Cast alternativo per Il Barbiere di Siviglia
all'Arena di Verona
Le ultime due recite de Il barbiere di Siviglia di Gioachino Rossini, che è stato proposto nel riuscitissimo allestimento di Hugo de Ana, hanno avuto un rilevante cambio nei ruoli principali e nella direzione. Se dovessimo fare un bilancio dell'attuale stagione con certezza, possiamo affermare che Il Barbiere è il miglior successo del festival considerando allestimento, cast, affluenza e gradimento di pubblico. Dello spettacolo non v'è nulla da aggiungere, rimando alla recensione in occasione della prima. L'allestimento è frizzante e leggero, che a passo di danza ci trasporta e accompagna nella gioiosa e divertente commedia di Beaumarchais. Il cambio sul podio è davvero rilevante, infatti Andrea Battistoni supera notevolmente il rinomato predecessore, per stile, brio, compattezza di suono, colori. Il direttore veronese coglie un personale successo in un titolo a lui familiare e particolarmente congeniale, cui va aggiunta la sapiente capacità di coesione del cast il quale doveva integrarsi in una regia non semplice e amalgamarsi vocalmente si presume con poche prove.
Nel cast si segnala il vivace Figaro di Mario Cassi, cantante brillante, ben rifinito vocalmente e di spassosa interpretazione scenica come da anni gli riconosciamo. Molto brava Ruth Iniesta, Rosina, debuttante nel ruolo, imparato qui a Verona mentre si esibiva in altri titoli del Festival. La cantante spagnola denota una predisposizione molto forbita nel canto d'agilità, una verve teatrale d'innato talento e un'ottima cura nel ricercare colori e accenti sia nel recitativo sia nella vocalità. L'esecuzione del ruolo, in chiave di soprano, è stata all'altezza delle attese, limpida e molto brillante, anche se talvolta il registro acuto (soprattutto nei finali di arie e duetti) era sfocato.
Dmitry Korchak, Conte d'Almaviva, presente anche alla prima, nel corso delle recite ha corretto il tiro alle lacune dimostrate in occasione delle recite precedenti. L'intonazione mi è parsa meno arbitraria, i fiati meno corti, anche se taluni aspetti tecnici lo mettono a disagio in un ruolo così impegnativo. Non convince il Dottor Bartolo di Nicola Alaimo, il quale ha dalla sua solo una sicura padronanza del palcoscenico e dell'arte teatrale. La voce come sappiamo è molto bella e importante ma sovente sfasata e non dosata, infatti nel canto sillabato non rendeva proprio rasentando il parlato. Inoltre il gusto interpretativo e l'accento erano molto personali e discutibili.
Un plauso particolare va a Romano Dal Zovo, Don Basilio, un giovane artista sempre più in ascesa, il quale ha confermato le ottime qualità vocali in un ruolo che da oggi diverrà sicuramente biglietto da visita. Il cantante ha interpretato con carisma il ruolo del vecchio prelato, senza incorrere in datate macchiette, attraverso un canto raffinato e sempre preciso in tutti i registri, cui va sommata una classe non secondaria nella recitazione. Bravissima e spiritosa la Berta di Manuela Custer, innata artista cui valgono sempre lodi sincere. Di rilievo la prova di Nicolò Ceriani nel doppio ruolo di Fiorello e Ambrogio, e accettabile l'ufficiale di Gocha Abuladze. Precisa e di grande fattura la prova del Coro diretto da Vito Lombardi .
Anfiteatro gremitissimo in ogni settore, forse mancava qualche presenza nelle gradinate più laterali, ma prodigo di convinti applausi a tutta la compagnia, dopo una recita molto ben realizzata e divertente.
Lukas Franceschini
18/9/2018
Le foto del servizio sono di Ennevi-Arena di Verona.
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