Il barbiere di Siviglia
al Teatro Sociale di Rovigo
La 202ª Stagione Lirica al Teatro Sociale è stata inaugurata con l'esecuzione dell'opera Il Barbiere di Siviglia di Gioachino Rossini, in un nuovo allestimento, coproduzione del teatro rodigino e della Fondazione Rovigo Cultura in collaborazione con Opera Academy Verona. Il Teatro Sociale di Rovigo vanta una tradizione lirica di grande risonanza, è rilevante che un teatro di provincia abbia una storia che sorpassa i due secoli di attività, oltre a essere stato luogo del debutto di due grandi del ‘900: Beniamino Gigli e Renata Tebaldi. Nel corso della sua lunga storia tanti altri celebri cantanti hanno calcato le scene del Teatro Sociale, e anche in epoche più recenti non sono mancati momenti di grandi serate d'opera. Tuttavia negli ultimi anni anche di fronte a spettacoli interessanti con cast ragguardevoli, per diversi e intrecciati fattori, l'affluenza del pubblico si era affievolita notevolmente, cosa che non si può tradurre solo come uno scarso interesse nei confronti dell'opera. Quest'andamento ha preso una piega letteralmente opposta con l'inizio della stagione odierna, infatti, le quattro recite (due riservate alla rassegna “Teatroragazzi”) erano completamente esaurite, pare anche che qualcuno giunto all'ultimo non abbia trovato posto. Non possiamo che esserne felici, un teatro vuoto non è solo indice di scarsa cultura ma anche di una società che non trova e non cerca sbocchi di convivenza, come paralizzata in un mondo se stante. Passando alla locandina dell'opera, il cast scritturato a Rovigo nel suo complesso era soddisfacente e di buona qualità. Alessandro Luongo, Figaro, ha confermato le sue ottime capacità canore, voce di bel timbro omogeneo, eccellente nell'uso dei colori e del fraseggio, accomunato da doti attoriali non comuni contraddistinte da eleganza e brillantezza.
Marina De Liso, salvo errori di nascita rodigina, affronta il ruolo di Rosina con sicurezza e disinvoltura molto pertinente, ed è maliziosa nella caratterizzazione del personaggio. La cantante è dotata di voce mezzosopranile chiara che ben si adatta alla partitura rossiniana, ben realizzata la coloratura e encomiabile la spavalderia nella varietà degli accenti. Le variazioni non erano del tutto convincenti solamente sotto l'aspetto del gusto, dato che per opinione personale erano un po' troppo artefatte, ma l'esecuzione generale della cantante è senza dubbio di ottima fattura.
Matteo Macchioni, Conte d‘Almaviva, rispetto al Don Giovanni vicentino di qualche anno fa lo abbiamo trovato meno efficace per una voce meno armonica e una scarsa propensione al canto d'agilità. Inoltre, è stato penalizzato dall'esecuzione del rondò finale, solitamente omesso se non alla presenza di un autentico fuoriclasse, che ha messo ancor più in evidenza non solo mancanze tecniche e un registro acuto limitato, ma in particolare una scelta di repertorio azzardata. Meritevole, nel complesso, la volontà dell'artista che esegue tutta l'opera, nella quale è protagonista a dispetto del titolo, con onore ma nulla più.
Christian Starnieri, dottor Bartolo, è validissimo come attore ma il cantante manca di quella grana vocale del buffo soprattutto nel sillabato e nei colori. Enrico Rinaldo, Don Basilio, è cantante con un materiale molto importante e profondo ma sovente ruvido e poco armonico. Mirabile la Berta di Giovanna Donadini, che nel piccolo ruolo ha ancora una volta sorpreso per spigliatezza teatrale e buona resa vocale. Piuttosto discontinuo ma accettabile il Fiorello di Claudio Mannino, bravi sia Francesco Toso, un ufficiale, sia Elia Zanon, Ambrogio.
Sul podio il maestro Alessandro Cedrone ha offerto una lettura piacevole abbastanza equilibrata nelle sonorità e improntata con fatica a un'omogeneità tra buca e palcoscenico. L'orchestra Filarmonica Veneta non era particolarmente brillante, evidenziando sovente sfasature tra le parti, tuttavia ha mantenuto una sobria e accettabile esecuzione, ma richiede più attenzione in fase preparatoria. Positiva la prova del maestro al fortepiano Riccardo Favero, che suonava uno strumento ottocentesco, scelta insolita ma apprezzabile. Molto buona la prova del Coro Lirico Veneto, istruito da Flavia Bernardi.
Lo spettacolo era interamente realizzato da Massimo Pizzi Gasparon Contarini, il quale è coadiuvato dall'opera Academy di Verona nella realizzazione dei costumi. La concezione del regista è prevalentemente concentrata sull'estetica, cifra stilistica cui spesso si è ispirato seguendo le indicazioni del suo maestro Pier Luigi Pizzi. In parte ci riesce come scenografo, l'ambientazione è molto elegante con una Siviglia in bozzetto sullo sfondo, davanti alla vicenda della commedia di Beaumarchais, realizzata con pochi oggetti, tutti in bianco, un piccolo balcone sulla destra, tavoli, sedie, sgabelli, e un grande letto che determina la prima scena di Rosina, ma che stranamente resterà in scena fino alla fine dell'atto I. I costumi, seppur di grande fattura, e l'apprezzato coinvolgimento dei giovani dell'Accademia con docente Lorena Marin, sarebbero stati maggiormente efficaci se più cromatici, e non identificati nel bianco assoluto, colore, voluto dal regista, che ha impresso a questo Barbiere un'aurea quasi da commedia dell'arte (il coro maschile indossava la celebre maschera di Pulcinella), che francamente non del tutto ci azzecca sia con Rossini sia con la commedia del francese. Tuttavia, la visione è piacevole e scorre con buona sequenzialità come la narrazione registica, la quale pur seguendo una traccia teatrale efficace sfortunatamente cade spesso in macchiette e cliché di vecchio spettacolo che hanno compromesso in parte uno spettacolo che altrimenti sarebbe stato più efficace ed elegante. In tal senso, un grave errore registico è stato quello di creare scenette a margine durante la non corta esecuzione del rondò "Cessa di più restare", l'assolo più importante di tutta l'opera che andrebbe ascoltato senza ingerenze poiché trattasi di un vero e proprio pezzo di bravura. Comunque il lavoro di Gasparon, nel suo insieme, è abbastanza valido e godibile.
Grande successo per tutti al termine.
Lukas Franceschini
11/11/2017 Le foto del servizio sono di Nicoletta Boschetti-Teatro Sociale di Rovigo.
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