RECENSIONI
-

_ HOMEPAGE_ | _CHI_SIAMO_ | _LIRICA_ | _PROSA_ | _RECENSIONI_| CONCERTI | BALLETTI_|_LINKS_| CONTATTI

direttore responsabile _ Giovanni Pasqualino_


 

 

 

 


 

Milano

Uno Strauss da sbadiglio

 

Si diceva in una recensione precedente che certe cose che possono funzionare in un teatro lirico non sempre funzionano in un altro, e questa recita è stata un esempio perfetto. Prendete un maestro che si è fatto un nome anche se per niente all'unanimità – è stato per esempio estromesso da Vienna dal futuro sovrintendente scaligero – e che al massimo riesce a farti sbadigliare e guardare l'orologio: Franz Welser-Möst, che peraltro ha diretto per due anni di fila il concerto di Capodanno da Vienna con critiche pesanti nonostante sia austriaco. Aggiungete un regista, Frederic Wake-Walker, che non ha certo fatto scalpore nei titoli mozartiani precedenti che ha diretto – sciocche Nozze di Figaro e più o meno una divertente Finta Giardiniera, e poi Strauss non è Mozart – e che per un'opera difficile come Ariadne auf Naxos non si è dato troppo da fare: le luci sono belle, i costumi più o meno tradizionali, le idee scarse e gli artisti sembrano piuttosto fare da sé.

Quanto ai cantanti, ci sono state due distribuzioni per le due principali parti femminili. Io ho visto la seconda, e solo la brava Tamara Wilson come primadonna (molto divertente) e Arianna (adeguatamente seria) ha dimostrato avere anche le carte in regola per la difficile tessitura, grave e acuti compresi con un buon centro. Daniela Fally (Zerbinetta), come Daniela Sindram, unica interprete del Compositore, sono altre tipiche scelte per i rispettivi ruoli all'Opera di Zurigo. Competente la prima, discreta la seconda, insufficienti entrambe: Fally è una voce piccolissima e un'interprete con tutti i vezzi tradizionali, non sempre utili o buoni: canta bene e non succede niente anche se ha il suo applauso con la difficile aria, e si capisce, perché il pubblico – molti buchi in teatro – si risveglia con alcuni coccodè. La Sindram ha una voce da mezzosoprano con un po' più di volume ma limitata in acuto, dove facilmente arriva all'urlo. Poi il finto ‘suicidio'alla fine del prologo non le giova e il pubblico rimane sconcertato. Bene le tre ninfe, Regula Muehlemann, Echo, la migliore, ma anche brave le allieve dell'Accademia, Enkeleda Kamani, Naiade, e Anna-Doris Capielli, Driade.

Tra gli uomini avere Tobias Kehrer per Truffaldino è uno spreco; bene Krasimir Spicer come Scaramuccio; corretto Gabriel Bermúdez nei panni di Arlecchino; bene il Maestro di ballo di Joshua Whitener; simpatico nel ruolo parlato del Maggiordomo il sovrintendente attuale della Scala, Alexander Pereira; molto bravo Markus Werba come Maestro di musica. Il ruolo di tenore/Baccho – parecchio difficile come al solito – veniva affidato a Michael Koenig, che si è difeso bene ma non è nè come voce nè come canto nè come interprete una scelta che si possa considerare quantomeno accettabile. L'opera dopo la prima italiana con Victoria de los Ángeles e Alda Noni continua a non avere troppa fortuna nell'originale tedesco.

Jorge Binaghi

1/7/2019

La foto del servizio è di Marco Brescia & Rudy Amisano.