RECENSIONI
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direttore responsabile _ Giovanni Pasqualino_


 

 

 

 


 

Signori… chi è di scena?

Attore poliedrico, che ha attraversato per oltre quarant'anni la scena italiana, dimostrando ancor oggi una vitalità dirompente, Pippo Pattavina ha debuttato nella triplice veste di autore, protagonista e regista in Signori… chi è di scena? al Brancati di Catania l'8 febbraio: lo spettacolo, che replicherà sino al 25, è un'arguta narrazione del mestiere di attore, visto nel suo aspetto più recondito, quello che appunto parte dal camerino, luogo deputato alla trasformazione dell'uomo in attore, con i suoi trucchi, le sue apprensioni, i momenti di sconforto e di esaltazione, le chiacchiere tra colleghi, l'attesa dell'ingresso in scena, tutto ciò insomma che accompagna questo mestiere, compreso il rapporto col pubblico, momento più atteso e allo stesso tempo più temuto, al punto da sbirciare dalle pieghe del sipario la quantità e gli umori delle persone presenti in sala.

Dialogando con naturalezza con il numeroso pubblico del Brancati, Pattavina lo ha guidato passo passo nelle pieghe più riposte della vita del camerino, questo luogo oscuro e magico dove l'uomo cede il passo all'attore pur rimanendo uomo, con le sue ansie, le sue paure, le sue delusioni, ma anche i momenti di gloria dinanzi agli applausi scroscianti, o quelli di sconforto dovuti ai fischi o a un insuccesso. Tappe tutte che costituiscono il tessuto della vita di palcoscenico, che Pattavina ha illustrato anche a parte pubblico, in una godibilissima carrellata sui vari atteggiamenti dello spettatore dinanzi ai vari tipi di spettacolo, dal varietà passando per il concerto da camera sino all'opera lirica, con una gustosissima scenetta sul siciliano medio melomane ma ignorante, che alle prese con un'opera di Wagner suda e soffre per ore e ore, magari maledicendo il momento in cui ha acquistato il biglietto, ma ostinato comunque a rimanere sino alla fine… per sapere come andrà a finire con Parsifallo!

Tra le risate del pubblico e calorosissimi applausi a scena aperta, Pattavina ha poi compiuto una sorta di excursus lungo la storia del varietà, riprendendo alcune macchiette dei fratelli De Regge, coadiuvato dal simpaticissimo Santo Pennisi, continuando con il classico Gastone di Petrolini reinterpretato e rivisitato in una sorta di snobismo quotidiano e post crisi, e dando molto spazio anche alla musica, accompagnato al pianoforte dal maestro Nino Lombardo, momenti questi ultimi in cui le notevoli doti canore dell'attore siciliano hanno permesso di rammentare e riascoltare alcune delle canzoni più celebri e più amate del passato.

La suggestiva scenografia e i costumi di Giuseppe Andolfo sono riusciti a creare quasi uno sdoppiamento di piani tra il camerino, ampio e disseminato di oggetti di ogni tipo, e i momenti delle macchiette, quando un telone calava tra il palcoscenico e il rifugio dell'attore, portandolo in primo piano con i suoi travestimenti, i suoi cambi di voce, l'attrezzeria ingenua e naif dell'avanspettacolo del passato.

Uno spettacolo spensierato e divertente, in cui Pattavina ha saputo ripercorrere sia la vita di un attore sia la propria vita di attore, sorretto da una capacità di tenere il palcoscenico per più di due ore praticamente da solo che potrebbe tranquillamente fare invidia a professionisti ben più giovani, e dando prova di una versatilità notevolissima, che gli ha permesso di muoversi a proprio agio sia nei momenti di assoluta comicità, sia nel tragico e doloroso cunto che ha recitato in chiusura, dove l'uso della voce e della gestualità si è piegato con risultati egregi alla sofferta rievocazione di una triste vicenda di amore e morte.

Giuliana Cutore

10/2/2018

La foto del servizio è di Dino Stornello.