RECENSIONI
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direttore responsabile _ Giovanni Pasqualino_


 

 

 

 


 

El amor Brujo e Cavalleria Rusticana

al Teatro Filarmonico di Verona

Originale ed insolita accoppiata quella proposta al Teatro Filarmonico dalla Fondazione Arena: il balletto El amor Brujo di Manuel de Falla e l'opera in un atto Cavalleria Rusticana di Pietro Mascagni.

Il balletto è un'esaltazione dell'amore sulla morte, la protagonista Candelas è ossessionata dallo spettro di un amore sfortunato precedente; sarà il bacio con il nuovo innamorato, Carmelo, a far morire lo spettro, il passato scompare con la prospettiva di un futuro d'estasi. De Falla, il quale compose la partitura nel 1915, si è servito di canti popolari andalusi abbinati a momenti espressivi che identificano una gioia sfrenata ma anche cupi e tristi. Domina su tutto un ritmo irresistibile delle più popolari danze spagnole, che pulsa vivo in ogni pagina per divenire simbolo di vittoria. De Falla, diversamente da altre composizioni, per L'amor stregone si seve di una ridotta orchestra cameristica composta da legni, corni, trombe, timpani, pianoforte, archi e una parte solistica affidata a voce di soprano o mezzosoprano. Cavalleria Rusticana (1890) fu il debutto operistico di Pietro Mascagni, cui arrise un successo straordinario e storico mai più raggiunto in seguito da altre composizioni seppur ragguardevoli. Il libretto molto conciso e raffinato è tratto dalla celebre novella di Giovanni Verga, ed in piena epoca verista letteraria l'opera si afferma come l'emblema del genere musicale. L'opera è caratterizzata da una passionalità estroversa con infiammati sbocchi teatrali, languore e una perspicace propensione per il colore locale contadino. La vicenda dell'amore travolgente con delitto d'onore è immersa in pagine corali, religiose e folkloristiche, le romanze si adagiano sul popolare. Merito del compositore fu quello di utilizzare una cantabilità generosa e spontanea senza tralasciare il dramma e particolare attenzione riservò ai momenti descrittivi, il tutto in una coesione stupefacente di circa settanta minuti.

Artefice di tale progetto il coreografo (e regista) Renato Zanella, direttore del corpo di ballo della Fondazione, che crea uno spettacolo unico senza intervallo accomunando la duplice drammaturgia dell'amore passionale e frenetico che è il comune denominatore. La scenografia di Leila Fteita è scarna ma efficace, da un lato le rovine di un tempio greco all'opposto una pianta di ulivo, creano un'ambientazione mediterranea ottimale, su cui s'intersecano i protagonisti: Lola, il mezzosoprano Clarissa Leonardi, canta gli interventi canori del balletto, gli stessi ballerini partecipano ad alcune scene dell'opera, rilevando l'intreccio comune delle due partiture. Sulle stesse tavole si svolgono entrambe le vicende, con voluto accento femminile, e Zanella pone giustamente e con garbo la sintesi di questi amori passionali ma realizza una semplicità ammirevole di drammatica e fine teatralità. Si lascia prendere la mano inserendo un gioco di tiro alla fune inutile, e avrebbe avuto più impatto non far vedere il duello tra Turiddu e Alfio, ma sono piccoli dettagli che non inficiano il bel lavoro del regista veronese. La coreografia del balletto è emozionante nell'ambiente iberico, fondendo classicità a tradizione locale. I costumi, curati dalla stessa scenografa, sono bellissimi nella loro tradizione.

Altro principale artefice di questo successo è il direttore Jader Bignamini, che si sta imponendo sempre più sulla ribalta musicale italiana. La sua bacchetta è particolarmente espressiva nel brano di De Falla, ove vigore ed estrema ricercatezza di suono sono luminosi ed emozionanti. In Cavalleria si ammira altrettanta cura del dettaglio ma con taglio teatrale di estremo rigore e pulizia che rende la verista vicenda carica di tensione da mozzare il fiato. Ottima dimostrazione di assoluta capacità concertante.

I solisti dell'Amor Brujo, Teresa Strisciulli, Annalisa Bardo, Antonio Russo ed Evgenij Kurstev, esprimono passione e tecnica raffinata, in un vorticoso e dinamico gioco di corpo, assieme all'intero Ballo della Fondazione Arena.

Nel cast di Cavalleria emerge la Santuzza di Ildiko Komlosi, sensibile e remissiva che sfodera una voce di rango, vellutata ed incisiva, nella zona centrale e controlla con astuzia l'acuto, ma è teatralmente irreprensibile e molto calata nel personaggio. Piuttosto acerbo il giovane tenore Dario Di Vietri, ma il materiale c'è e speriamo in futuro di ascoltare un cantante con più colori e fraseggio. Truce e abbastanza calibrato l'Alfio di Sebastian Catania, Clarissa Leonardi è una sensuale e bravissima Lola, oltre ad una precisa solista nelle canzoni andaluse, e Milena Josipovic una Lucia più che corretta. Abbastanza buona la prova del coro.

Teatro esaurito in ogni ordine di posto che al termine ha decretato un autentico trionfo a tutta la compagnia.

Lukas Franceschini

20/3/2015

Le foto del servizio sono dello Studio Ennevi.