RECENSIONI
-

_ HOMEPAGE_ | _CHI_SIAMO_ | _LIRICA_ | _PROSA_ | _RECENSIONI_| CONCERTI | BALLETTI_|_LINKS_| CONTATTI

direttore responsabile _ Giovanni Pasqualino_


 

 

 

 


 

Diario di un coscritto

di Augusto Lucchese

Da qualche tempo su vari social network on line tende a riapparire sempre più spesso la proposta di alcuni politici e di alcune forze politiche di ripristinare il servizio militare di leva obbligatorio, non abolito ma sospeso in Italia con la legge n. 226 del 23 agosto 2004 e sostituito dalla ferma volontaria. La motivazione a supporto di tale proposta, a dire il vero alquanto becera, insensata e sconclusionata, è quella che i giovani d'oggi sono maleducati, insolenti, indisciplinati e refrattari alle regole e ai principi etici della società civile. Pertanto, sottoponendoli ad una severa disciplina militare, essi acquisirebbero tutte quelle doti richieste a un cittadino modello: onestà, educazione, disciplina, rispetto per il prossimo, rispetto per le leggi del proprio stato, spirito di solidarietà sociale, amore per la propria patria. Tutte belle parole queste ultime che, quantomeno negli ultimi trent'anni della storia d'Italia, sono state contraddette proprio dalla nostra classe dirigente politico-amministrativa (deputati, senatori, alte cariche dell'esercito e dello stato) che ha avuto un comportamento davvero poco edificante, rilevato dalle migliaia di condanne definitive inflitte dai tribunali di tutta la penisola.

A ulteriore ed ennesima dimostrazione che il Servizio Militare di Leva obbligatorio sia e rimanga un'ipocrita e falso rimedio ancor peggio del male che presumerebbe curare, lo dimostra con dovizia di argomenti il preziosissimo volume di Augusto Lucchese dal titolo Diario di un coscritto. Ricordi del servizio militare di leva, edito dalla casa editrice Albatros poco meno di un anno addietro. Nel significativo libro l'autore ripercorre la sua esperienza di soldato semplice dell'esercito italiano, durata la bellezza di 18 mesi, dal 26 luglio 1955 al 15 dicembre 1956.

Prima di dare un resoconto quasi giornaliero della sua esperienza, Augusto Lucchese fornisce alcune significative considerazioni sulla vita militare di eminenti personalità della storia e della cultura italiana. La prima dello scrittore Curzio Malaparte il quale annota: «L'esperienza insegna che la peggior forma di patriottismo è quella di chiudere gli occhi davanti alla realtà, e di spalancare la bocca in inni ipocriti ed elogi che a null'altro servono se non a nascondere a sé e agli altri i mali vivi e reali del mondo militare. Vi sono due modi di amare il proprio Paese: quello di dire apertamente la verità sulle miserie, sulle vergogne di cui soffriamo, e quello di nascondere la realtà sotto il mantello dell'ipocrisia, negando piaghe, miserie, e vergogne…Tra i due modi, preferisco il primo. Quando parlo del mondo militare intendo quello dei soldati semplici, i malvestiti, i laceri, i sudici, i buffi e i miserabili soldati della truppa». La seconda di Angelo Giuseppe Roncalli, il futuro Papa Giovanni XXIII, che nel 1901 fu costretto a interrompere gli studi per rispondere alla chiamata del servizio militare di leva e che nel suo diario a proposito dell'aspetto igienico e della vivibilità delle caserme così si esprimeva: «…Nel mio primo anno di vita militare ho ben toccato con mano quanta lordura esiste nel mondo. Le caserme sono una fontana ove scorre tanto putridume da allagare una città».

In un'altra significativa pagina lo scrittore registra senza acrimonia ma con serena pacatezza: «Tutti sanno, che nel tempo, il servizio militare obbligatorio ha sottratto preziose risorse alla vita civile, oltre a costringere migliaia di giovani ad interrompere il processo d'inserimento nel mondo del lavoro (o addirittura a esserne momentaneamente esclusi), ad abbandonare gli studi e la formazione. Giovani spesso discriminati rispetto ai furbastri che, a fronte di equivoche motivazioni o d'intrighi, talvolta mercanteggiati a fior di quattrini, riuscivano ad ottenere deroghe o esenzioni».

Il magnifico testo di Augusto Lucchese va sicuramente annoverato fra i moderni validi studi di letteratura civile che contribuiscono non poco alla reale crescita umana, sociale, culturale della nostra nazione, al di là e al di sopra di tutte le inutili, stupide retoriche, banali e false esaltazioni della vita militare. Il sottoscritto estensore della presente recensione può confermare, per esperienza personale, che quanto descritto nel volume corrisponde assolutamente alla realtà, in quanto ha vissuto un'esperienza molto simile oltre trent'anni dopo (1979/1980), quando la ferma durava solo 12 mesi. Anche nel mio caso il servizio militare ebbe l'unica funzione di crearmi disagi fisici e psicologici nonché di farmi ritardare la sistemazione lavorativa di qualche anno. Ricordo che durante il CAR ci facevano sparare con pallottole di plastica per risparmiare e ricordo anche le condizioni igienico-sanitarie delle caserme, al limite del decoro umano, e ricordo anche la qualità del cibo davvero vomitevole e scadente, così come ricordo anche il trattamento incivile, rozzo e villano di parecchi superiori che trattavano la truppa molto peggio di come vengono trattati certi poveri animali in cattività. Per non parlare dell'asfissiante nonnismo al quale venivano sottoposti un po' tutti, soprattutto i più timidi, riservati e deboli.

Vorrei fare un'ultima considerazione che avvalora e conferma quanto elaborato e scritto da Augusto Lucchese nel suo libro sul Servizio militare obbligatorio di leva, e cioè che proprio coloro che si riempiono tanto la bocca di amor di Patria e di Servizio militare obbligatorio sono sempre, almeno in Italia, quelli che spesso si fanno raccomandare per evitarlo. Qualche anno fa mi trovavo in un'assolata spiaggia della mia Sicilia e conversavo amabilmente con tre conoscenti proprio sul servizio di leva obbligatorio. Tutti e tre i miei interlocutori erano favorevoli al ripristino di tale obbligo e io solo ero contrario. Ma quale non fu la mia meraviglia quando alla mia esplicita richiesta appresi che nessuno dei tre aveva fatto il militare. Chi adducendo una motivazione di salute e chi una di carattere familiare (ma sicuramente tutti e tre erano stati ben raccomandati), avevano ottenuto l'esonero, mentre io che ero contrario alla coscrizione obbligatoria non avevo potuto evitarlo perché non avevo avuto Santi in Paradiso!

Se per sciagura questo revanscismo militarista dovesse avere la meglio nel futuro, possiamo stare ben sicuri che dalla leva obbligatoria rimarranno comunque e sempre esonerati i figli dei politici, dei notabili e della gente privilegiata, mentre la gente comune, che manca di adeguati appoggi e privilegi, come sempre nella storia dell'uomo, dovrà venire asservita, anche se solo per un certo periodo della propria vita, all'autoritarismo più bieco e ottuso che esiste al mondo: il militarismo!

Giovanni Pasqualino

23/1/2020