Le fonti letterarie dell'Anello del Nibelungo
di Richard Wagner
Intorno alla metà dell'Ottocento Richard Wagner comincerà ad elaborare la sua teoria estetica che auspica la nascita della Gesamtkunstwerk, cioè l'opera d'arte totale, incontro e fusione di poesia, danza e musica la cui espressione sarà il Wort-Ton-Drama. Con questa riforma del melodramma il compositore tedesco sosteneva anche che l'autore di un'opera lirica non doveva essere solo musicista, ma doveva esprimere la sua creatività intervenendo sull'intera rappresentazione occupandosi anche dei testi, delle scene, delle luci, della regia e di tutto quanto serviva alla messa in scena di uno spettacolo, al punto che l'opera a cui egli aspirava si configurava come una fusione organica assoluta di musica, testo poetico e azione drammatica. Il pensiero estetico wagneriano troverà la sua totale realizzazione nella creazione della tetralogia intitolata L'anello del nibelungo, ispirata alle leggende della mitologia germanica e strutturata in quattro opere che la compongono per un totale di circa quattordici ore di ascolto: L'oro del Reno, La Walkiria, Sigfrido, Il crepuscolo degli Dei. Sul piano musicale la sua più significativa innovazione fu l'introduzione del leitmotiv, cioè un breve motivo conduttore che si ripete durante lo svolgimento dell'opera per indicare un personaggio o una particolare situazione. Per quanto riguarda la struttura delle opere, Wagner costruisce i suoi lavori secondo i seguenti principi: il predominio del canto e della voce non devono essere mai assoluti; la musica serve per definire e svolgere l'azione drammatica e non deve mai essere messa in secondo piano dalle voci; la melodia deve seguire l'andamento strofico e pertanto diventa una specie di declamato. Infine, volendo creare un teatro nazionale, i soggetti della tetralogia sono ispirati alle tradizioni della mitologia scandinava e germanica.
La genesi del progetto del ciclo de L'anello del nibelungo risale al 1848, ma passarono parecchi anni perché giungesse a termine. Venne ultimato nel 1876 e venne rappresentato per la prima volta nell'agosto dello stesso anno nella Festspielhaus di Bayreuth, il teatro d'opera fatto costruire da Luigi II di Baviera, grande ammiratore del compositore, proprio per la rappresentazione delle sole opere wagneriane.
Nella creazione dei testi del ciclo l'Anello del nibelungo Richard Wagner si avvalse dei canti dell'Edda, del Nibelungenlied, della Saga dei Volsunghi e di altri scritti, rielaborandoli e riadattandoli secondo le sue esigenze narrative e drammaturgiche. Lo stesso musicista ebbe a scrivere: «Cercai di rendermi familiare, per quanto mi era possibile senza una vera conoscenza delle lingue scandinave, l'Edda come pure gli abbozzi in prosa del nucleo principale dei poemi eroici».
L'interessante pubblicazione di Francesco Sangriso dal titolo Le fonti nordiche del Ring. La mitologia di Wagner, uscito l'anno scorso per le edizioni Vocifuoriscena, si occupa di studiare e analizzare le trame e i vari intrecci del testo wagneriano con le sue fonti primarie redatte in lingua norrena, con particolare riguardo a cosa venne utilizzato e cosa venne espunto dal compositore tedesco e infine cosa e come venne manipolato per la resa drammaturgica dei quattro libretti. Francesco Sangriso, profondo studioso laureato in lingue e letterature scandinave presso l'Università di Genova, dove fra l'altro è cultore di Filologia Germanica, riesce a mettere bene in luce i tratti più significativi dell'operazione wagneriana, improntata sicuramente a una innata visionarietà creativa ma guidata anche da opportunismi ideologici, linguistici e storici. Un volume agile e nello stesso tempo molto utile che ogni appassionato wagneriano dovrebbe possedere e meditare.
Giovanni Pasqualino
3/3/2020
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