RECENSIONI
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direttore responsabile _ Giovanni Pasqualino_


 

 

 

 


TEATRO MACHIAVELLI

PROGETTO KAFKA

(14-18 giugno 2016)

 

Nell'ambito della programmazione primaverile del Teatro Machiavelli – alla cui organizzazione concorrono il Dipartimento di Scienze Umanistiche dell'Università di Catania, la Camerata Polifonica Siciliana, l'Associazione Ingresso Libero e la Fondazione Lamberto Puggelli – si è svolta un'interessante iniziativa dal titolo Progetto Kafka-Metamorfosi. Letture Seminari, Performance. Articolato in più giornate, dal 14 al 18 giugno, il progetto è stato ideato da Grazia Pulvirenti e da Riccardo Insolia, nella ricorrenza del centenario della pubblicazione di Die Verwandlung (La metamorfosi), il più noto tra i racconti del boemo Franz Kafka, uno dei 'grandi' della letteratura europea del Novecento. Il racconto, scritto nel 1912, fu pubblicato in realtà tra l'ottobre e il novembre del 1915, ma la prima edizione (Kurt Wolff Verlag - Leipzig) reca la data del 1916.

Com'è noto, nella M etamorfosi, il protagonista, il metodico commesso viaggiatore Gregor Samsa, risvegliandosi una mattina, si accorge di essersi trasformato "in un enorme insetto", ossia in un disgustoso scarafaggio. Le paradossali e talora umoristiche vicende che si susseguono lungo i tre capitoli in cui è articolato il racconto, sono narrate da Kaka con il suo consueto asettico distacco cronachistico, e conducono il lettore in un labirinto di situazioni angoscianti in quanto assurde, sebbene presentate come se fossero reali. Esse infine rivelano – attraverso la descrizione dell'incomunicabilità e delle crudeltà che via via dividono lo scarafaggio-Gregor dai suoi familiari, ma che in realtà erano sempre state presenti nei loro rapporti – la loro devastante forza metaforica nel misurare il punto di non ritorno raggiunto dallo stato di alienazione dell'uomo moderno, anonimo ed isolato nella società di massa delle grandi metropoli europee di inizio secolo.

Il progetto, che è stato coordinato da Giovanni Ferrauto, Andrea A. Maccarrone, Giuseppe Montemagno, Carmelo Motta ed Elisabetta Vinci, ha inteso proporre – citiamo dal testo di presentazione che si legge in locandina – «una riflessione sul significato del lavoro kafkiano e sul tema della "metamorfosi" in vari ambiti disciplinari (letteratura, musica, informatica, fisica, etc...)», avvalendosi nel corso della varie giornate della partecipazione di studiosi quali Giuseppe Barone, Mark Anderson, Giovanni Gallo, Antonio Pioletti, Ferdinando Testa.

Nella serata d'esordio è stata proposta una performance con Giordano Mandolaro dal titolo Wobble Message - rotazione fuori piano, con la scenografia portatile di Beatrice Tamà, le musiche di Simone Liotta, una produzione video di Alessandro De Filippo, Marcella Lombardo e Alessandro De Caro, e con la regia e i movimenti coreografici di Donatella Capraro.

I tre capitoli della M etamorfosi sono stati letti nei tre giorni successivi da attori che hanno lavorato a lungo con il grande regista Lamberto Puggelli, alla cui memoria il progetto è stato idelmente dedicato: nell'ordine, Massimo Foschi, Umberto Ceriani e Guia Jelo. Nel pomeriggio del 16 giugno, i tre attori hanno anche voluto ricordare con proprie testmonianze, insieme a Carmelita Celi e a Grazia Pulvirenti, un amico e un compagno di tante imprese artistiche: il noto attore e regista Piero Sammataro, scomparso a Catania, dove da tempo risiedeva, alla fine del 2013, poco tempo dopo aver festeggiato i cinquant'anni di attività teatrale.

Un aspetto molto stimolante del progetto è stato costituito dal connubio testo/musica; ad ogni lettura kafkiana è stato infatti affiancato un momento sonoro, con composizioni di autori siciliani create per l'occasione.

Per il primo capitolo sono state eseguite musiche elettroacustiche di Giovanni Saitta, con la partecipazione della pianista Graziella Concas; per il secondo capitolo, musiche di Giovanni Ferrauto eseguite dall'Offerta Musicale Ensemble (Carmelo Dell'Acqua, clarinetto; Gioacchino Pantò, violino; Graziella Concas e Riccardo Insolia, pianoforte a quattro mani); ed infine, per il terzo capitolo, musiche di Luciano Maria Serra eseguite dal violinista Marco Mazzamuto e dai violoncellisti Sergio Mazzamuto e Giulio Nicolosi.

Abbiamo assistito alla serata del 17 giugno, in cui Umberto Ceriani ha reso una lettura impeccabile e coinvolgente del secondo capitolo della Metamorfosi, integrando con efficacia la propria recitazione con gli interventi dell'Offerta Musicale Ensemble.

Al termine della riuscita performance, Ceriani, Ferrauto e gli strumentisti sono stati a lungo applauditi dal pubblico.

 

INTERVISTA A GIOVANNI FERRAUTO

 

Abbiamo chiesto al maestro Giovanni Ferrauto di illustrarci la sua composizione Moduli, nata nel maggio scorso, proprio per accompagnare la lettura del secondo capitolo della Metamorfosi di Kafka.

DM – Maestro Ferrauto, può indicarci le fonti d'ispirazione di questo suo recentissimo lavoro?

GF - Il rapporto fra la voce recitata è la musica è stato da sempre una fonte di interesse e di sperimentazione per la mia creatività. In tal senso mi piace citare, tra i miei lavori, i Cinque pezzi su liriche di Guido Orecchio pubblicati nel 1995 sulla rivista "Archivio - Musiche del XX Secolo", edita dal CIMS (Centro per le Iniziative Musicali in Sicilia); ed inoltre Voci, melologo ispirato all'Encomio di Elena di Gorgia da Leontini, che ho realizzato nel 2000, e Il quartetto Infelice, opera da camera su libretto di Giovanni Rigamonti, scritta nel 2003. E dunque non mi sono lasciato sfuggire l'occasione di cimentarmi con uno dei massimi capolavori della letteratura tedesca moderna, qual è appunto La metamorfosi di Kafka.

DM - In che termini definirebbe il rapporto che lei stabilisce tra la sua musica e i testi di volta in volta scelti?

GF - Nelle composizioni che ho prima citato, la parola e la musica sono, sia pur in modi diversi, strettamente intrecciate sin dalla notazione in partitura. In Moduli , invece, ho trattato in modo del tutto diverso il rapporto fra i due linguaggi.

Ho pensato infatti che la lettura del testo di Kafka, così fortemente caratterizzato, nella sua asciutta essenzialità, da una narrazione quasi "giornalistica" non si amalgamasse con una musica che la commentasse in tempo reale, cercando di cogliere nel testo elementi metaforicamente trasponibili in musica. La mia scelta si è quindi orientata verso una sorta di 'suite', composta da cinque pezzi - i "moduli" del titolo, per l'appunto -, che fungono da cornice alla segmentazione della narrazione.

Il rapporto che ho stabilito tra la mia musica ed il testo del secondo capitolo della Metamorfosi è quindi indiretto, nel senso che la mia ricerca espressiva si è rivolta alla valorizzazione degli elementi formali e concettuali, invece che all'individuazione di singoli momenti descrittivi.

DM – Scendendo adesso nei dettagli, vuole illustrarci la struttura dei cinque 'moduli'?

GF - Innanzi tutto, volendo procedere ad una sintesi degli atteggiamenti formali ed espressivi, potrei individuare tre ambiti principali:

  Meccanicismo e spersonalizzazione (con riferimento all'estetica futurista e a quella espressionista)

  Isolamento, espresso da un lirismo che ripiega drammaticamente su se stesso.

  Asimmetria e contrasto.

Questa è invece una breve descrizione dei cinque pezzi:

Larghetto. Una cellula melodica di tre note (semitono e terza minore - presa in prestito da Anton Webern) viene sviluppata in senso lirico e in un crescendo espressivo e dinamico. Lo straniamento è ottenuto mediante un secondo elemento tematico fisso e glaciale (un'idea simile si trova nel preludio debussyano Des pas sur la neige), eseguito costantemente dal primo pianoforte.

Marcetta. Costruito in forma di movimento meccanico con ritmica fortemente scandita; un carattere che può ricordare molto da vicino certi andamenti ritmici di Prokofiev, così come L'Histoire du soldat di Stravinskij.

Spettrale. Si tratta di una lancinante cadenza del violino, dal tratto fortemente espressionistico, lievemente accompagnata e straniata da meccanici accompagnamenti degli altri strumenti.

Rondello. Movimenti ad incastri sempre variabili (penso al gioco delle costruzioni per bambini del Lego) che danno l'idea di un meccanismo robotico ed automatico che si autogenera,variando se stesso.

Vivo. Questo è il pezzo più complesso della 'suite', in quanto utilizza una ritmica asimmetrica assai variegata. I temi, ognuno con una diversa articolazione ritmica e fraseologia, vengono presentati prima in maniera separata e successivamente sovrapposta. Proprio questa loro diversità e difficoltà (o impossibilità) di integrazione suggerisce in chi ascolta un'idea di profonda incomunicabilità.

DM - Ascoltando i cinque brani, si avverte con frequenza la presenza di innesti melodici e armonici mediorientali.

GF - Considerando l'aspetto armonico e quello melodico, posso genericamente dire che il materiale nasce dall'elaborazione orizzontale e verticale delle cellule generatrici con l'ausilio di modi e scale ortofoniche variamente combinate.

In ogni caso l'intervallo melodico della cellula primaria è caratteristico delle scale arabe ed è riscontrabile con frequenza anche nella musica ebraica.

DM - Alla fine dell'entusiasmante lettura del capitolo kafkiano resa da Umberto Ceriani, L'Offerta Musicale Ensemble ha eseguito un brano particolartmente suggestivo, " Bay a Glezele Mashke" , che è stato poi replicato come bis.

GF - Si tratta di una melodia ebraica di cui ho curato, proprio per quest'occasione, l'armonizzazione e la trascrizione per pianoforte a quattro mani, clarinetto e violino. Nella parte conclusiva Riccardo Insolia ha utilizzato anche un tamburello.

Dario Miozzi

4/7/2016