Intervista a Roberto Fabbriciani
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In seguito ad un applauditissimo concerto ad Arezzo, («Venere, che le Grazie la fioriscono» - Omaggio a Giorgio Vasari) in occasione dei 450 anni dalla morte dell'artista aretino, ho incontrato Roberto Fabbriciani. Il focus dell'intervista con il musicista, oltre che sul flauto traverso, è rappresentato dai suoi ricordi relativi a esperienze e collaborazioni con alcuni dei più importanti compositori vissuti tra il XX e il XXI secolo. Il risultato della sua narrazione è molto interessante: emerge l'aver tenuto a battesimo prime esecuzioni e/o dedicatario di nuove composizioni, senza trascurare aspetti aneddotici e soprattutto il suo rapporto professionale ed umano con alcuni compositori che qui sono citati in memoriam.
Considerando la sua eclettica natura musicale come preferisce essere definito?
Considerato il mio percorso di studi mi definisco flautista e compositore, interprete sempre curioso e musicista a tutto tondo.
Parliamo del flauto traverso, anzi, dell'intera famiglia (ottavino - flauto iperbasso). Può presentare le principali caratteristiche di ogni singolo strumento?
La famiglia del flauto traverso è costituita principalmente da 7 taglie. Il più piccolo è l'ottavino che suona un'ottava sopra al flauto soprano in do. L'ottavino ha un suono così acuto da essere dominante sull'orchestra. Già Ludwig van Beethoven lo valorizzò nella Quinta e Nona sinfonia. Il flauto soprano in do, strumento solista per eccellenza, è adatto a frasi cantabili ed espressive ma anche a passi virtuosistici e brillanti. Il flauto contralto in sol, ha un colore di suono particolarmente bello e caldo. Celebre il solo affidatogli in Daphnis et Chloé di Maurice Ravel. Il flauto basso in do, suona un'ottava sotto il flauto soprano, è stato utilizzato in orchestra dall'inizio del Novecento. Ricordo il solo nell'opera Francesca da Rimini di Riccardo Zandonai. Dagli inizi degli Anni Settanta compare il flauto contrabbasso in sol e in do e il flauto subcontrabbasso in do. Tutti strumenti che hanno ispirato compositori contemporanei, innovatori e sperimentatori del linguaggio musicale quali ad esempio Pierre Boulez, Luigi Nono, John Cage, Sylvano Bussotti, Adriano Guarnieri, Nicola Sani. Ho progettato e poi realizzato il flauto iperbasso (Hyperbass Flute). È lo strumento più grave della famiglia dei flauti, in grado di scendere a profondità inaudite. La sua lunghezza è di quasi 16 metri piegato a forma di delta.
Quanto il rapporto con Severino Gazzelloni ha contribuito a far sviluppare il suo interesse per la musica Contemporanea e a diventarne uno degli interpreti più importanti?
Severino Gazzelloni, mio maestro, mi ha ispirato. Ammiravo e mi affascinavano le sue performance innovative e provocatorie, frutto di studio, di un grande talento creativo e di fantasia. Giovanissimo sono stato suo studente dei corsi di perfezionamento a Siena, in seguito Severino mi volle come assistente all'Accademia Chigiana e talvolta abbiamo tenuto concerti in duo.
Con il 2024 si è appena conclusa la ricorrenza dei 100 anni della nascita di Luigi Nono. Può raccontare qualche aneddoto relativo al suo rapporto professionale ed umano con il compositore veneziano? La mia collaborazione con Luigi Nono, iniziata nel 1978, è stata intensa e duratura. Il percorso di ricerca di nuovi suoni e del live electronics presso l'Experimental Studio “Heinrich Strobel Stiftung” des Südwestfunks Freiburg im Breisgau ha aperto nuove strade alla musica. In studio le nostre sperimentazioni venivano registrate. A volte il risultato sembrava entusiasmante ma riascoltando il giorno dopo l'entusiasmo spariva, quanto fatto non sembrava più interessante. Ricordo con il sorriso quando, dopo una settimana di lavoro a Friburgo, arrivato a casa da qualche ora rispondo al telefono (ancora non c'erano i cellulari), era Gigi che con tranquillità mi disse di ripartire per Friburgo perché aveva cancellato tutti i nastri registrati e voleva ricominciare da capo.
Rondò di scena per 4 flauti (unico esecutore), composta da Sylvano Bussotti nel 1978 e a lei dedicato. Ci può presentare questa partitura?
Con Sylvano Bussotti ho collaborato a lungo. Rondò di scena per 4 flauti (unico esecutore) è in 5 movimenti e venne poi inserito nell'opera Phedra/Heliogabalus, 1975-80. L'esecutore alterna il flauto, l'ottavino, il flauto in sol e il flauto basso con virtuosismo e allo stesso tempo con grande espressività e cantabilità. Il flautista si muove sulla scena con minimi movimenti esaltando la sua immagine con eleganza e un certo narcisismo. Infatti il sottotitolo del brano è Balletto per un Narciso virtuoso di quattro flauti.
Bruno Bartolozzi (di cui quest'anno ricorrono 25 anni dalla scomparsa), nel 1967 pubblica un lavoro sulle nuove possibilità omofone e polifoniche dei “legni”, il New sounds for Woodwinds, più conosciuto nella versione italiana Nuovi suoni per i legni, (1974). Quale contributo porta quest'opera, sul piano compositivo e, citando il compositore, «cosa possiamo attenderci ancora dagli strumenti a fiato, particolarmente dal gruppo [dei] cosidetti “legni”»?
Un grandissimo contributo! Apre agli strumenti a fiato un universo nuovo, più ampie possibilità sonore a disposizione della creatività e della fantasia dei compositori. Sono stato amico e ho collaborato con Bruno Bartolozzi. Ci siamo conosciuti quando entrambi suonavamo nell'Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino e in parte ho seguito la stesura di questo importante trattato. I compositori con i quali ha collaborato hanno ‘influenzato' in qualche modo il suo modo di comporre?
Ho imparato molto da tutti i compositori con i quali ho collaborato, ma nella mia musica ho sempre cercato di affermare un mio personale pensiero estetico e una mia poetica. Cosa si può suggerire a musicisti e non per avvicinarsi alla musica classica contemporanea?
Entrare nell'universo della musica classica contemporanea significa acquisire gradualmente la consuetudine all' ascolto di linguaggi nuovi. Ascoltare molto e con libertà può essere una buona prassi per innovare le abitudini di ascolto.
Salvatore Dell'Atti
17/2/2025
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