RECENSIONI
-

_ HOMEPAGE_ | _CHI_SIAMO_ | _LIRICA_ | _PROSA_ | _RECENSIONI_| CONCERTI | BALLETTI_|_LINKS_| CONTATTI

direttore responsabile _ Giovanni Pasqualino_


 

 

 

 


 

Werther

alla Fenice di Venezia

Werther, il drame lyrique di Jules Massenet, è proposto al Teatro La Fenice dopo circa vent'anni dall'ultima edizione che si svolse al Palafenice. Lo spettacolo fu creato da Rosetta Cucchi per il Comunale di Bologna nel 2016 e probabilmente è uno dei suoi migliori spettacoli. Werther è sempre al centro della scena, si ascolta e si vede l'opera come in un flashback, e non possiamo che immedesimarci in questo sfortunato protagonista che sogna una vita tranquilla, una moglie da amare ed essere riamato e dei figli. Un sogno umano condivisibile, ma si sa che i sogni e determinati ideali non sempre corrispondono alla realtà. Werther si scontra con la vita reale, ove tutto volge a suo sfavore, come innamorarsi di una donna che ha giurato alla madre morente di sposare il concittadino Albert, un bravo ragazzo anch'esso e sulle prime ignaro del sentimento tra gli altri. Il protagonista sarà sempre seduto su una poltrona nell'angolo destro del palcoscenico e assisterà immobile al suo destino già vissuto e alla felicità altrui, almeno per lui apparente. Fondamentale che all'inizio abbia in mano una scatola, si capirà presto che è l'astuccio delle pistole fatali. La drammaturgia seguita dalla signora Cucchi è chiara ed espressiva, nulla è dato per scontato o sviluppato senza coerenza, anzi gran pregio è stato quello di non cadere nel facile tranello del triangolo amoroso. Ai cantanti è richiesta una giusta recitazione che mai mette in difficoltà e l'insieme dei tableaux, molto ben realizzati, offre un'immagine talvolta onirica, ma segnatamente drammatica quando è necessario.

Le bellissime scene di Tiziano Santi si distinguono per un carattere lineare ma sempre apprezzabile di una casa borghese nordeuropea del XX secolo, che con poche modifiche è la chiesa del II atto. Non manca il prato giardino con i tigli, elemento importante nel romanzo, ove dovrà essere sepolto, e il salotto biblioteca per l'ultimo straziante duetto. Funzionali i costumi creati da Claudia Pernigotti, anche se Charlotte era più penalizzata di altri, e molto efficaci le luci di Daniele Naldi che crea un'atmosfera tetra e talvolta buia ponendo l'accento sul carattere cupo del dramma.

Sul podio c'era Guillaume Tourniaire, il quale è un onesto professionista che tiene ben saldi sia buca (con un'orchestra molto partecipe), sia palcoscenico, in una lettura molto precisa ma non sempre all'altezza del gioco dei colori e del ritmo. Non passano inosservate alcune sonorità eccessive ma a suo merito va il saper condurre i solisti con esperienza. Molto bravi i membri del Klobe Children's Choir, che intrepretano la folta schiera dei figli del Borgomastro.

Jean-François Borras, Werther, è giunto all'ultimo momento per sostituire il previsto Piero Pretti, che ammalatosi ha dovuto cancellare la recita. Tanto onore al sostituto che è andato in “prima” senza prove ma con solo un'indicazione registica e una musicale frettolosa. La prova è positiva oltre le attese. Riconoscendogli una naturale prudenza, egli ha saputo interpretare un personaggio credibile sotto tutti i punti di vista, che è andato in crescendo. La voce è ben impostata, abbastanza estesa e utilizzata con stile in quanto a mezzevoci e variegati colori. Un personale successo l'aria del terzo atto ma non sono inferiori anche altri passi ostici della partitura ed è doveroso rilevare un finale emozionante. Emozionante la Charlotte di Sonia Ganassi, che disegna un personaggio molto sentito e teatrale, attraverso un ottimo fraseggio e un gusto negli accenti degno di nota. La cantante sfoggia ancora un timbro seducente e compatto che le permette di affrontare questi ruoli malinconici e patetici con encomiabile trasporto.

Piuttosto fuori parte l'Albert di Simon Schnorr, che oltre ad appariscenti stonature non trova nemmeno l'appiglio di una decorosa interpretazione. Bravissima Pauline Rouillard, la quale disegna una Sophie briosa e simpatica con un materiale vocale rifinito e preciso. Armando Gabba forse era un po' troppo leggero per il ruolo Le Bailli ma nel complesso passabile, mentre la prova di Christian Collia e William Corrò, rispettivamente Schmidt e Johann, era brillante e validissima. Pregevoli le prove di Safa Korkmanz, Bruhlmann, e Simona Forni, Karchen.

Successo al termine con particolari ovazioni per il protagonista.

Lukas Franceschini

1/2/2019

La foto del servizio è di Michele Crosera.