RECENSIONI
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direttore responsabile _ Giovanni Pasqualino_


 

 

 

9/4/2016

 

 


 

Barcellona

Torna il grand-opéra padano

La Gioconda, molto amata del pubblico del Liceu, è tornata nello stesso allestimento per la regia di Pier Luigi Pizzi, autore anche di scene e costumi, vista nella serata inaugurale della stagione 2005. Questo spettacolo si vede sempre con piacere; è semplice e colorito, c'è del movimento anche se qualche volta (secondo atto) le situazioni sono contrarie al libretto – i marinari cantano tutti tra le quinte, Barnaba canta la sua barcarola a delle belle signore che non si sa perchè arrivino e se ne vadano via. La coreografia di Gheorghe Iancu per la celeberrima ‘danza delle ore' (che non si vedono nè sentono troppo) risulta sempre gradita anche se questa volta al posto di Ángel Corella c'è il pur bravo Alessandro Riga e come sempre l'efficacissima Letizia Giuliani (le altre ballerine non si sa da dove vengano). Gli interpreti fanno un po' a piacer loro seguendo però determinati lineamenti. L'orchestra veniva diretta da Guillermo García-Calvo, di frequente presenza alle case liriche di Vienna, che qui si presentava per la prima volta. Come sempre, risulta affidabile ma delle volte si limita a battere il tempo – già dalle frasi più intensamente liriche del preludio – ma concerta bene e ha molto presente il rapporto con il palcoscenico. L'orchestra fa un buon lavoro come anche il coro (istruito da Conxita García) che qualche volta però dovrebbe essere più numeroso o risultare più sonoro.

Anche come al solito i cantanti principali sono il principale scoglio per una recita riuscita. Ponchielli scriveva bene per le voci ma in modo difficile, forse per il fatto che il ruolo della protagonista veniva scritto per la sua compagna di vita, la Mariani-Masi (che era anche alla prima dell'opera al Liceu), una voce davvero singolare. Questa volta doveva essere il veicolo per Iréne Theorin, che lasciava per qualche settimana le brume vagneriane, e per Anna Pirozzi. Al momento di scrivere queste righe la signora Theorin ha solo cantato una recita (che ho visto), sostituita in altre dalla brava Saioa Hernández, che aveva molto successo l'anno scorso in Italia con lo stesso personaggio. Theorin forse ancora non del tutto ripresa da una malattia ha sorpreso perchè i momenti migliori erano quelli dove il suono veniva raccolto in filati. Invece parecchi acuti risultavano fissi o gridati, le poche agilità richieste mancavano all'appello, e il centro era poco pulito e ondeggiante, meglio il grave, ma si capiva poco di quanto cantava. L'attrice era, cosa scontata, molto intensa. La Pirozzi ci offriva una voce molto più adatta, libera e sicura in acuti e piani, meno interessante e di volume limitato in centro e soprattutto in grave. Enzo veniva cantato da Brian Jagde e Stefano La Colla. Bella figura e bella voce il primo anche se piazzata per la maggior parte un po' indietro; timbro ‘italiano' ma non bellissimo e con limiti d'intonazione e di emissione in acuto il secondo, anche piuttosto imbarazzante come interprete. Dolora Zajick debutava la parte di Laura, che almeno adesso non fa per lei da nessun punto di vista. Meglio, senza gridare al miracolo, Ketevan Kemoklidze, troppo ingolata. Il cattivissimo Barnaba offriva un'opportunità interessante a Gabriele Viviani che cantava bene ma con tendenza a crescere e non si curava troppo dell'interpretazione. Corretto senza troppo rilievo (con un'emissione per certi versi discontinua) Luis Cansino nel secondo cast. Ildebrando D'Arcangelo fa sempre bella figura ed è un bravo artista; canta anche bene ma non ha i gravi per la parte di Alvise. Contrariamente Carlo Colombara sì è un vero basso ma oimè l'acuto sembra compromesso e anche il volume è diminuito: conosce molto bene l'allestimento perchè c'era già nel 2005. La Cieca era sempre María José Montiel, che è un mezzosoprano non troppo scuro anziché il contralto che si richiede. Aveva molto successo ma tranne nell'aria (dove faceva sentire pianissimi anzichè gravi e note prolungate al limite dell'esagerazione) non la si sentiva troppo e per di più sembrava un soprano. Non esiste che Laura abbia voce più scura e rigogliosa nei centri e gravi di quella della Cieca. Corretti i comprimari, in particolare Carlos Daza e Beñat Egiarte, baritono e tenore rispettivamente. Molto pubblico sempre festante.

Jorge Binaghi

13/4/2019

La foto del servizio è di Antonio Bofill.