RECENSIONI
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Vienna

Una Salome orchestrale

Finora avevo avuto fortuna, in linea di massima, con le opere di Strauss a Vienna, come sembrerebbe più che logico. Questa volta però ho dovuto “rassegnarmi” solo alla più che eccellente prestazione dell'Orchestra del Teatro e alla direzione inappuntabile, lussureggiante o raccolta, del bravo maestro Peter Schneider, cui veniva dedicato un grande applauso sia all'inizio che, soprattutto, alla fine della recita. Per il resto, e anche se stranamente – o forse non così tanto – il botteghino non indicava il solito tutto esaurito e alcune persone sembrano arrivate un po' per caso e all'ultimo minuto, il ricevimento per tutti (dopo quello tiepido al calare del sipario) era più che buono. Eppure…

L'allestimento scenico, concepito in origine da Boleslaw Barlog, porta bene i suoi anni, con dei costumi e delle scene alla Klimt che vanno molto bene con il testo di Oscar Wilde e la musica del grande Richard. La direzione degli artisti seguiva le linee normali anche se sicuramente un po' modificate per adeguarle alle particolarità di alcuni interpreti, a cominciare dalla protagonista.

Lise Lindstrom ha fatto il suo nome con questo personaggio e con altri, tipo quello di Turandot, per esempio. È molto snella (troppo magra?) e se nella famosa danza dei sette veli incomincia più vestita di un'orientale fundamentalista finisce molto opportunamente senza quasi niente e fugacemente nuda. La voce, però, non riesce purtroppo a dominare sempre l'orchestra. L'acuto ha un certo interesse benchè risulti quasi sempre acido mentre centro e grave (bruttissimo) sono poveri e decisamente insufficienti – di mezzevoci credo averne sentito tre o quattro in tutto e con tutta la buona volontà del mondo. L'aspetto scenico è accuramente preparato ma si vede troppo e finisce per risultare manierato e in molti momenti più kitsch di quello di alcune star nei film degli anni Cinquanta dello scorso secolo.

Alan Held era come voce il più adeguato, benché alcuni acutì facciano sentire che il tempo non trascorre invano, e incarnava bene l'implacabile e fanatico Battista. Herwig Pecoraro offriva un Erode molto corretto, ma la voce di un tenore caratterista non è esattamente l'ideale per questa parte. Janina Baechle si mostrava invece assolutamente sopra le righe sia dal punto scenico che da quello puramente vocale nei panni di Erodiade.

Carlos Osuna non faceva brillare il ruolo di Narraboth (un tenore lirico appassionato, solitamente) e non sempre gli riusciva di superare l'orchestra. Ulrike Herzel dimostrava di avere eccellenti possibilità, ma il Paggio non consentiva di emettere un giudizio più definitivo o approfondito.

Tra gli altri, tutti a posto, spiccavano Ryan Speedo Green (la voce in assoluto di più volume, Primo Soldato) e Sorin Coliban (Primo Nazzareno), mentre Dan Paul Dumitrescu (Quinto Ebreo) era il solito valido comprimario.

Jorge Binaghi

22/11/2017

La foto del servizio è di Michael Pöhn.