RECENSIONI
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direttore responsabile _ Giovanni Pasqualino_


 

 

 

 


Aida

all'Arena di Verona

Anche per questa stagione saranno due le produzioni di Aida di Giuseppe Verdi, opera simbolo dell'Arena di Verona.S'inizia nella prima parte del Festival con quella curata da La Fura dels Baus che inaugurò la stagione del Centenario. Ne parlai a suo tempo, e ribadisco le impressioni dello scorso anno, anche se in occasione della prima ripresa molti errori precedenti, come ad esempio gonfiare le dune durante la prima aria di Aida, sono stati corretti.

La produzione è stata affidata al team più innovativo degli ultimi anni La Fura dels Baus diretto da Carlus Pedrissa e Alex Ollé. La Fura ha prodotto in un recente passato un riuscitissimo Ring wagneriano di nuova lettura al Maggio Musicale Fiorentino, adoperandosi poi in Tannhäuser alla Scala oltre ad altri lavori di successo in tutta Europa, Spagna soprattutto, raccogliendo molti consensi ma anche qualche critica perché rompe gli schemi della tradizione. Il gruppo iberico a mio avviso non ha saputo cogliere appieno l'utilizzo dello spazio e creare una drammaturgia sui personaggi.

Si parte con un'Arena vuota, al centro del palcoscenico due tralicci a forma di gru, si percepisce subito trattasi di una spedizione archeologica che mette in casse di legno, del British Museum, i reperti ritrovati. Da qui parte la storia di Aida sicuramente custodita per millenni in minuscoli elementi ritrovati e studiati. Idea anche apprezzabile come “prologo” poi arriva l'innovazione, l'avanguardia nel raccontare un Egitto anche faraonico gigantesco ma con l'occhio di oggi e con dune gonfiabili sulle gradinate e barili di petrolio. Costumi bellissimi e di futura memoria di Chu Oroz , ma anche comparse in tuta arancione che continuano a disperdersi confusamente sul palcoscenico. La lettura, spesso psicoanalitica e sociale, non sfocia mai sui sentimenti dei personaggi, i quali sono lasciati sempre a loro istinto alla pura presenza in scena perché devono cantare. Emoziona l'elemento fuoco, acqua e terra, tuttavia tutta questa macchinosa scenografia e movimentazione è distrattiva nei confronti della musica, sembra che i registi spagnoli vogliano tenere Verdi in un contorno da colonna sonora per un'azione scenografica. Se da un lato emoziona il finale atto primo, con la luna appesa nella preghiera al dio locale, delude il trionfo che è realizzato come una parata con costruzione di una sorta d'immenso specchio curvo sotto il quale sfilano animali meccanici governati come macchine di giostre, elemento della grandiosità della civiltà egiziana, le piramidi si posso ammirare ancora. Quasi del tutto eliminate le danze.

Il III e IV atto sono migliori. Bellissima la realizzazione del Nilo con l'acqua che invade il palcoscenico e nella quale Aida canta i due duetti fulcro dell'opera. Spiritosi i coccodrilli umani che sguazzano per tutto l'atto, almeno non disturbano. Personalmente ho apprezzato il finale, nel quale il grande specchio curvo si chiude sopra i due infelici amanti come una fatal pietra e la sconsolata Amneris prega sopra essa. Come predetto, non c'è uno sviluppo sui personaggi i quali devono fare ricorso alla loro esperienza di palcoscenico per creare quel poco che gli è permesso, è un allestimento disorientativo che raramente emoziona, escluso il finale, tuttavia si lascia guardare senza grandi pretese, o volontà di riuscire a capire cosa e perché. Ho l'impressione che i registi non abbiamo voluto fare dei clichè, ma si siano troppo sbizzarriti in stravaganti innovazioni per rendere uno spazio enorme un qualcosa di grandioso ma senza nervo. Tuttavia, resta un allestimento particolare e moderno, con molte ombre e qualche luce. I primi due atti sono i meno riusciti, pare che gli autori non avessero una chiara visione della vicenda. La meccanicità è troppo invadente, mai avevo assistito alla scena del trionfo in assoluto silenzio, anche se l'idea originale degli archeologi iniziale è carina. Manca l'effetto storico e magnificente della grande civiltà egiziana, e si sorvola totalmente nella prima parte sugli scontri di potere e i sentimenti del triangolo Aida-Radames-Amneris. E un'Aida molto originale, non particolarmente gradita al pubblico areniano, ma è accettabile che sia riproposta in alternativa a quella tradizionale che prenderà il via ad agosto.

Sul podio ritroviamo Julian Kovatchev, ormai presenza abituale a Verona, il quale dirige con correttezza ma cade in una routine disarmante e senza colori, non lascia traccia espressiva ed i tempi musicale non sono ben curati, ma tiene le redini dell'opera senza sfasature vistose.

Dopo il Ballo inaugurale, il soprano cinese Hui He s'impone con maggiore efficacia in Aida, anzi si potrebbe osare affermare sia oggi il suo ruolo migliore e credo tra più convincenti a livello internazionale. I mezzi sono ragguardevoli e lei è capace tecnicamente di sfumare ed allo stesso tempo essere rilevante sul piano drammatico, puntuale in tutti i punti ostici risolti con naturalezza e grande espressività, tolto il do che conclude la seconda aria, nel complesso una grande prova canora interpretativa.

Fabio Sartori, come sempre, è un tenore sicuro e preciso, non ha dalla sua particolare eroicità ma riesce con garbo sia nel registro acuto sia in drammaticità, possedesse anche più colori e accenti sarebbe quasi perfetto. Violeta Urmana torna ai ruoli di mezzosoprano dopo aver spaziato per lungo tempo in zona superiore e si sente. Ad un'aderenza interpretativa con stile non unisce una vocalità compatta, il registro acuto è oggi molto limitato ed il grave gonfiato. Superficiale e senza anima l'Amonasro di Gennadii Vashchenko cui manca stile ed interpretazione. Di routine i due bassi, Sergej Artamonov, il re, e Raymond Aceto, Ramfis, quest'ultimo anche leggero per il ruolo, bravo Antonello Ceron nel breve intervento del messaggero. Preciso il coro istruito da Armando Tasso. L'opera è iniziata con novanta minuti di ritardo causa pioggia, ma il pubblico che riempiva l'Arena non ha abbandonato il teatro, e al termine ha decretato un buon successo a tutti gli interpreti.

Lukas Franceschini

14/7/2014

Le foto del servizio sono di Ennevi.