RECENSIONI
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direttore responsabile _ Giovanni Pasqualino_


 

 

 

 


 

Turandot

al Teatro Greco di Siracusa

La ormai annosa questione riguardante l'amplificazione degli spettacoli di lirica sembra oramai vieta e obsoleta. Realizzare un melodramma en plain air, cioè in ampi spazi aperti senza adeguata diffusione del suono appare sempre più pericoloso, soprattutto per i rumori esterni alla zona della rappresentazione che possono sovrastare quelli della musica e delle parole. Dall'abbaiare di un cane al passaggio di un elicottero o di un aeroplano, dalla sirena di un'ambulanza ai giochi d'artificio d'un paese vicino, dal karaoke di un pub alla banda paesana, tutto concorre a non far percepire chiaramente il messaggio sonoro. Ma non solo, direbbe un malizioso, tale pratica, di contro, potrebbe anche servire a dare maggior volume a orchestre anemiche e a cantanti sfiatati, in modo tale da sopperire a reali carenze artistiche che con tale artificio vengono ad essere ben nascoste e occultate.

L'esubero di decibel segna anche un pratica acustica che dall'epoca del Rock and Roll ad oggi sembra oramai acquisita e assodata dalla musica moderna e contemporanea, dove non solo gli esecutori ma anche e soprattutto gli ascoltatori gradiscono sempre più udire la musica “a tutto volume”: vedi discoteche, concerti di musica pop, festival, raduni musicali.

Questa pratica invasiva sembra ormai essere stata assunta anche da storiche e affermate kermesse di musica lirica estive, come quelle dell'Arena di Verona, dello Sferisterio di Macerata, del Teatro Antico di Taormina e così via. Pertanto nulla da eccepire se la Turandot di Giacomo Puccini andata in scena al Teatro Greco di Siracusa lo scorso 3 agosto era fortemente amplificata e non solo. Poiché tale amplificazione riguardava non solo i cantanti ma perfino l'intera orchestra, che quando suonava forte copriva di fatto tutto ciò che proveniva dal palcoscenico creando un vero e proprio muro sonoro davvero invalicabile a orecchio umano!

La regia di Enrico Stinchelli, stante le premesse sopraesposte, non è riuscita a creare una vera e propria dialettica fra golfo mistico e palcoscenico, anzi esibiva una certa slegatura fra le due componenti. Inoltre il coro e le masse sceniche ingombravano spesso il palcoscenico in modo eccessivo rendendo i movimenti stessi esageratamente addensati e costipati. Di particolare freschezza e avvenenza ci sono invece apparsi i costumi di Franca Squarciapino che fra l'altro sfoggiavano anche delle bellissime forme e variegati colori.

Il maestro concertatore e direttore d'orchestra James Meena, ha dato una lettura della partitura eccessivamente sopra le righe. I suoi fortissimo erano veramente eccessivi e a volte proprio stordenti. Qualche attacco è stato impreciso e qualche volta l'orchestra copriva totalmente coro e cantanti. Insomma il maestro si è distinto per eccessiva esuberanza di volume sonoro!

Il tenore Marcello Giordani (Calaf), fra l'altro produttore dello spettacolo, è stato come al solito molto musicale, prodigo e generoso, tuttavia la sua splendida voce di un tempo comincia a mostrare delle incrinature e increspature che sembrano non consentirgli più di esibire con forza e baldanza il suo squillo tenorile, adesso più attenuato e alquanto affievolito. Elina Ratiani è stata una Turandot molto convincente sia nella resa drammaturgica che vocale, esibendo forza, eleganza e buon controllo della sua luminosa vocalità. Inoltre la brava cantante riusciva anche a sfoggiare un ottimo fraseggio e splendidi legati.

Su Sharon Azrieli (Liù) non azzardiamo alcun giudizio, poiché già l'annunciatrice della serata aveva dichiarato che la cantante stava poco bene per un'indisposizione e per malore alle corde vocali (l'ascolto di fatto confermava la sua carenza di forma fisica). Il coro preparato dal maestro Francesco Costa ha cercato di districarsi al meglio ma di fatto la conduzione di Meena ha imposto delle sonorità che a noi sono parse eccessive, sovrabbondanti e alquanto pesanti.

Il folto pubblico intervenuto ha mostrato di gradire la rappresentazione e ha applaudito con un certo calore e con una certa partecipazione.

Giovanni Pasqualino

4/8/2019