RECENSIONI
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direttore responsabile _ Giovanni Pasqualino_


 

 

 

 


 

BARCELLONA

DAL BAROCCO ALL'OPERA DI BROADWAY

Joyce Di Donato

Due successi ben diversi che parlano della vitalità dell'opera dagli inizi del genere fino ad oggi. Ritornava al Liceu in un concerto molto atteso (teatro pieno, se non esaurita ogni località) Joyce Di Donato con l'orchestra Complesso Barocco (diretta dal primo violino Dmitri Sinkovsky – della categoria di quelli un po'troppo gesticolanti... Il previsto Alan Curtis è rimasto sulla carta come consulente artistico). Si trattava di una serie di arie (per la maggior parte poco note) vincolate dal fatto di essere per regine o principesse (il suo ultimo cd, anche se non tutto e con qualche pagina strumentale di Scarlatti, Vivaldi, Haendel e Gluck). Lo stile, la tecnica e la grande comunicatività del celebre mezzosoprano avevano modo di brillare e il gradimento di tutti fu tale che – con grande sua sorpresa e dei suoi colleghi orchestrali – venne praticamente ‘costretta' ad aggiungere tre ‘encore' ai due preparati.

Dall'altra parte dell'arco cronologico (1946-47) arrivava – finalmente – in Spagna la prima di Street Scene (Kurt Weill) in una coproduzione con The Opera Group/Young Vic (Londra), che un mese fa veniva presentata anche allo Châtelet di Parigi. L'opera non ha perduto niente della bruciante attualità di allora, e forse – purtroppo – ne ha acquistata ancora di più. Il testo della pièce di Elmer Rice (lo stesso autore si prendeva cura del libretto dell'opera) e le parole per le canzoni di Langston Hughes, insieme alla musica di Weill veramente molteplice (per le svariatissime fonti, stili, ispirazione), ora allegra, poi tragica, sarcastica, malinconica, deliberatamente monotona (numero iniziale e finale), a seconda delle vicende che si succedono in un giorno caldissimo nell'edificio di un quartiere modesto dell'East di New York durante gli anni trenta del secolo scorso) veniva seguito con grande partecipazione e interesse da un folto pubblico (in linee di massima più giovane del solito – i prezzi erano più ‘normali', ma non si riusciva neanche così al ‘tutto esaurito') che applaudiva con entusiasmo alcuni numeri a scena aperta e soprattutto alla fine di ogni atto. Se i cantanti erano piuttosto modesti, nell'insieme i risultati erano molto convincenti innanzitutto per la serietà e professionalità di tutti nelle rispettive parti (parecchi si assumevano l'onere di due o tre ruoli), grandissimi come interpreti e chiarissimi nella dizione.

Sarebbe giusto menzionarli tutti, ma accontentiamoci di citare ‘solo' la coppia più ‘importante' per il peso nella trama della loro sventurata storia, e cioè i Maurrant (Geof Dolton – Frank il violento marito, finalmente omicida per l'alcool e la gelosia – e Sarah Redgwick – Anna, la moglie infedele per delusione, tristezza e mancato amore) e i loro figli (il piccolo Willie – Pablo Cano Carciofa – e Rose – Joanna Foote – che se ne andranno lontano per cercare un difficile nuovo modo di vita). Le scene erano semplici ma funzionali e tutta l'azione drammatica adeguatissima (forse le luci un po' povere) sotto l'occhio vigile di Lucy Bradlye che riprendeva lo spettacolo firmato in origine da John Fulljames: l'orchestra disposta su due livelli sul palcoscenico e due scale che portano alle camere delle diverse famiglie d'immigranti e all'ingresso del palazzo. Buona la direzione di Tim Murray e notevole l'impegno e lo sforzo dell'orchestra del Teatro per adeguarsi a uno stile che non è solitamente il suo. Corretti gli interventi del coro tra le quinte e ammirevoli i bambini del Cor Vivaldi (Petits Cantors de Catalunya).

Jorge Binaghi

8/3/2013

Le foto del servizio sono di Joseph Fischnaller (Joyce Di Donato) e di Antonio Bofill.