RECENSIONI
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direttore responsabile _ Giovanni Pasqualino_


 

 

 

 


 

Per una non critica di

Invasioni

Esistono lavori teatrali che mettono seriamente in imbarazzo il critico, perché creano un cortocircuito non risolvibile tra la sua umanità e la necessità di essere comunque obiettivo. Un critico si reca a teatro non solo per assistere a uno spettacolo, ma soprattutto per giudicarlo senza buonismi, onde consigliare o sconsigliare ai suoi lettori di sborsare il prezzo del biglietto per recarsi a vederlo. I parametri cui il critico si affida sono di natura tecnica, drammaturgica, estetica, mentre evita o deve evitare, almeno nei limiti del possibile, elementi morali, o moralistici, empatici, caritatevoli, che condizionerebbero in senso non strettamente artistico il suo giudizio. È per questo motivo che un critico serio dovrebbe schermirsi dal recensire spettacoli di beneficenza, dove il pubblico sborsa il prezzo di un biglietto non per assistere a uno spettacolo, ma solo per donare qualcosa che servirà a soccorrere orfani, immigrati, disagiati della società et similia. Allo stesso modo, l'utilizzo di attori non professionisti o diversamente abili in teatro, così come nel cinema, crea problemi dello stesso genere, giacché in tali casi il critico sa a priori di non poter giudicare la professionalità di tali persone, ma di doversi limitare esclusivamente a registrarne la partecipazione e semmai a lodarne l'impegno per la riuscita dello spettacolo. Si dirà che La terra trema di Visconti era tutto affidato ad attori non professionisti, ed è vero: solo che in quel caso era l'opera del regista a dover essere esaminata, e la capacità di questi a rendere funzionale la presenza di gente comune all'efficacia e all'icasticità dell'opera filmica.

Tale premessa era doverosamente necessaria per stabilire l'ambito nel quale si articolerà non il nostro giudizio, ma solo le notizie che ne daremo, riguardo Invasioni, opera scenica della regista Monica Felloni in cartellone allo Stabile di Catania dal 6 al 18 febbraio. Il lavoro, su backdrops e tracce audio originali di Mustafa Sabbagh, si giova dei movimenti coreografici di Manuela Partanni, dei costumi di Gaetano Impallomeni, dei video di Jessica Hauf, della regia video della stessa Monica Felloni e del disegno luci di Francesco Noè, ed è interpretato sia da attori professionisti che da persone disabili e diversamente abili, inserite queste ultime a pieno diritto nel contesto scenico, nel tentativo di una simbiosi tra sano e malato, che riesca ad annullare qualsiasi differenza, favorendo anzi una compenetrazione delle due dimensioni dove è il sano a imitare il malato, quasi sforzandosi di comprenderne appieno le limitazioni, e non viceversa.

Intento senz'altro lodevole, sia dal punto di vista dell'integrazione, sia perché avrà certamente indotto tali persone a vivere in modo diverso le loro menomazioni e, se non ad accettarle, quantomeno a soffrirne meno, magari dimenticandole sino a che le luci del palcoscenico sono puntate su di loro; intento che va certamente giudicato con parametri altri rispetto a quelli della critica teatrale in senso stretto, plaudendolo da un punto di vista squisitamente umano, ma non da quello scenico e teatrale.

L'impatto emotivo di Invasioni è stato senz'altro forte sul pubblico, che ha più volte applaudito durante la rappresentazione, coinvolto com'era dall'afflato umano che da essa emanava, ma è anche vero che, a voler essere pignoli, non è dato comprendere quanto di questi applausi sia stato dovuto all'effettiva artisticità dello spettacolo, del resto abbastanza consueto e dejà vu nella sua commistione di danza, mimo, recitazione e declamazione, e quanto alla stessa disposizione d'animo che si ha nei confronti di uno spettacolo concepito con funzioni educative e didattico-pedagogiche.

Giuliana Cutore

8/2/2018

La foto del servizio è di Jessica Hauf.