RECENSIONI
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direttore responsabile _ Giovanni Pasqualino_


 

 

 

 


 

L' Orchestra dell'Accademia Teatro alla Scala

al Bellini di Catania

Martedì 6 dicembre al Teatro Massimo Bellini di Catania si è esibita l'Orchestra dell'Accademia della Scala, compagine nata nell'ambito dei corsi di perfezionamento finalizzati all'inserimento di giovani strumentisti nel mondo della musica. Il programma della serata prevedeva la Sinfonia n. 1 in do maggiore op. 21 di Ludwig van Beethoven e la Sinfonia n. 1 in do minore op. 68 di Johannes Brahms, entrambe costituenti il debutto dei due grandi compositori nel genere sinfonico.

Carl Maria von Weber nutriva una profonda venerazione per la Sinfonia in do maggiore che egli arrivò a definire «…un torrente di fuoco». La partitura venne ultimata intorno al 1799 e la prima esecuzione ebbe luogo il 2 aprile del 1800 a Vienna. Certo l'opera risente ancora di certi influssi di Haydn e di Mozart ma è anche sostenuta da un eccesso di energie e dall'ingenuo piacere di vivere, presentando anche sensazioni gioconde e fulgida luminosità.

Brahms compose la sua prima sinfonia all'età di 43 anni dopo averla rimuginata e maturata per tanti anni. Infatti egli fu frenato e inibito, così come tanti altri grandi musicisti dell'epoca, dall'esempio del grande di Bonn, come egli stesso ebbe a confessare al suo grande amico e direttore d'orchestra Hermann Levi: «Tu non puoi immaginare che cosa significhi per noialtri sentire i suoi passi dietro di noi». Questo sotterraneo e ammiccante filo conduttore sotteso al concerto presentato al pubblico etneo si è avvalso della gagliarda direzione orchestrale di Roland Böer, il quale ha congruentemente e deliberatamente sottolineato questa continuità fra sinfonismo beethoveniano e sinfonismo brahmsiano, come tappe ineludibili e fondamentali del processo filogenetico di una forma musicale che troverà il suo definito appagamento e la sua enfasi estrema in Bruckner e Mahler.

Lo scavo delle stratificate strutture e della materia armonica delle due splendide pagine musicali venivano enucleate dal conduttore tedesco con inusuale tempra energetica e con un controllo e definizione delle sonorità filtrate dall'acuta analisi e da una lettura scrupolosa nella quale l'esegesi diveniva esaltazione e valorizzazione delle interconnessioni e dei vari rimandi tematici. Anche in passi segnati con la marcatura ff (fortissimo) non debordavano mai nel frastuono, così come i passi evidenziati con pp (pianissimo) non si perdevano mai in una indefinita ed imprecisa evanescenza sonora ma si fissavano sempre in contorni netti, limpidi, definiti e rifiniti.

La valente orchestra giovanile dell'Accademia Teatro alla Scala ha assecondato con grande compostezza, precisone, professionalità e soprattutto con traboccante generosità e partecipazione la magistrale scrupolosità dell'eccellente Roland Böer, al quale dobbiamo rimproverare solo un eccessivo contegno ed un'esagerata compostezza teutonica (probabilmente forse anche un palese rigurgito di divismo) che dopo ben tre chiamate alla ribalta di un pubblico acclamante ed esultante non gli ha permesso di concedere neanche un solo piccolissimo bis!

Giovanni Pasqualino

7/12/2016

La foto del servizio è di Giacomo Orlando.