RECENSIONI
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direttore responsabile _ Giovanni Pasqualino_


 

 

 

 


 

Un nuovo Haendel

L'arrivo al Liceu del Serse di Haendel si produceva con notevole ritardo: due recite in forma di concerto. Per fortuna c'era il fantastico Ensemble Matheus che non solo suonava preciso e infuocato ma era capace di lasciare gli strumenti e cantare anche una parte del coro, galvanizzati dal maestro Jean-Christophe Spinosi, sempre molto intenso e vivace e particolarmente felice nel repertorio barocco (ricordo una fenomenale esecuzione de La fina ninfa di Vivaldi a Bruxelles).

Quest'opera è un gioiello ed è stato un piacere vedere che il pubblico così l'apprezzava così: il teatro esibiva pochi posti vuoti e dopo l'intervallo non erano visibilmente aumentati, dopo le solite fughe di altre volte; per di più – ciliegina sulla torta – quei demoniaci cellulari sono stati zitti, evviva. Certo, c'è un grande bisogno di sette bravi cantanti (e almeno cinque fuoriclasse) e questa è stata per me la volta migliore anche se non tutti erano proprio allo stesso livello, ma erano tutti abili stilisti e partecipavano con intensità all'azione, e della messinscena non se n'è sentito proprio il bisogno.

Sugli scudi l'Atalanta ('sorella cattiva') di Veronica Cangemi, vivace e graziosa con una coloratura fenomenale, una linea depuratissima, e un'intenzione notevole nel fraseggio, e l'aria finale dell'atto primo n'è stata la prova suprema. Anche il basso Luigi De Donato (Ariodate, padre delle sorelle rivali nonchè generale degli eserciti di Serse) è stato così bravo (e poi che colore e che volume!) da fare rimpiangere che il suo Ariodate non avesse che due arie e qualche recitativo; e come si sentiva nei cori in cui partecipavano tutti i solisti!.

José Maria Lo Monaco nei panni di Serse era molto intensa e brava, ma il timbro non l'aiutava – sopranile e fisso in acuto, velato e non sempre piacevole in centro e grave – e anche se conosce lo stile e ha una buona tecnica, le agilità non erano sempre precise. Bravissima invece come attrice. David DQ Lee era Arsamene, il fratello e rivale del re, ed era molto applaudito. Confesso che sono pochi i controtenori che hanno, a parte tecnica e stile, un timbro che mi risulti gradevole. Non è il caso di questo cantante canadese che ha dalla sua un grave impressionante, una capacità di dire e muoversi incredibile, ma un acuto che più di una volta rassomiglia a uno squittio. Christian Senn era il personaggio comico, Elviro, e l'ha fatto molto bene, non avendo molto nè troppo difficile da cantare: le inserzioni di canzoni e frasi in catalano non mi sono sembrate opportune bensì ingenue, ma il pubblico ha gradito. Ivonne Fuchs è un mezzo, non un contralto, ma canta molto bene e molto sicura ed è anche buona interprete: Amastre, la promessa sposa reietta e offesa, non è il personaggio più interessante per il pubblico, anche se ha delle arie meravigliose. Nell'estremo opposto la gentile Romilda (la sorella ‘buona') incominciava con poca voce ma man mano che si riscaldava si poteva apprezzare la bellezza e limpidezza del timbro e un acuto buono che ancora ha bisogno di più stabilità in alcuni momenti delle arie. Tre ore e un quarto di musica celeste interpretata complessivamente in modo ottimo e pubblico molto soddisfatto. Si vede che oggi come oggi è più facile far bene il barocco che un'opera di Verdi.

Jorge Binaghi

20/4/2016

La foto del servizio è di Antonio Bofill.