L'assordante risveglio de La bella addormentata
al Teatro Bellini di Catania
Il 25 marzo del 1888 Vsevolozhski scrisse a Cajkovskij: «Incidentalmente, sarebbe molto bello scrivere un balletto. Ho concepito un libretto su La Belle au bois dormant, della favola di Perrault. Vorrei che la mise en scène fosse in stile Luigi XIV. In questo modo si potrebbe congegnare una fantasia musicale, scrivendo delle melodie nello stile di Lully, Bach, Rameau ecc. Se l'idea vi piace perché non scrivete voi la musica? Nell'ultimo atto si potrebbe inserire una quadriglia con tutte le favole di Perrault, avremmo così il Gatto con gli stivali, Pollicino, Cenerentola, Barbablù ecc». Solo dopo qualche giorno il grande musicista russo rispose: «Voglio subito farvi sapere che mi è impossibile descrivere quanto io ne sia affascinato e catturato. Mi si adatta alla perfezione, non potrei desiderare niente di meglio per cui scrivere questa musica». Da questo iniziale scambio epistolare prende l'avvio la creazione del celebre balletto in un prologo e tre atti, entrato oramai nei repertori di ogni grande compagnia e rappresentato la prima volta, con la coreografia di Petipa, a Pietroburgo nel 1890. L'edizione presentata lo scorso 24 marzo 2015 (turno A) al Teatro Massimo Bellini di Catania, curata dal Sofia Festival Ballet, si presentava davvero sfarzosa e luminosa, esibendo gli splendidi costumi di Irina Press, le suggestive scene di Vaaceslav Ocunen ed un'accurata e sagace direzione artistica di Vessa Tonova. Cristina Terentiev ha presentato il personaggio della Principessa Aurora in tutta la sua ingenua freschezza di ragazzina felice e amata dai genitori, esibendo egregia padronanza tecnica ed esemplare coordinazione nella definizione delle varie figure. Altrettanto plastici e ben organizzati ed armonici i movimenti espressi da Alerei Terentiev nella parte del Principe Desiré. Natalia Korotkova si manifestava una leggiadra, aggraziata e disinvolta Fata dei Lillà mentre, di contro, Vessa Tonova riusciva a rendere palpabile la fosca perfidia e la turpe cattiveria della Fata Carabosse, in adeguati contorcimenti e contrazioni fisiche quanto mai inquietanti e tenebrosi. Discrete le prove offerte da Emil Yordanov (Uccello Azzurro) e di Grettel Yordanov (Principessa Florina).
Svetlana Popov ha condotto l'orchestra del nostro teatro con una eccessiva veemenza, anzi per dirla a chiare lettere ha calcato eccessivamente la mano in certe fasi della partitura, producendo sonorità troppo forti, per non dire invadenti e talvolta perfino straripanti, degne di certi passi sinfonici di Mahler o di Bruckner. Tali eccessi fonici restano lontani dal nostro gusto musicale (e crediamo anche da quello di Caikovskij) perché mancanti di quel lavoro di raffinato cesello, di elegante levigatezza, di soffusa tenuità e delicatezza tipiche della musica d'arte e soprattutto perché molto più vicini alla tipologia d'ascolto contemporaneo, versato su sonorità piatte e assordanti, esternate tutte in ossequio allo spirito da Mass-media o da discoteca. L'uscita all'aperto in piazza Vincenzo Bellini e l'abbondante pioggia dalla quale sono stato investito mi hanno debitamente e fortunatamente sottratto alla temporanea confusione mentale nella quale ero precipitato a causa dello smodato eccesso di decibel.
Giovanni Pasqualino
26/3/2015
Le foto del servizio sono di Giacomo Orlando.
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