Giovanni Antonini
I due volti del barocco
Ricercata come di consueto la programmazione concertistica delle Innsbrucker Festwochen der Alten Musik, volta a costruire traiettorie inedite e appetibili per un pubblico partecipe come quello tirolese. Giovanni Antonini, alla testa del Giardino Armonico, nell'appuntamento presso la sala spagnola del castello di Ambras ha seguito la linea programmatica dominante in questa edizione, incentrata su Vivaldi, arricchendola con nomi degni di riscoperta. Dunque, accanto al prete rosso e ad Albinoni, ecco Dario Castello, Giovanni Battista Fontana e Giovanni Battista Buonamente, compositori indicativi della maniera preminente nel primo Seicento. Autori poco noti ma di notevole interesse il cui tessuto sonoro, dipanato fra luminismi melodici e spunti di danza, viene reso con vivacità strumentale e dovizia contrappuntistica. Inutile sottolineare come il Giardino Armonico sia di casa in entrambi gli orizzonti cronologici. Il compito di introdurre la serata era affidato a Tomaso Albinoni, protagonista della scena musicale veneziana, del quale venivano eseguiti il Concerto op. 10 nr.11 e l'Adagio d-moll per due violini e basso continuo. Il concitato descrittivismo della Tempesta di mare di Vivaldi offre a Giovanni Antonini l'occasione per sfoggiare il proprio acrobatico virtuosismo. Paesaggi maggiormente idilliaci ma ugualmente impegnativi vengono dipinti nel Gardellino; il mimetismo del flautino solista è totale. Atmosfere sospese caratterizzano il Cum Dederit tratto dal Nisi Dominus. L'andamento cullante e il suono dello Chalumeau trasportano l'ascoltatore in una dimensione astratta, di grande suggestione sonora. Esecuzione impeccabile ed entusiasmo alle stelle, ripagato da una brillante tarantella di Domenico Sarro. Il passaggio dalla laguna veneta agli assolati orizzonti partenopei non potrebbe apparire più naturale. Riccardo Cenci
28/8/2023
La foto del servizio è di Mona Wibmer.
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