RECENSIONI
-

_ HOMEPAGE_ | _CHI_SIAMO_ | _LIRICA_ | _PROSA_ | _RECENSIONI_| CONCERTI | BALLETTI_|_LINKS_| CONTATTI

direttore responsabile _ Giovanni Pasqualino_


 

 

 

 


 

Ein Deutsches Requiem op. 45 di Johannes Brahms

al Teatro Bellini di Catania

La Messa da Requiem o Messa Pro Defunctis contiene un'ambiguità o sarebbe meglio dire un'imprecisione semantica che bisognerebbe chiarire fin dall'inizio. Infatti la parola Requiem si trova all'inizio di un canto il cui testo è derivato dal IV libro di Esdra, volume canonico fino al quinto secolo ma poi espunto dalla Sacra Bibbia come “apocrifo”. Difatti il culto dei morti, pertanto la preghiera ed una specifica liturgia per questa occasione, non è nella tradizione evangelica e non ne troviamo traccia nella chiesa dei primordi né Paolo di Tarso ne fa cenno nelle sue lettere. Pertanto la liturgia per i defunti appare uno dei tanti esempi di sincretismo con i riti pagani di cui abbonda la storia della chiesa specie nella sua formazione primigenia. Ad Ockeghem dobbiamo il primo Requiem della storia della musica (preceduto solo da quello di Dufay ma andato perduto) e da allora moltissime composizioni di questo genere sono state composte, anche se fra di esse spicca in modo fulgido ed eclatante l'incompiuto ma sublime Requiem di Wolfgang Amadeus Mozart.

Per quanto riguarda il Requiem di Brahms, composto fra il 1866 e il 1867 ed eseguito a Lipsia il 18 febbraio 1869, fu dedicato alla memoria della madre e si tratta di un'opera sicuramente originale, poiché nonostante il suo stile chiesastico non può considerarsi un Requiem nel senso liturgico consueto. In realtà esso non comporta nessuna delle preghiere dei defunti che ricorrono solitamente nell'ufficio funebre cattolico. I testi, aventi per oggetto la morte e che esaltavano le principali concezioni protestanti di tale soggetto furono scelte da Brahms dall'Antico e Nuovo Testamento liberamente, al punto che nessun brano corrisponde ai testi tradizionali della liturgia romana. A ciò va aggiunto che la lingua scelta non è il latino ma il tedesco. Infine il compositore amburghese non insiste, come nell'ufficio liturgico romano, sul “Giorno dell'ira”, egli evoca le trombe del Giudizio finale in modo fuggevole e per nulla terrificante; al contrario esse sono il glorioso segnale di una nuova vita, nella quale la morte sarà vinta e dove i corpi dei giusti risuscitati saranno riuniti a Dio nell'alto cielo.

L'edizione presentata venerdì 19 febbraio 2016 (con replica il 20) al Teatro Massimo Bellini di Catania, diretta dal maestro Xu Zong, ha evidenziato subito i i suoi pregi, manifestando fin dalle prime battute sonorità morbide e delicate unite a precisone negli attacchi ed estrema sicurezza nella conduzione e soluzione dell'andamento complessivo dinamico ed agogico delle sette sezioni attraverso le quali si articola la splendida struttura della composizione. Assieme all'orchestra anche il coro del nostro teatro, preparato con estrema cura da Ross Craigmile, ha dato prova di buona efficienza e ampia capacità professionale.

Significativi e sicuramente rilevanti gli interventi del soprano Grazia Doronzio e del baritono Bruno Taddia, che hanno contribuito non poco al successo dello splendido concerto che ha riscosso fragorosi e calorosi consensi da parte del pubblico intervenuto.

Giovanni Pasqualino

22/2/2016

La foto del servizio è di Giacomo Orlando.