RECENSIONI
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direttore responsabile _ Giovanni Pasqualino_


 

 

 

 


 

Le nozze di Figaro

alle Settimane Musicali di Vicenza

Felicissima esecuzione de Le Nozze di Figaro, il titolo mozartiano scelto dal direttore artistico, fondatore e concertatore della XXV Edizione della Settimane Musicali al Teatro Olimpico. La rassegna vicentina ha raggiunto negli anni un livello rilevante nel panorama regionale delle manifestazioni musicali, programmando opere liriche, concerti da camera tematici e quest'anno una doppia esecuzione della Petite Messe Solennelle di Gioachino Rossini, nell'ideazione lungimirante di Giovanni Battista Rigon.

Con le quattro recite in programma del dramma giocoso, in quattro atti su libretto di Lorenzo da Ponte, si conclude il ciclo delle tre opere mozartiane con la regia di Lorenzo Regazzo e Rigon sul podio. L'ambiente del Teatro Olimpico, capolavoro di Andrea Palladio, è una delle visioni più stupefacenti dell'arte architettonica rinascimentale, e per tale prerogativa sottoposto a rigidi vincoli di utilizzo, pertanto la scenografia era composta di pochissimi elementi che la sovrintendenza alle belle arti ha permesso di utilizzare. Regazzo, come nelle altre occasioni, ha voluto fortemente modernizzare il dramma, rilevando e accentuando gli spunti di una società settecentesca che si possono discernere anche nella nostra epoca. Idea non nuova, tuttavia la felice intuizione del regista non si rifà al già visto ma inventa e suggerisce intuizioni garbate che devono far scaturire nel pubblico il sottile ragionamento che in tutte le epoche tradimenti, sotterfugi, ambiguità, accomodamenti si sono sempre perpetrati, magari in meccanismi diversi ma con prodotto eguale. Dunque abbiamo un Conte che supportato dalla sua posizione seduce più per potere che per fascino, una Susanna anche innamorata del suo Figaro, ma dedita agli intrighi di Palazzo e anche ad altri vizi diversi dal compito di cameriera. La contessa, donna infelice e trascurata, ha solo quale consolazione la posizione sociale che tiene ben stretta sottostando ai diversivi del marito, speranzosa di futuri più amorevoli. Figaro, buon giovane, scaltro e pragmatico, non si fa cruccio delle usanze sia di palazzo sia della futura sposa, e nel suo assolo sentenzia il genere femminile, sapendo cosa lui deve fare per viver meglio. Il regista mette molta carne al fuoco in questo contesto di società non proprio moralmente elevata, ma con giusta causa sottolinea in parallelo gli stili di vita antichi e moderni, volendo e giustamente credendo che le cose non sono molto cambiate. I personaggi sono tutti molto focalizzati e ben istruiti in una drammaturgia sempre incalzante e molto teatrale, ironica e coinvolgente. Anche le parti di fianco sono tutte focalizzate in un loro coinvolgimento in questa narrazione moderna, lo fanno in modo sarcastico e con ottima arte teatrale, adattandosi ai suggerimenti del regista con assoluta disinvoltura. L'unico appunto che potrei rivolgere a Regazzo è di aver mescolato troppe cose in queste Nozze, talune anche non chiaramente decifrabili, e di aver voluto affettare molte scene in una chiara impostazione moderna, mentre per chi scrive, avrebbe potuto restare più in equilibrio nell'ambiguità non tanto celata del libretto e del carattere dei personaggi. Poco funzionale la caratterizzazione di Don Curzio come lo scemo del palazzo, balbuziente e in pantaloncini corti, e soverchio il selfie nel finale atto I, ma è solo idea personale. Ottimo il lavoro di Carla Conti Guglia, scenografa, e molto belli ed eleganti i costumi attuali di Riccardo Longo, al quale tuttavia suggerisco maggior attenzione al fisico dei cantanti nel far loro indossare mise molto minime.

Sul versante musicale abbiamo trovato in Giovanni Battista Rigon l'artefice assoluto di questa bellissima esecuzione. Già sapevamo che è esperto mozartiano ed eccellente concertatore, anche in quest'occasione abbiamo ritrovato l'eccellente musicista, cui va riconosciuto il grande senso musicale-teatrale, una ricca e sfaccettata tavolozza di colori, e una ricercata perizia del particolare. La direzione di Rigon è sempre stata precisa e lineare con tempi incalzanti mai trasbordanti, l'elemento giocoso è stato trattato, o meglio plasmato, con arguta grazia, preferendo un compiaciuto equilibrio e mai rifuggendo nell'estremo. Dobbiamo aggiungere che l'Orchestra di Padova e del Veneto è stata partecipe di un'ottima prestazione, attenta alle indicazioni del maestro e mai sentita cosi precisa e nitida nel suono. Altro merito di Rigon è stato quello di eseguire l'opera nella versione integrale, comprese le arie di Marcellina e Basilio, solitamente omesse, e di aver suddiviso l'opera in due parti con un solo intervallo, diversamente da quanto era stato preventivato in origine. Molto buona la prova del coro I Polifonici Vicentini istruito da Pierluigi Comparin. Un particolare plauso va al maestro al cembalo Stefano Gibellato, bravissimo nell'accompagnare i fondamentali e lunghi recitativi.

Il cast era molto omogeneo, ben assortito nei rispettivi ruoli vocali e molto rilevante nella recitazione. Daniele Caputo, Figaro, è un giovane baritono di ottime caratteristiche vocali, preciso, brillante, che ha reso il personaggio con splendidi accenti canori. Sullo stesso piano e mai petulante era la Susanna di Carolina Lippo, altrettanto incisiva e raffinata cantante. Marco Bussi, il Conte d'Almaviva, sfoderava il suo istrionico accento e l'innata musicalità in un ruolo calzato a pennello anche scenicamente, classe e fraseggio hanno contribuito all'ottima realizzazione. Patrizia Bicciré, la Contessa Rosina, è stata chiamata all'ultimo per sostituire una collega infortunata, debuttando il ruolo. Il giudizio non può essere che positivo, ha superato la prova sfoderando il talento musicale che le riconosciamo da tempo, cantando con grande garbo e stile cui va aggiunta una pertinente vena malinconica ma aristocratica che il personaggio richiede. Molto brava Margherita Rotondi, esuberante Cherubino, giovanile, malizioso e ben calibrato in una voce rotonda e precisa. Impagabile scenicamente la Marcellina di Giovanna Donadini, scatenata e divertentissima cui va sommata la consueta professionalità. Molto buono il Bartolo di Antonio De Gobbi, e bravo il Basilio di Filippo Pina Castiglioni acidissimo prete di campagna rifinito nei suoi compiti vocali. Non ultimi, ma relegati ai loro marginali interventi, Elvis Fanton, Francesca Cholevas e Claudio Zancopè, rispettivamente Don Curzio, Barbarina e Antonio, che hanno dimostrato ottime capacità canore e interpretative.

Alla prima recita il Teatro era del tutto esaurito in ogni posto, e al termine il pubblico ha decretato un convinto e meritato successo a tutta la compagnia.

Lukas Franceschini

13/6/2016

Le foto del servizio sono di Luigi De Frenza.