Venezia, restituendo poi al pubblico come nuovo e più elegante e funzionale il vecchio teatro storico. Nel frattempo Liegi ha continuato ad attirare la folla cosmopolita degli opera goers da tutto il Belgio, francofono e fiammingo, ma anche dall'Olanda, dalla Germania e dalla Francia. Ogni sera per qualunque spettacolo era quasi impossibile individuare poltrone vuote, ma il “miracolo” di Mazzonis sono stati quei giovani e giovanissimi spettatori accorsi in massiccio, entusiastico drappello. Il patron del resto ha varato stagione dopo stagione cartelloni ambiziosi quanto allettanti, invitando artisti e direttori di prestigio internazionale.

Ma sic transit gloria mundi. Addio, caro Stefano, sentiremo a lungo la mancanza del tuo sorriso amabile.

Fulvio Stefano Lo Presti

12/2/2021