Aida all'Arena di Verona
nell'edizione storica di Gianfranco De Bosio
Aida è titolo principe all'Arena di Verona, e anche quest'anno è stato riproposto l'allestimento di Gianfranco De Bosio che nel 1982 ricostruì lo spettacolo che fu realizzato nel 1913 basandosi sui bozzetti di Ettore Fagioli. Questo spettacolo si colloca nel solco della piena tradizione, faraonico ma anche intimista, e da sempre ha raccolto i più ampi consensi. In esso è contenuta l'essenzialità del grande melodramma verdiano, colorato e maestoso, sono solo quattro coppie di colonne che opportunamente spostate creano una scena di grande fascino e indubbia qualità artistica. Oggi che è stato anche “rinnovato” nei colori è ancora più luminoso e piacevole. Nel corso degli anni qualche ritocco è stato apportato, ma sempre in meglio, e in questa stagione la possibilità di accorpare i primi due atti senza intervallo è davvero rilevante, poiché la durata della recita è in tempi accettabili. La regia di De Bosio è fermamente classica, non sottovalutando la drammaturgia e focalizzandosi in maniera egregia sui personaggi, i quali sono “fissati” da Verdi, e il regista si attende scrupolosamente alla partitura. Molto belli i costumi, in pieno stile liberty, azzeccate le coreografie di Susanna Egri. È indiscusso che questo spettacolo “tradizionale”, ma molto ben fatto e piacevole, sia un classico, che il pubblico areniano si aspetta e apprezza, e se è in cartellone da quasi quarant'anni un motivo ci sarà. Protagonista era il soprano Maria José Siri, che rispetto a una recita scaligera di qualche anno fa ha messo molto a fuoco la parte vocale. Abbiamo avuto un'interprete molto rifinita nel fraseggio e nella varietà degli accenti, musicale e mai fuori tempo. Abbozza appena il difficile “do” dell'aria al III atto ma nel complesso è cantante di spessore e rilevante interprete. Al suo fianco il valido Radames di Walter Fraccaro, cantante sicuro e preciso che non teme in genere nessun ruolo. Come ho più volte avuto occasione di dire Fraccaro è un cantante che gode di una salute vocale invidiabile: peccato che non sempre sia rifinito nel fraseggio e nel dosaggio dei colori risultando un po' monotono.
Discorso ben diverso per l'Amneris di Giovanna Casolla. Dopo quarant'anni di carriera è qualcosa di miracoloso cantare ancora il ruolo. Tuttavia, alcuni limiti ci sono, e vorrei vedere se non fosse così, però la cantante è ancora grintosa, con una voce sorprendentemente ferma e sicura, sia in acuto sia nel grave e il personaggio è altamente regale. Aggiungo che in questa recita mi ha convinto e mi è piaciuta molto di più rispetto occasioni passate. Molto buona la prova di Carlos Almaguer, Amonasro, cantante ben impostato e rifino con una valida personalità sia vocale sia interpretativa.
Professionale il Ramfis di Deyan Vatchkov, incisivo e altero, molto più spento il Re di George Andguladze. Perfetto nel suo breve intervento Paolo Antognetti, il messaggero, e buona la prova di Tatma Tarieli, la quale cantava il ruolo della sacerdotessa.
Notevole la prova di Andrea Battistoni, direttore e concertatore, che assieme all'orchestra dell'Arena coglie appieno il significato dell'opera che spazia nei vari momenti drammaturgici, siano essi intimi e di grande effetto corale. I tempi sono molto calibrati e un'attenta scansione dei colori fa sì che la sua direzione offra un rilevante tassello alla recita con grande sfarzo di sonorità sempre controllate e di grande effetto teatrale. Se ottima è stata la prova dell'orchestra, altrettanto bisogna registrare anche per quanto riguarda il Coro, ben diretto da Vito Lombardi. Successo trionfale al termine.
Lukas Franceschini
29/8/2017
Le foto del servizio sono di Ennevi-Arena di Verona.
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