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EDITORIALE

23/7/2024


Carlo D'Ormeville

nel centenario della morte

Quest'anno ricorre il centenario della morte di Carlo D'Ormeville, figura rilevante della storia della cultura e della musica italiana, avvenuta a Milano il 26 luglio del 1924. Era nato a Roma il 24 aprile del 1840 e nel corso della sua vita si rivelò presto come autore drammatico, librettista e giornalista. Il suo inizio nel mondo dello spettacolo avvenne nel 1860 con il dramma la Contessa di Colmarino dove motivi patriottici si fondevano con confuse aspirazioni di carattere sociale. L'anno appresso fornì al compositore Filippo Sangiorgi il libretto Iginia d'Asti, andata in scena per la prima volta al teatro Argentina di Roma il 12 giugno 1862. Diede anche vita ai drammi in prosa L'angelo dei poveri (1861), Fuochi Fatui (1862) e Norma (1864), tragedia in versi in cinque atti rappresentata per la prima volta all'arena Goldoni di Firenze nell'estate del 1865. Tale dramma si ispirava a L'infanticide di L. A. Soumet (sul quale si era basato il librettista Felice Romani per fornire il libretto all'omonima opera in musica da Vincenzo Bellini) e venne portato in trionfo sulle scene italiane dall'attrice Adelaide Ristori alla quale lo stesso autore l'aveva dedicata. In tale componimento teatrale l'autore aggiunse anche qualche altro personaggio come per esempio un fratello di Norma innamorato di Adalgisa e vi incluse pure un caso di sonnambulismo magnetico (forse ripensando alla Sonnambula dello stesso musicista siciliano). In seguito il D'Ormeville compose il dramma L'affricana (1866) e l'anno appresso si trasferì a Milano dove riuscì subito ad inserirsi nella vita intellettuale e artistica della città e negli ambienti della tarda Scapigliatura.

Al Teatro La Scala, mentre lavorava come direttore di scena, redasse il libretto del Ruy Blas per la musica di Filippo Marchetti (1869) e venne anche ingaggiato dal compositore Antonio Carlos Gomes che lo affiancò ad Antonio Scalvini nella composizione del testo dell'opera-ballo in 4 atti Il Guarany, rappresentato per la prima volta alla Scala il 19 marzo 1870 con enorme successo.

D'Ormeville coltivò anche l'attività giornalistica collaborando con L'illustrazione popolare, L'Universo Illustrato, L'illustrazione italiana, La Nuova Roma . Dal 1877 divenne direttore del settimanale milanese La Gazzetta dei teatri, giornale fondato nel 1836, che si occupava soprattutto di cronaca musicale e teatrale. Fu anche un validissimo e abilissimo agente teatrale rivelandosi un antesignano in questo mestiere, riuscendo a fare trapassare tale importante funzione da un livello artigianale ad un superiore livello di tipo imprenditoriale e industriale, riuscendo a condurre, gestire e intermediare i difficili rapporti che spesso si creavano fra compositori, editori, cantanti e strumentisti nella realizzazione di tante rappresentazioni teatrali. Fra i teatri da lui gestiti vanno ricordati il S. Carlo di Napoli dal 1879 al 1780 e dal 1884 al 1885 e il Regio di Torino dal 1891 al 1895. Nei libretti realizzati dal D'Ormeville, per lo più ispirati al modello classico d'argomento storico stimolato dalla temperie romantica, l'ambientazione d'epoca diventa solo il pretesto all'interno del quale si svolgono e sviluppano le situazioni drammatiche.

Egli difatti fu il librettista della cosiddetta “generazione di mezzo” cioè quella che fiorì e si sviluppò nel ventennio fra l'Aida di Giuseppe Verdi (1871) e la nascente “Giovane Scuola Verista” che ebbe il suo inizio con Cavalleria Rusticana di Pietro Mascagni (1890). Fra i suoi libretti più significativi vanno menzionati: Lina (1877) per Amilcare Ponchielli, Don Giovanni d'Austria (1880) per Filippo Marchetti, Cordelia (1881) per Stefano Gobatti, L'Elda diventata poi Loreley (1890) per Alfredo Catalani. Va anche rammentato che molte sue poesie furono musicate da Francesco Paolo Tosti. Parecchie testimonianze ci tramandano che Carlo D'Ormeville fosse un uomo di grande distinzione, gentilezza e cortesia.

Giovanni Pasqualino

 

 

 

 

 

 

 


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