Après une Lecture de Liszt
recital del pianista Giuseppe Albanese
Viene definita in modo appropriato musica a programma quella musica nella quale l'esigenza di descrivere e veicolare significati extramusicali si manifesta nel modo più esplicito ed eclatante. In tal senso possono definirsi musiche a programma le Sonate Bibliche di G. Kuhnau o le Stagioni di A. Vivaldi. Tuttavia la musica descrittiva o a programma che dir si voglia che precede la temperie romantica non aveva coscienza di se stessa e non aveva elaborato una vera e propria poetica. Sarà invece proprio all'interno del romanticismo musicale, che avverte nella musica il “linguaggio dei sentimenti”, che la musica a programma fiorirà e si svilupperà nella forma tipica del Poema Sinfonico, avendo da un lato la pretesa di andare oltre lo scarno descrittivismo allusivo della precedente musica a programma e dall'altro di essere meno indeterminata e vaga della musica strumentale pura.
Corifei di questa concezione della musica furono Hector Berlioz e Franz Liszt. E sarà proprio quest'ultimo ad affermare che solo il musicista-poeta è in grado di allargare i confini della sua arte ed attraverso un programma dare un contenuto più determinato alle sue idee ed indicare all'ascoltatore la loro direzione. La funzione del programma diventerebbe così indispensabile ed il poema sinfonico (il quale per intenderci diventerebbe così una specie di equivalente della prosa letteraria) diventerebbe la musica dell'avvenire, l'unica attraverso cui può avverarsi quella intima e completa fusione fra i grandi capolavori delle altre arti e la musica.
Gran parte della produzione di Franz Liszt è ispirata a tali premesse estetiche ed un concerto totalmente dedicato ad esse è stato proprio quello proposto dal pianista Giuseppe Albanese al Teatro Massimo Bellini di Catania sabato 5 novembre. Il programma recitava: Au bord d'une source, Les Jeux d'eaux a la Villa d'Este, St. François de Paule marchant sur les flots, Après une lecture de Dante nella prima parte. Nel secondo tempo Rhapsodie espagnole, Danse des Sylphes de la Damnation de Faust di Hector Berlioz, Isoldens Liebestod dal Tristan und Isolde di Richard Wagner e la Grande fantasie Réminiscences de Norma de Bellini .
Giuseppe Albanese, che ascoltavamo per la prima volta, si è rivelato alle nostre orecchie un pianista di alta razza, esibendo una tecnica salda e tersa e comunque sempre finalizzata a cesellare, definire e rifinire la qualità dell'esecuzione. La sua innata e raffinata musicalità gli ha permesso di creare atmosfere intense e cariche di vibrante visionarietà, attraverso le quali riusciva ad evocare arabeschi ed immagini di forte ed icastica rappresentazione. L'aristocratico spirito di sprezzatura, il perfetto dosaggio del rubato, la pregiata caratura di attacco e rilascio dei tasti del pianoforte, il dosaggio quasi perfetto delle espressioni dinamiche, hanno dato alle sue interpretazioni il sigillo che solo la traboccante versatilità artistica può donare. Preconizziamo infatti al giovane e talentuoso interprete, se dovesse continuare su tale linea di lettura ed esegesi dei testi musicali, una luminosa e fulgida carriera.
Ai calorosi ed infiammati consensi del pubblico presente nel parterre egli ha risposto con una pregiata interpretazione della Danza degli spiriti beati, trascrizione dall'omonimo brano dell'Orfeo di Gluck di Giovanni Sgambati, che fu valoroso e stimato alunno dello stesso Franz Liszt.
Giovanni Pasqualino
6/11/2016
La foto del servizio è di Giacomo Orlando.
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