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Barcellona

Il concorso di canto Viñas

Freddie De Tommaso

Non ripeterò quanto detto qui l'anno scorso in queste stesse date. In giuria c'erano Neil Shicoff e Joan Pons come cantanti (per la prima volta non c'è stata una signora) e i soliti direttori di teatri, ecc. Sempre con più di 500 iscritti, sono arrivati sedici candidati alla prova finale al Liceu. Tra questi sono stati scelti otto, con diversi premi, che si sono esibiti al concerto di chiusura, pure al Liceu, accompagnati dall'orchestra del Teatro e, in due casi, dalle pianiste Anna Creixell e Marta Pujol (molto competenti). La compagine suonava parecchio bene ma sempre alquanto forte in alcuni brani diretta da Sergio Alapont, non noto a me prima di quest'occasione in cui non si può giudicare bene, ma il fraseggio non pareva il suo forte, nè la capacità di capire i bisogni dei cantanti.

Due spagnole aprivano il concerto: Inés Ballesteros e Serena Sáenz, premio Mozart: entrambe soprani leggeri che dimostravano buona preparazione tecnica, ma la prima scarsissimo volume, la seconda acuti fissi e gravi poco interessanti più una dizione deficiente.

Veniva poi il bravo bassobaritono (baritono secondo il sottoscritto) veneto Tommaso Barea con un eccellente Figaro mozartiano. Un ottimo baritono statunitense, Andrew Manea, sesto premio (meritava una graduazione migliore), cantava un pletorico 'Eri tu' del Ballo seguito da ‘Cruda funesta smania' con anche la cabaletta ‘La pietade in suo favore' dalla Lucia.

Il quinto premio – anche, tra altri, di Lied e oratorio – era uno dei sempiterni coreani vincitori di concorso: Jungkwon Jang, controtenore, dotato di buona tecnica, musicale ma poco espressivo (Schubert e Bach).

Il livello saliva di nuovo con il quarto premio, anche di opera francese, il soprano Anaïs Constans, un liricoleggero piuttosto lirico che si esibiva nella difficile aria finale di Donna Anna del Don Giovanni e nel valzer di Giulietta di Gounod: bei centri, agilità prudenti ma azzeccate, buon acuto, dizione perfetta.

Terzo premio, il tenore coreano Sehoon Moon con una buona versione di 'A te o cara' da I Puritani, non esaltante, seguita da 'Che gelida manina' dove la sola cosa interessante era l'acuto, mentre il centro veniva coperto sistematicamente dall'orchestra e non me la sento di dare la colpa al maestro. Poi cantava con il secondo premio ' È il sol dell'anima', meglio ma con un acuto finale corto e dei fiati ancora più corti.

Il secondo premio appunto, il soprano spagnuolo Leonor Bonilla, era la più matura e perfetta dei candidati. Esemplare nelle variazioni e agilità di 'O luce di quest'anima' della Linda donizettiana, e grande padronanza scenica (il ventaglio nelle sue mani è cosa prodigiosa) nell'aria della zarzuela El barbero de Sevilla de Giménez. Acuti e sovracuti davvero sicurissimi e sfavillanti.

Primo premio era il tenore inglese Freddie De Tommaso, ventiquatrenne al suo primo concorso ma già con una voce da vero spinto. Da questo punto di vista, e anche perchè riceveva il premio Verdi e quello intitolato a Domingo, sembra strano che abbia scelto arie più leggere dove si richiedono flessibilità e mezzevoci che logicamente non possiede: il ‘Lamento di Federico', ma, soprattutto, la scena di Romeo alla tomba del Roméo et Juliette di Gounod.

Pubblico festante. Mi piacerebbe segnalare la prestazione prima del verdetto della giurìa del finalista Rodrigo Sosa del Pozzo, venezuelano, ottimo controtenore che forse sbagliava scegliendo arie scritte in origine per dei contralti (Rossini e Wagner).

Jorge Binaghi

25/1/2018

La foto del servizio è di Antonio Bofill.