RECENSIONI
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direttore responsabile _ Giovanni Pasqualino_


 

 

 

 


Liegi e Bruxelles

Far West o spiaggia in Spagna tutto fa brodo, anzi Elisir

 

È vero che le opere, una volta varate, in un certo senso non appartengono più al proprio autore, poiché se ne impossessa il pubblico a cui erano destinate. Ciò non impedisce che si dovrebbe cercare di non tradirne, per quanto possibile, lo spirito. La funzione della regia non consiste forse nel servire da degna cornice intesa a valorizzare il “dipinto”, anziché nel rendere questo la “cornice” della cornice? Rischio, com'è evidente, di apparire naïf e alla mia non tenera età...

Nell'Elisir d'amore, (Milano, Teatro della Canobbiana, 12 maggio 1832) - frutto di una felice collaborazione con il librettista Felice Romani - Donizetti manifesta in maniera folgorante la pienezza del suo genio comico, consegnando alla storia dell'Opera un radioso capolavoro di esilarante comicità e di avvincente umanità, la cui popolarità d'allora non ha conosciuto eclissi.

L'elisir d'amore, sin dalla matrice di Eugène Scribe - concepita per Le philtre di Daniel Auber (Parigi 1831) - è un melodramma di indole squisitamente rurale, immerso in una campagna profonda e nei lavori agricoli, pane quotidiano di chi ci vive. E 'il sol che più ferve e bolle' picchia sulle schiene dei contadini impegnati nella mietitura. L'atmosfera della campagna assolata la si comincia a respirare del resto nelle note del preludio, mentre gli operosi mietitori nulla hanno a dir vero da spartire cogli spensierati vacanzieri di varia provenienza che all'ardore del sole si espongono più che volentieri per il proprio svago sulla spiaggia spagnola (già siciliana qualche anno fa a Palermo) immaginata da Damiano Michieletto nell'edizione inaugurale della stagione 2015-2016 della Monnaie al Cirque Royal di Bruxelles (settembre). Quanto alla movimentata cittadina del Far West, brulicante della più diversa umanità, che Stefano Mazzonis ha messo in scena al Théâtre Royal di Liegi a conclusione della stagione 2014-2015 dell'Opéra Royal de Wallonie (giugno), il servizio minimo agricolo era per lo meno assicurato da due coristi armati di forconi, mescolatisi ai bravi cittadini che affollavano al levar del sipario la piazza del piccolo centro del lontano ovest americano (scena unica dell'allestimento con scenografia di Jean-Guy Lecat e costumi di Fernand Ruiz). E, tra dame di chiesa, sceriffo e gendarmi, soldati, padri e madri di famiglia in libera uscita, vagabondi, malviventi, prostitute, impresario di pompe funebri, taverniere e carceriera addetta alle impiccagioni, mancavano soltanto i pellerossa. In compenso c'era il sosia di Buffalo Bill ossia Dulcamara. Certo, fedeli o meno allo spirito di Gaetano, le due regie risultano ben oliate e sviluppate con mano sicura e professionale e ricca immaginazione, ma nel western burlesco (alla Sergio Leone) di Mazzonis come sulla spiaggia affollata di bagnanti seminudi di Michieletto si disperde l'anima dell'Elisir. E riempire la scena con di tutto, di più (di troppo?) non è necessariamente il miglior partito.

A Liegi la valida Orchestra dell'ORW era affidata alla competente direzione di Bruno Campanella, che con Donizetti è sempre di casa, e la vivacità, l'incanto e l'ilarità dell'esecuzione erano assicurate. Alla fine Campanella ha salutato molto sportivamente il pubblico con un cappello da cow-boy. Il basso Adrian Sampetrean, a pieno agio quale sontuoso e consumato Dulcamara, si è rivelato l'elemento decisamente più ragguardevole del cast, che, oltre alla gradevole Giannetta di Julie Bailly, comprendeva l'Adina ben disinvolta ma di ordinaria amministrazione di Maria Grazia Schiavo, che ha giocato la migliore carta verso la fine in 'Prendi, per me sei libero', il timido e piuttosto deludente Nemorino di Davide Giusti, malgrado al momento della 'Furtiva lagrima' sfoggiasse i pettorali (di plastica!) che all'inizio aveva invidiato al sergente, cioè a Laurent Kubla, un Belcore quest'ultimo spavaldo ma bonaccione. Il versatile coro della casa è stato diretto per l'ultima volta dall'ottimo Marcel Seminara in partenza.

Ospitata di necessità al Cirque Royal, per indispensabili restauri nella propria sede, la stagione brussellese della Monnaie non si giova troppo di un'acustica poco soddisfacente secondo i settori come della costrizione di una piattaforma centrale, circense per l'appunto, con l'orchestra relegata lateralmente. L'allestimento michielettiano, con la scenografia di Paolo Fantin e i costumi di Silvia Aymonino, si adatta agevolmente alla piattaforma, sulla quale si assiste a un andirivieni continuo di coristi e figuranti tra schermaglie, flirt, dispetti e giochi da spiaggia. All'inserviente-bagnino Nemorino, incarnato da Antonio Poli (avevo scelto il secondo cast e non me ne sono pentito affatto), con tutto il fiato che gli occorre, tocca anche di dover gonfiare i salvagenti ai ragazzini! Questo giovane tenore ha voce solare e agile oltre che un'ammirevole scioltezza scenica, doti che mette in mostra inequivocabili sin dall'inizio. La sua cristallina 'Furtiva lagrima', eseguita et pour cause sul tetto del bar e applauditissima, mette in luce tutto il potenziale di sentimento, tenerezza ed espressività racchiuso nella celeberrima romanza. La sua Adina, proprietaria dello stabilimento balneare, è il soprano Anne-Cathérine Gillet (non l'ascoltavo dai vibranti Pêcheurs de perles di Bizet della scorsa stagione dell'ORW). La Gillet è un'Adina sicura di sé, sensuale ma scostante e dispettosa poi vinta dall'amore, che spazia nel ruolo con piena padronanza della tessitura, elegante nei vocalizzi e fulgida negli acuti. Maria Savastano è Giannetta, cattivante e maliziosa. Meno interessanti benché non disprezzabili gli esuberanti Belcore di Armando Noguera e Dulcamara di Riccardo Novaro. Quest'ultimo, dopo la torta nuziale, che è un gigantesco salvagente a castello, viene arrestato come spacciatore. L'Orchestra della Monnaie, guidata da Thomas Rosner ha reso onore con giusta sensibilità alla partitura donizettiana, mentre il Coro di Martino Faggiani si è brillantemente disimpegnato, con tutto quello che ha da fare in scena, fino all'happy ending di prammatica.

Fulvio Stefano Lo Presti

16/10/2015

Le foto del servizio sono di ©Forster / De Munt La Monnaie e Jacky Croisier.