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direttore responsabile _ Giovanni Pasqualino_


 

 

 

 


 

La musica e il cinema muto

Rapsodia Satanica di Pietro Mascagni

Pietro Mascagni è assolutamente noto al grande pubblico per aver composto Cavalleria Rusticana, melodramma che riuscì in modo magistrale a rendere musicalmente non solo l'atmosfera sanguigna e violenta della novella di Giovanni Verga, ma soprattutto, cosa ancor più stupefacente se si pensa che il compositore era livornese, l'asprezza della campagna siciliana divorata dal sole, con i suoi odori penetranti, i suoi sontuosi colori, il tutto unito a quella religiosità cupa e barocca che permeava le vite dei paesani, determinandone certo le reazioni e i comportamenti.

Meno noto è invece Mascagni come primo compositore di professione ad aver firmato la colonna sonora di un film muto, in un'epoca nella quale la musica che accompagnava il film doveva essere perfettamente sincronizzata alla pellicola, in quanto veniva materialmente eseguita da un'orchestra durante la proiezione. Il musicista livornese firmò infatti la musica per Rapsodia satanica, un film del 1917 firmato dal regista Nino Oxilla, con protagonista una delle grandi star del cinema muto, la bellissima e inquietante Lyda Borelli. La pellicola, fortunosamente ricostruita, era già stata proiettata nel centenario del colossal Cabiria presso l'Auditorium RAI di Torino il 21 giugno del 2014, con la musica di Mascagni eseguita dall'Orchestra Sinfonica Nazionale della RAI: si tratta di un film di grande interesse storico, tratto da un poema di Fausto Maria Martini del 1915, che narra la vicenda di un'anziana dama dell'alta società, dal nome parlante, Alba d'Oltrevita, che ottiene da Mephisto il dono della seconda giovinezza, a patto che non si innamori mai di nessuno. Naturalmente ciò non avviene, e la donna finirà nell'abbraccio mortale del demonio, ma quel che più conta è l'atmosfera panica di tipo dannunziano che il film riesce a creare, con gli scarsi mezzi dell'epoca, atmosfera sottolineata dal lusso sfarzoso e orientaleggiante degli interni, ai quali fa da contraltare la solarità quasi abbagliante degli esterni, in una primavera lucreziana che, ridestando la natura, spinge insensibilmente ma inesorabilmente la donna verso l'amore. Un film colto e raffinatissimo, dove lo stereotipo della femme fatale che conduce gli uomini al suicidio si salda col mito faustiano volto al femminile, e che la musica di Mascagni accompagna passo passo, quasi un vero e proprio poema sinfonico.

Il concerto del 9 luglio al Teatro Antico di Catania, organizzato dal Bellini di Catania nell'ambito della rassegna Notti d'estate al Teatro Antico di Catania, prevedeva appunto una serata interamente dedicata al compositore livornese, che prendeva spunto dal centenario del film Rapsodia satanica. Un maxischermo proiettava la pellicola, mentre l'orchestra del nostro teatro, guidata con mano sicura e con gusto raffinatissimo dal maestro Marcello Panni, eseguiva appunto la musica, ricreando anche visivamente il modo di andare al cinema del primo Novecento.

La proiezione è stata preceduta da altre musiche di Mascagni, e bisogna ancora notare come l'esecuzione del celeberrimo Intermezzo da Cavalleria Rusticana sia stata solo terza, dopo il raro Intermezzo da Amica e il Sogno dall'atto III del Guglielmo Ratcliff, quasi a offrire al pubblico una reale e non oleografica panoramica della produzione del compositore.

L'orchestra del Bellini, certo nella sua forma migliore, ha suonato in maniera davvero splendida, riuscendo a eviscerare non solo la dolcezza delle composizioni di Mascagni, specie nell'Intermezzo da Cavalleria e nel Sogno dal Ratcliff, con un dosaggio molto equilibrato delle sonorità e dei tempi, slargati quanto bastava per permettere di gustare appieno la melodia, ma anche l'aspetto coloristico, descrittivo e prettamente sinfonico dell'Intermezzo da Amica e soprattutto di Rapsodia Satanica, eseguita in perfetto sincronismo con la pellicola che veniva proiettata.

Un concerto che, come molti altri della stagione invernale, conferma ancora una volta la valida idea di fondo della direzione artistica e della sovrintendenza del Teatro, tesa a interpretare la musica non solo come grande e conosciutissimo repertorio, ma anche nelle sue interazioni culturali, cioè come compagna di altre arti, quali la letteratura e appunto il cinema, cosa che guida alla riscoperta di composizioni validissime ma quasi dimenticate, facendo in tal modo del teatro musicale un vero e proprio strumento di approfondimento storico e sociologico.

Giuliana Cutore

10/7/2017

Le foto del servizio sono di Giacomo Orlando.