RECENSIONI
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direttore responsabile _ Giovanni Pasqualino_


 

 

 

 


 

Il Mozart didattico di Graham Vick

Così fan tutte ambientato in un'aula scolastica

Nell'allestire il Così fan tutte mozartiano per il Teatro dell'Opera di Roma, Graham Vick sembra volerne sottolineare il carattere ironicamente didattico evidenziato sin dal sottotitolo, la scuola degli amanti. Proprio in una sorta di aula scolastica si svolge infatti l'azione, uno spazio spoglio il cui biancore abbacinante viene a volte smorzato da sapienti effetti luministici, come quando la proiezione di un cielo stellato suggerisce ambientazioni notturne di vago romanticismo. Per il resto tutto appare perfettamente razionale, ad esempio la nave che porta Guglielmo e Ferrando lontani dalle loro belle viene delineata da un programma computerizzato, gelido nella sua imperante modernità. Una scena unica, funzionale alla semplicità dell'azione, accoglie i personaggi, vere e proprie maschere da commedia dell'arte alle quali una recitazione molto curata conferisce una vita reale ma effimera. La macchina teatrale appare forse monotona e poco accattivante dal punto di vista scenografico, eppure non si inceppa mai, e questo è certo merito del ritmo che il regista conferisce all'azione.

Sin dall'inizio Don Alfonso veste i panni del saggio precettore, animato da un cinismo desideroso di scompaginare le illusioni dei propri allievi, certi della fedeltà delle loro belle. La riappacificazione conclusiva non disperde del tutto le ombre che Mozart e il librettista Da Ponte hanno voluto gettare sull'apparente perfezione del classicismo. Pur senza mostrare grandi possibilità vocali, doti di fine dicitore permettono a Pietro Spagnoli di rendere il personaggio di Don Alfonso con spirito e arguzia ammirevoli. L'esperienza e il gusto impeccabile gli permettono di evitare il pericolo dell'esagerazione, sempre dietro l'angolo in questo ruolo. Lo affianca la Despina machiavellica di Monica Bacelli. Il regista le impone il ruolo di una donna delle pulizie, sempre intenta a portare il proprio carrello per le scope, i detersivi e l'immondizia in giro per l'aula. Anche in questo caso lodiamo le doti attoriali dell'interprete, la sua capacità di seguire perfettamente quanto la musica di volta in volta suggerisce. Più discutibile il canto, sempre al limite di un parlato che con lo stile mozartiano ha poco a che vedere. La Bacelli appare comunque vivace e spassosa quando il testo le offre l'occasione per ben due travestimenti: il dottore chiamato per salvare i presunti suicidi per amore e il notaio, incaricato di celebrare gli sponsali. Guglielmo e Ferrando, dal canto loro, appaiono come due studenti non proprio modello, superficiali e per nulla maturi nei loro atteggiamenti. Imbrattano l'aula con i nomi delle loro fidanzate, impugnano improbabili microfoni additando passioni che probabilmente eludono dal repertorio propriamente classico. Gli danno corpo e voce rispettivamente Vito Priante, perfettamente aderente ai desiderata del ruolo, e Juan Francisco Gatell, anche questi a proprio agio nei panni dell'amoroso tradito.

Riguardo le due mutevoli promesse spose, Francesca Dotto è una brava Fiordiligi, pur se a volte flebile nel registro grave e un poco tirata nell'acuto, mentre Chiara Amarù rende con efficacia il carattere frivolo di Dorabella, senza però avere una presenza scenica adeguata al ruolo. Grande curiosità vi era poi per il debutto romano di Speranza Scappucci, una delle rare bacchette al femminile del panorama operistico odierno. La sua direzione è certo precisa ed elegante, in alcuni momenti morbida e sensuale, ma anche un poco accademica e povera di fantasia. Mancano in particolare il ritmo narrativo, il colorismo cangiante e quel senso di temporalità evanescente che costituiscono i caratteri peculiari di questa partitura.

Riccardo Cenci

23/1/2017

Le foto del servizio sono di Yasuko Kageyama.